Teatri di Vetro a Roma: un festival aspettando il risveglio

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16 Dicembre 2023

E intanto dorme. En attendant il suo risveglio come Godot, il teatro della Città Eterna ha, per fortuna, un fortino resistenziale da diciasette anni in Teatri di Vetro, Festival delle arti sceniche contemporanee allestito dall’associazione Triangolo Scaleno, fino al 22 dicembre tra il Teatro del Lido di Ostia e India di Roma dai Teatri di Vetro con la direzione illuminata e sapiente di Roberta Nicolai. E la parola chiave, accanto a quella della resistenza è resilienza. Un tempo forse misurabile in secoli di distanza dalle mitiche avanguardie che dai teatri e dalle cantine risvegliarono anche il mondo dell’arte e della cultura con risultati a cascata, attivando dibattiti e partecipazione, diffondendo la buona novella dell’impegno e della richiesta di rinnovamento in ogni ambito della società. Un tempo che per certi versi è quello del ricordo e del mito. Forse converrebbe metterli nel cassetto e rilanciare come invita anche questo festival confrontandosi direttamente con una realtà in cambiamento dentro un pianeta in stato confusionale e sull’orlo di una crisi di nervi tra crisi climatica, guerra spezzoni, dall’Ucraina al Medio Oriente. “Non cercare di capire. Senti” esorta Roberta Nicolai nelle prime pagine di un catalogo che non è stato mai- e non lo è neppure adesso -, una vetrina patinata degli spettacoli in programma come fosse una rassegna qualunque, ma invece catalogo ragionato di esistenze e ricerche, portate avanti da un bel drappello di artisti e fotografate nel mezzo delle macerie della società. Così va il mondo. Ed è tanto più da brivido se le segnalazioni vengono da una città fine del mondo come è la Capitale con il Cupolone. Basta sfogliare le altre pagine del catalogo per vedere, colonnine divelte, brutture architettoniche, centraline distrutte. Terre brulle come un deserto che avanza e pare divorare il cuore della città antica. Alberi secchi evocano siccità, cicche e fiammiferi gettati via…

Una immagine della danzatrice e coreografa Paola Bianchi in “Fabrica 16000” (Fotografia di Michela Di Savinio)

Così prosegue Nicolai nella sua visionaria foto del vivere quotidiano in quella che è la metropoli per antonomasia e da dove deve venire la scossa, l’urlo necessario di risveglio. “Di per sé gli oggetti sono meccanismi. Alcuni sono semplici. Altri più complessi. E da dove arrivano? Qualcuno li produce nel futuro. Come possono comunicare con il futuro? Noi comunichiamo con il futuro: e-mail, carte di credito … tutto comunica con il futuro.

La nostra realtà. In una guerra non più fredda come il ghiaccio. In un teatro che dorme e potrebbe diventare il luogo di un’esplosione che lo ridurrà in cenere. Una cornice e la condensazione del senso nel piccolo degli oggetti. Detriti di una guerra imminente. Resti di qualcosa che avverrà in un futuro prossimo, incalzante, limitrofo al presente”…

Le Oscillazioni, così si chiama l’architettura del progetto del festival. Comprende i segmenti di Composizioni, Trasmissioni ed Elettrosuoni.

Le prime sono andate in onda il 10 e il 13 dicembre al Teatro del Lido di Ostia e hanno visto in onda gli spettacoli di Daria Greco, Michael Incarbone e Erica Bravini, Bartolini/Baronio, Simona Bertozzi. Dal 14 al 22 dicembre al Teatro India la rassegna intercetta le più significative produzioni di ricerca, mostrandole in prima nazionale o romana. Il parterre è di livello come sempre: Alessandra Cristiani, Chiara Frigo, Paola Bianchi, Opera Bianco, Roberto Corradino, Fanny & Alexander, Menoventi Michael Incarbone e Erica Bravini, Bartolini/Baronio, Simona Bertozzi, Lucia Guarino e Ilenia Romano, Cie MF. Dal 18 al 22 infine va in scena Elettrosuoni (India). Sono in tutto venticinque spettacoli con sei prime nazionali e diciannove romane con il Teatro che diventa in questi giorni luogo di confronto artisti-pubblico che pone domande e ascolta le motivazioni e le poetiche dei teatranti. A seguire all‘India si è dato il via alla danza con l’originale formula di atelier aperti tenuti da Alessandra Cristiani, il 14 con “Diario Performativo” creato in collaborazione con Samantha Marenzi, Alberto Canu, Ivan Macera, restituisce il cammino personale dell’artista intorno alla figura di Claude Cahun. Il 15 Chiara Frigo con “Matrioska” : presenta uno spazio di ricerca che destruttura i dispositivi della performance in un evento di durata in cui la dilatazione del tempo permette di far affiorare movimenti, memorie, opere video, autobiografie, frammenti di archivio. Il 16 Paola Bianchi infine con “Anarchivio Fabrica” mostra una prima nazionale in cui la danzatrice e coreografa “ apre un archivio dinamico, performativo, composto da un insieme di pratiche, difficile da imbrigliare in schemi, in griglie atte alla catalogazione, una raccolta di materiali ibridi con segni molto differenti. Un anarchivio. Un luogo in cui ogni spettatore può creare la propria strada, il proprio ordine, un luogo solo apparentemente caotico, un luogo de-gerarchizzato”.

La danzatrice e coreografa Giovanna Velardì, tra le più attese star di “Teatri di Vetro” con “Autobiografia” (foto di Lorenzo Crovetto)

Dehors/Aude la il 18 e il 19 saranno in scena con “Il suo spazio e l’intervallo” (ore 18) partitura coreografica e testuale di Elisa Turco Liveri e partitura visiva e sonora di Salvatore Insana che rielabora e riposiziona gli elementi dell’archivio accumulato nel processo di ricerca “Aporie”; la performance “All my loops for you” (ore 21,30)che indaga quel momento in cui ci si arena in un inesauribile “va e vieni”, in cui l’impasse si fa movimento oscillatorio. Il 19 (ore 19) va in onda invece lo spettacolo in prima nazionale “Aptica”, l’emersione di uno spazio intimo pubblico, quello delle superfici in cui avviene il contatto, mutevole deposito di narrazioni visive e insieme strumenti concettuali per ripensare la materialità nel nostro presente”.

“Fallen Angels”, il 18 alle 19 è la prima nazionale dei due giovani emergenti Michael Incarbone ed Erica Bravini: “una sinfonia sui corpi che cadono nel presente, immortalati in una sospensione ipercinetica, tra alto e basso, ascesa e rovina. L’immagine della caduta degli angeli ribelli viene spostata e ricontestualizzata ad un’osservazione su recenti fenomeni musicali (trap e derive: protagonisti, narrazioni, autorappresentazioni, estetiche)”.

Nella stessa serata, in prima nazionale, “Time is out of joint” (ore 20) di Opera bianco, un’operazione di montaggio che rielabora materiali scenici provenienti da due spettacoli creati in tempi diversi, con un intervallo di otto anni l’uno dall’altro, ma con la stessa origine: l’”Amleto” di Shakespeare e il Clown. Lo spettacolo prevede audiodescrizione poetica per persone cieche e ipovedenti a cura di Camilla Guarino e Giuseppe Comuniello, interpretata dal vivo da Camilla Guarino.

Un momento dello spettacolo “Fallen Angels” dei giovani emergenti Michael Incarbone e Erica Bravini (foto di Margherita Masè)

Il 19 dicembre alle 18, alle 20 e alle 22 tornano al festival Bartolini/Baronio, con la prima nazionale “La voce umana. Traccia 2 Dunque ci sei? Dritto dall’attimo ancora socchiuso? 18 anni di Asinitas”, una cerimonia collettiva, in cui la voce umana si raccoglie in quelle di Sara e Zara, due donne iraniane incontrate nel laboratorio di teatro comunitario di Asinitas che sulla scena diventano testimonianza, rito di passaggio e occasione di celebrazione dei 18 anni del lavoro dell’associazione. La serata prosegue (ore 21) con la seconda tappa della“Trilogia. La questione del linguaggio e l’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S. Moon” a cura di Alessandra Cristiani, un’immersione corporea nell’opera di un’artista prolifica e complessa come Claude Cahun.

Il 20 dicembre Il 20 dicembre alle 19 in programma la danza di Simona Bertozzi con “Onde”: ispirato al play-poem di Virginia Woolf, lo spettacolo “incorpora la corrente continua delle immagini e la necessità di rigenerarsi nel ritmo, informando i corpi tra momenti di essere e universalità dei moti percettivi”.

Paola Bianchi presenta “Brave”, che la vede in scena insieme a Valentina Bravetti, danzatrice e performer professionista, affetta da sindrome neurologica paraneoplastica, frutto di quattro anni di lavoro di ricerca intorno al tema della compresenza di due corpi diversi per abilità e percezione, di un’indagine approfondita sulla relazione, sul supporto vicendevole, sull’accettazione di limiti invalicabili. Lo spettacolo prevede audiodescrizione poetica per persone cieche e ipovedenti a cura di Paola Bianchi, Carolina Cangini, Debora Pradarelli, Isabella Bordoni, interpretata dal vivo da Carolina Cangini (ore 20).

La danzatrice e coreografa Alessandra Cristiani nel secondo tempo dello spettacolo di danza butoh “Lingua da Claude Cahun” (foto di Lorenzo Crovetto)

Alle ore 21 la compagnia Menoventi interroga lo statuto della rappresentazione, partendo da “Entertainment” di Ivan Vyrypaev, in cui una donna e un uomo a teatro commentano le loro intuizioni sulle regole della finzione teatrale; ed è in programma “Neorealismo accorato/ Intervista”, un dialogo tra Giulio Sonno e Roberto Corradino.

Il 21 dicembre torna (ore 19) a “Teatri di Vetro” Roberto Corradino con “Fragolina. Tre canti di protesta + un fatto di cronaca”, la storia di un agnellino, ma anche la storia di Lucy, Maria, Caterina, Pierre, di un capretto vero, di Fragolina, un bimbo di 4 anni. È la storia dell’Anima. Ma cos’è l’anima? A seguire (ore 21,30) “Autobiografia. Ceci n’est pas une/mon autobiographie” di Giovanna Velardi che parte dalla domanda cosa c’è di vero e cosa viene falsato dalla memoria e dalla condizione performativa.

Alla stessa ora (21,30) in “Fabrica 16100 [Genova]” Paola Bianchi invece affonda lo sguardo nella storia operaia di Luciana che per dieci anni ha lavorato alla catena di montaggio al Tubettificio Ligure – fabbrica atta alla produzione di alluminio primario e secondario di Stato, chiusa da anni. Conclude la serata (ore 22,20) la compagnia francese Cie MF con “Ça ira ou pas”, una performance in forma di conferenza danzata in cui il pubblico è invitato ad accedere al processo creativo e a farne parte integrante.

La compagnia Menoventi è presente alla rassegna di teatro, danza e musica “Teatri di Vetro” di Roma con lo spettacolo “Entertainment” (fotografia di Ilaria Scarpa)

Il giorno dopo (ore 18) la stessa compagnia francese Cie MF presenta “Ça ira,” una pièce coreografica ibrida, in cui i tre interpreti intraprendono un viaggio surreale e onirico, mescolando danza contemporanea, canto e teatro fisico, su uno sfondo di umorismo anticonformista.

La serata conclusiva del festival, il 22 dicembre, programma “Somewhere” di Lucia Guarino e Ilenia Romano che nasce da una riflessione su come gli spazi in cui viviamo condizionino le relazioni umane.

Fanny&Alexander presentano “Maternità” tratto dal libro di Sheila Heti, una serie di riflessioni su uno dei grandi temi di tutti i tempi, su cui il pubblico è chiamato ad esprimere la propria opinione, attraverso una serie incalzante di domande e risposte gestite direttamente da un telecomando controllato dal pubblico.

La musica elettronica degli artisti selezionati dal festival parte il 18 con Otis – Vertical Tales di Økapi. Il 19 c’è “Sublimation” live con chitarra elettrica di Silvia Cignoli. Il 20 Masmas presenta “Already gone”, un viaggio sonoro all’interno di un mondo timbrico distopico, in cui si fondono voci ispirate ai crooner americani anni 50, nubi sonore di drum machine alterate, timbri spettrali e chitarre alla Cramps, il 22 Diacronie live set di Diacronie duo (E. M. Bellucci, G. Gallo) e Ritratti, rumori di Ruggero Fornari, una performance per chitarra elettrica e sintetizzatore modulare. Altri eventi collaterali al festival: il 18 dicembre “Cantiere drammaturgia”; il 19 “Time is out of joint” con gli artisti Marta Bichisao e Vincenzo Schino e il Raimondo Guarino; il 21 La ribellione degli spettatori “una controversia pubblica” fra Lorenzo Donati e Gianni Farina; il 22 Giovanna Velardi in “Il cuore articolare. Un dispositivo coretico”, presentazione del volume di Vincenza Di Vita, incontro a cura di Valeria Vannucci; sempre il 22 “Maternità, un dibattito” a cura di Lucrezia Ercolani a seguito dello spettacolo.

Una scena dallo spettacolo teatrale “Maternità” della compagnia Fanny&Alexander (Fotografia di Asia Ludovica Serpe)

 

 

 

TAG: Claude Cahun, medio oriente, Roberta Nicolai, Roma, Teatri di Vetro, Teatro India, Teatro Ostia Lido, ucraina, Virginia Woolf
CAT: Teatro

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