Anna Castellari
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Pubblicato il 24/10/2017

in: I Millenials viziatelli mi hanno francamente rotto le palle

Per carità, è vero che i millennials, che non sono solo i ventenni ma ormai i trentatreenni dato che, tecnicamente, si parla di gente nata dall'84 in poi, non hanno voglia di lavorare e spesso fanno le vittime e non si sbattono per i lavori umili aspettando che arrivi l'occasione della loro vita. Ma qui si [...] sta parlando di un'altra cosa: di una piaga sociale reale ed esistente, che io in quanto quasi millennial (nata nell'81) purtroppo ho sperimentato sulla mia pelle. Si è passati da lavori considerati "umili" come promoter, pulitori, gelatai ecc., ma pur sempre retribuiti per pagarsi gli studi, a formazioni e stage per questi stessi lavori MAI RETRIBUITI, e alla fine via a calci nel sedere. Io ho trentasei anni, ho studiato da traduttrice prima e da redattrice poi, entrata e uscita dal mercato editoriale mi son messa a insegnare, lavoro snobbato dai più per tanto tempo e oggi inseguito freneticamente perché il posto fisso ormai è un'utopia; e faccio la tata di sera all'isola (quartiere radical chic di milano) dove sono un'eccezione perché la tata è considerato un lavoro umile non da laureata, tanto che le persone pensano che io sia la mamma della bambina che accudisco. Quindi, se permette l'autore, so bene di cosa parlo. Il problema non è il lavoro umile, il problema è che a volte il lavoro umile non viene mai neanche remunerato.

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