Il climber ceco Adam Ondra sale Project Hard, la scalata più dura del pianeta

7 Settembre 2017

Articolo di Emanuele Confortin, tratto da Alpinismi.

La salita di arrampicata più difficile al mondo? Si chiama Project Hard, 45 metri tracciati nel punto più liscio e aggettante di una grotta sperduta nel Flatanger, in Norvegia. Lo scorso weekend è stata percorsa per la prima volta (in gergo “liberata”) dal climber ceco Adam Ondra, di 24 anni. E’ lui il primo essere umano ad aver sfondato la soglia del 9c, il grado che nell’arrampicata misura il livello di difficoltà. Per molti 9c è qualcosa che trascende le possibilità umane, tanto che chi scrive, pur scalando con passione da tre lustri, non immagina neppure come siano fatti gli appigli di una salita simile. Per rendere più chiaro il concetto, Adam Ondra sta all’arrampicata sportiva come Lionel Messi sta al calcio. Certo, ci sono i vari Maradona, Baggio, Pelè, Ronaldo… ma Ondra, come Messi è il qui e ora. Un fenomeno assoluto, riuscito nella sua impresa dopo due anni di allenamenti dedicati, di tentativi e di attesa per le condizioni ideali. Si, proprio così, l’attesa è durata due estati, tanto è servito per raggiungere, è proprio il caso di dirlo, l’attimo fuggente: l’insieme di condizione fisica, decompressione mentale, umidità e temperatura dell’aria e della roccia.

Dawn Wall, El Capitan, Yosemite. Foto Pavel Blazen

Dopo qualche ora di incertezza, dovuta al senso di responsabilità di sbloccare una scala fino a prima ancorata sul 9b+, Ondra ha lasciato al suo profilo Facebook la conferma ufficiale.

“al mattino mi sentivo come ogni altro giorno sul Progetto. Era caldo, ma l’aria era limpida e asciutta. Sentivo davvero poca pressione e molta ‘testa’. Ingredienti chiave per salire il primo 9c al mondo. Alla fine della via, quando ho capito che c’ero riuscito, ho avuto una delle più strane emozioni di sempre. Ho passato la catena e non sono riuscito a gridare. Sono solo riuscito a moschettonare la corda, con le lacrime agli occhi. E’ stata una grande gioia, sollievo ed eccitazione, tutti assieme. Mesi e mesi della mia vita sommati in 20 minuti. Così tanto tempo e sforzi uniti in qualcosa di tanto corto, ma dannatamente intenso. Ogni minuto trascorso in Norvegia, ogni movimento in palestra è valso la pena. Questa via non è mai diventata un’ossessione, malgrado il tempo speso. E’ stato un periodo divertente, ed è stato ancor più divertente portarlo a termine”.

Nel momento stesso in cui il climber di Brno diffondeva queste righe via social, sono diventate storia. Storia di uno sport che ancora non conta grandi numeri, ma dal fascino irresistibile, declinato in molte variabili, dalle grandi pareti alpinistiche, in montagna, alle linee effimere su ghiaccio sottile, il cosiddetto drytooling, percorse usando pochi millimetri di piccozze e ramponi. La soglia del 9c è quindi raggiunta, e siamo certi contribuirà a sdoganare l’arrampicata sportiva al mondo, prima che questa disciplina faccia il proprio ingresso in società alle Olimpiadi di Tokyo, nel 2020. Per molti un traguardo naturale, l’apice di un processo di maturazione durato decenni, che rischia però – secondo i detrattori – di imporre regole scomode a uno sport da sempre associato all’idea di libertà e creatività, priva da vincoli…

Tornando ad Adam Ondra, lo scorso febbraio abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo, toccando questioni di sport e di attualità, in modo da conoscere l’uomo, non solo l’atleta.

Il 2016 si è concluso, puoi citare cinque cose positive che hai fatto e altre cinque che cambieresti?

Posso solo menzionare cinque cose positive, che sono finire l’Università, la vittoria nel Mondiale di arrampicata, salire la Dawn Wall, capire i movimenti del Project Hard, ed essere felice per tutto l’anno. Non cito alcuna cosa negativa, in quanto anche gli errori sono positivi se si può imparare da questi.

Chi è stata la persona che più ti ha ispirato, nell’arrampicata e nella vita ‘normale’? Perché?

Wofgang Güllich per l’arrampicata, in quanto ha spinto i limiti dell’arrampicata negli anni Ottanta e all’inizio degli anni Novanta. Per il coraggio che ha avuto semplicemente provando qualcosa che sembrava ridicolo, e dimostrando agli altri che era possibile. Nella ‘vita normale’ ammiro le persone preparate in molti campi differenti. Come Jared Diamond e il suo libro (Armi, acciaio e malattie) sono eccezionali per il livello di conoscenza dell’autore e per come è riuscito a contestualizzare le cose. Lo raccomando.

L’assunto è che tu sei il miglior arrampicatore al mondo, e ora tutti aspettano di vederti su Project Hard in Flatanger. Stiamo davvero parlando di 9c? Cosa serve a un super-climber come te per risolvere un problema simile?

Io credo sia un 9c, ma non si può sapere con certezza prima di salirlo, ed è qualcosa che non so con certezza nemmeno dopo… Per venire a capo di questo tiro mostruoso, devo essere un po’ più forte e anche determinato.

Hai un programma di allenamento specifico per ‘Project Hard’?

Dovrò necessariamente allenarmi in modo specifico per quello.

È appena iniziato il 2017, qual è il tuo primo obiettivo e dove sarà il tuo primo viaggio?

Una classica destinazione invernale, la Catalunya in Spagna. Gran posto per divertirsi prima di iniziare un nuovo allenamento, per il Flatanger.

Il 7 dicembre scorso Maurizio Zanolla (Manolo) ha fatto la prima ripetizione del Mattino dei Maghi, la leggendaria via salita per la prima volta nel 1981, proprio da lui, in Totoga. Il grado è ‘solo’ 7c+… quasi nulla nell’attuale epoca dello sport climbing. Qual è il valore di questa salita di Manolo a parer tuo? Prenderesti in considerazione di provare il Mattino dei Maghi?

Certo, mi piacerebbe provarlo un giorno. Di recente ho parlato con Manolo in merito, aveva appena fatto la ripetizione del tiro sostenendo che in ottica attuale sia più un 8a. La vera difficoltà di questa salita è effettivamente l’aspetto mentale, in quanto credo faccia veramente paura. E penso che fosse completamente al di sopra del suo tempo – probabilmente il secondo 8a e con runout importanti tra protezioni precarie.

Tu sei un arrampicatore eclettico. Come riesci a coniugare il bouldering, la ‘plastica’, l’arrampicata su roccia e le vie lunghe, il tutto a livelli simili? È solo questione di allenamento? Qui fuori ci sono migliaia di persone interessate a capire il tuo segreto, magari questo è il momento di svelarlo.

Amo arrampicare e amo la varietà che questa attività offre. Ogni aspetto appreso nel bouldering può risultare utile nelle grandi pareti e anche al contrario. Credo la mia scelta di essere un allrounder funzioni bene, se non altro in quanto a motivazione.

Hai mai considerato seriamente di trasferire le tue capacità su vie lunghe, in stile trad e in alta quota? Guardando lontano, dalla Patagonia al Karakorum, o in Himalaya o in qualsiasi altro luogo, hai in mente una bigwall in particolare?

Niente in particolare, ma sono molto tentato. Prima però devo acquisire una maggiore esperienza nell’arrampicata trad su pareti come El Cap, e in futuro andare in alta quota potrebbe essere una possibilità.

Come gestisci la tua vita fuori dalle pareti? Qual è la tua musica preferita? Il film? Il miglior libro letto nel 2016?

Non faccio molto, in quanto non rimane molto tempo a disposizione. Mi piace cucinare, uscire a pranzo o a cena con la mia ragazza, e talvolta andare a teatro. Non ascolto nessuna musica in particolare, di solito accendo su una stazione FM mentre guido, questo è tutto. Lo stesso per i film, non ce n’è uno che guarderei più volte, ma mi è piaciuto molto ‘Gli intoccabili’. In genere mi piacciono i film francesi. I migliori libri a parer mio sono tutti in lingua ceca e non ancora tradotti. Uno in inglese che posso menzionare è Wild di Cheryl Strayed.

Credo che una delle migliori scelte da te fatte sia stata proseguire negli studi universitari. La tua formazione ti sta aiutando in qualche modo come arrampicatore professionista?

È stata un buon diversivo. Talvolta serve una pausa mentale dall’arrampicata. A volte però è stata stressante! Spero la mia formazione mi sia di aiuto nella mia vita in generale, così come nella mia carriera come arrampicatore professionista.

Noi siamo arrampicatori, ma anche giornalisti, perciò siamo costantemente bombardati dalle notizie, giorno dopo giorno. Qual è il tuo rapporto con l’attualità? Di cosa parli con i tuoi famigliari, con gli amici, quando leggi un giornale, senti le notizie alla radio o segui una trasmissione in tv? Quali eventi hai seguito di più nell’anno appena concluso?

Leggo parecchio in merito a quanto succede. Tuttavia, ad essere sincero, non sono interessato a cosa accade nel dettaglio, ma al perché certe cose accadono, e cerco di inserire questo in un contesto più ampio, per immaginare cosa potrebbe succedere. Credo al momento attuale la cosa più preoccupante sia l’incertezza qui, in Europa, la paura per i rifugiati, la paura per gli attacchi terroristici… Temo il mondo possa cambiare in peggio. Diventare meno libero. E questa è un peccato. Mi piace parlare di queste cose, con persone che ne sanno davvero in merito e che non si fanno ogni giorno un’opinione da uno stesso giornale. A parte questo, io continuo a parlare un sacco di arrampicata.

Tu provieni dalla Repubblica Ceca, ma nella vita viaggi molto. Direi che sei un ‘migrant-climber’, arrampicatore migrante. Se guardiamo indietro agli anni recenti, le migrazioni sono state il centro delle preoccupazioni in Europa. Stiamo affrontando una profonda crisi con centinaia di migliaia di persone in fuga dall’Asia, dal Medio Oriente e dall’Africa. La Repubblica Ceca come parte del Gruppo Visegrad mantiene una posizione molto rigida in quanto a politiche migratorie. Qual è la tua opinione in merito?

C’è paura per i migranti diffusa in tutta Europa, ma è particolarmente forte in Repubblica Ceca e nelle altre nazioni Visegrad. Più sentita rispetto ad altre nazioni come Germania, Francia o Italia. In Repubblica Ceca sostanzialmente non ci sono musulmani, e tutte le minoranze sono comunque di origine cristiana, dall’Ucraina, dalla Russia, o culture che si adattano facilmente, come i vietnamiti. La maggior parte dei rifugiati non vuole comunque vivere in Repubblica Ceca, per via dei più bassi standard di vita rispetto alle altre nazioni dell’Europa occidentale. Per questo ritengo che i Paesi Visegrad non avranno alcun problema. Se verranno dei rifugiati, il loro numero non crescerà mai fino a diventare critico.

Le nazioni occidentali si trovano in una situazione diversa. Il processo di integrazione è fallito, in Francia più che in qualsiasi altra nazione. Ci sono zone in cui non si può andare, dove la legge europea non esiste più. E questo non va bene. L’Europa non può gestire molti rifugiati ancora. E quelli che arrivano, dovrebbero essere trattati in modo diverso. La gente sostiene che i rifugiati siano pigri e che non vogliono lavorare. Beh, loro però non hanno la possibilità di lavorare finché non gli viene riconosciuto il diritto d’asilo, processo che a volte richiede anni. E per tutti quegli anni sono costretti a vivere con i soldi di chi paga le tasse. Credo che se loro avessero il diritto di lavorare sarebbe più semplice anche il processo di integrazione. È un errore del sistema.

I Paesi europei dovrebbero poi darsi più da fare nelle zone da cui i rifugiati provengono. Avere delle sedi in loco e se una persona è ammessa, lui o lei dovrebbe essere trasportata in Europa in modo umano. Il business delle rotte via mare gestito dai trafficanti deve finire.

Tornando all’arrampicata. Ho solo qualche altra domanda. Come sarà l’arrampicata ai massimi livelli nel 2030? Cosa credi possa accadere?

«9c+ redpoint, 9b+ flash, 9a+ boulders».

Siamo tutti ossessionati dalla tua prossima avventura, dal tuo prossimo progetto. Come vivi questa costante ricerca per la massima difficoltà? Come gestisci la pressione dei fan, degli sponsor, dei giornali, degli altri arrampicatori? Non hai paura di averne abbastanza e di perdere la fiamma che ti porta ad amare quello che fai ogni giorno?

Questo è il motivo per cui mi piace avere discipline multiple. Se fai sempre la stessa cosa è più facile arrivare a saturazione. È meglio godersi l’approccio (vario), avere obbiettivi personali, e non scalare per nessun altro se non se stessi.

Come sarà la scalata di Adam Ondra nel 2030?

Arrampicherò di certo, spero di non scalare peggio di quanto non faccia ora.

TAG: Adam Ondra, arrampicata, Flatanger, freeclimbing, Norvegia, Project Hard
CAT: Altri sport, Arrampicata

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