L’economia, ovvero il luogo in cui anche la matematica è un’opinione

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1 Luglio 2017

Cerco di mettere insieme alcune notizie di modo che diano un quadro d’insieme meno opaco di quanto sia osservandole una alla volta:

a) a Washington alcuni senatori repubblicani annunciano che sono pronti a non votare il bilancio proposto da Trump, perché prevede perdite imponenti, ridotte soltanto tagliando gli aiuti che Obama aveva concesso ai poveri, e non solo nella sanità;

b) la Corte dei Conti francese sostiene che il bilancio, preparato da Macron in qualità di ministro di Hollande, è inutilizzabile, perché pieno di minchiate e redatto senza tenere conto di cifre vere ma spiacevoli;

c) Papa Francesco I ha liberato il Cardinale George Pell da ogni incarico e l’ha mandato in Australia, dove si deve difendere di un’accusa di pedofilia risalente ai primi anni ’70;

d) Trinidad & Tobago sono rimasti l’ultima giurisdizione a far parte della black list dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico);

e) la sezione italiana dell’IIA (Institute for Internal Auditors) annuncia che entro dieci anni l’intera revisione di conti di ciascuna azienda verrà svolta internamente via computer, e che quindi le cifre pazzesche spese per la certificazione dei bilanci da parte delle grandi agenzie mondiali (KPMG, Deloitte, EY Ernst & Young, PwC Price Waterhouse Coopers – the Big Four) spariranno dai costi aziendali.

Partiamo dai primi due punti. I conti americani e francesi, insomma, sono falsi come quelli italiani. Siamo tutti Terrestri. Le amministrazioni federali e nazionali nascondono sotto il tappeto della complessità la polvere di spese fuori controllo e deficit strutturali che non sono in grado di sconfiggere, e soprattutto mentono sulle previsioni delle raccolte fiscali. La maggior parte delle cifre che ascoltate in TV e leggete sui giornali potrebbero quindi essere vaneggiamenti, certamente sono poco credibili, anche perché diviene sempre più oscura la relazione tra controllato e controllore – che hanno interessi comuni.

La situazione di ogni Stato del Pianeta è di molto peggiore dei dati ufficiali, che peraltro non tengono conto di ammortamenti necessari per disastri incombenti. Un esempio semplice: le due banche venete che hanno lasciato un buco superiore ai 10 miliardi di Euro, sono in questa crisi da quasi un decennio. Monte dei Paschi, Parmalat, Montedison, Richard Ginori, Motomorini, prima di implodere, avevano lanciato segnali. Ma noi tutti (noi Terrestri, non noi italiani) accorriamo solo quando il malato giace cadavere e ci sorprendiamo. Perché se ce ne fossimo accorti prima, avremmo messo dei soldi da parte, e quelli sarebbero stati un gravame per i bilanci degli anni passati.

L’effetto è strepitoso: dato che lo Stato, schiacciato da queste brutte sorprese, sta alla frutta, coloro che devono ricevere soldi dallo Stato aspettano anni, invano, e per giunta pagano le tasse sui soldi non percepiti. Delle centinaia di migliaia di aziende fallite nell’ultimo decennio, una percentuale inconoscibile, ma spaventosa, è andata a gambe all’aria perché era creditrice di soldi dallo Stato. In Italia, ma anche ovunque. Il fatto che in Francia e negli Stati Uniti ciò sia divenuto notizia, non è perché qualcuno voglia risolvere la situazione, ma solo perché una arte politica vuole danneggiare l’altra raccontandone gli scempi. Ma il problema non viene affrontato.

Andiamo avanti. Ieri avevo spiegato che, con le dimissioni di Libero Milone, la Chiesa Cattolica ha perduto la battaglia, dichiarata da Papa Bergoglio, contro le attività criminali della finanza vaticana. Restava un ultimo bastione, il Cardinale George Pell, che più di tutti si era battuto per la trasparenza ed era stato colui che, per primo, aveva avuto il coraggio di dichiarare che il Cardinale Tarcisio Bertone (un miliardario potentissimo) dovesse essere fatto fuori, perché fonte di vergogna per la Chiesa. Ebbene, ieri il Papa ha Pell rimandato in Australia. Laggiù lo aspetta un’inchiesta penale (il processo per una di queste accuse inizia il 21 luglio) legata all’accusa di aver tentato di adescare diversi minorenni (maschi) in palestra circa 40 anni fa. Non so se l’accusa sia vera o falsa, ma di certo so che, anche se Pell dovesse vincere il processo, la sua carriera è finita. Ha appena compiuto 76 anni, ci vorranno anni per chiudere i diversi processi intentati contro di lui, ed al suo posto Bergoglio ha nominato Luigi Mistò, uno dei manager di APSA, che è la holding dello IOR ed era l’obiettivo delle inchieste di Pell e Milone. Fine della trasmissione.

Del resto, l’obiettivo vero di Papa Francesco è stato ottenuto: il Vaticano non è più nella lista nera dell’OCSE, che divide le giurisdizioni in sei categorie di trasparenza. Il Vaticano non é più nella lista, tutto qui. Lo hanno tolto di mezzo. Dato che sarebbe dovuto restare all’ultimo posto, l’OCSE (che è un’associazione privata, anche se transnazionale) ha deciso che il Vaticano, d’ora in poi non sia più una giurisdizione, e pace. Ho accluso la tabella OCSE perché è ridicola, leggetevela e fatevi un pacco di risate, dato che considera l’Isola di Man, la Nuova Zelanda e l’India tra i Paesi più “puliti” del mondo, e le basi della mafia, come Aruba, San Marino e l’Italia, alla stregua di tutti i Paesi “normali”, con in più l’aggiunta di posti esotici in cui puoi commettere la qualunque e vivere felice. Al penultimo posto ci sono le Isole Marshall (protettorato degli Stati Uniti), famosi per essere l’unico posto al mondo in cui, invece di fondare una bucalettera, la puoi affittare, anche per un solo giorno, il che rende completamente impossibile risalire alla fonte dei guadagni delle tue malefatte.

lista OCSE

L’ultimo punto è la somma degli altri. La revisione dei conti, nata per fare in modo di sapere esattamente se un’azienda sta bene o male, è diventata una tassa indiretta senza contenuto. Ce la potremo fare da casa, e del resto le Big Four certificano miliardi di bilanci ogni anno, e lo fanno a pene di segugio, ovviamente con degli algoritmi computerizzati, senza avere il minimo interesse sulla veridicità o meno. Del resto, come detto da un Parlamentare europeo di cui mi sfugge il nome, la revisione dei conti serve solo per sapere da chi, in caso di bancarotta, bisogna andare a lamentarsi. Le società di revisione si assumono la responsabilità, e si fanno pagare per questo. Lo fanno a cuor leggero, perché lo stato dell’economia mondiale è talmente tragico, che anche in caso di disastro non accade praticamente nulla. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che, nel tentativo di mascherare il fatto che il capitalismo industriale sia morto e sepolto, c’è un’industria che non fa che produrre numeri a caso, come ne La Ruota della Fortuna. Uno dei motivi centrali della crisi è che non esistono più cifre credibili su nulla. L’unica cosa importante è la quantità di contante che hai in mano oggi. Ed infatti cercano di fare in modo che il contante scompaia. Il mondo in cui siamo cresciuti è finito, il Truman Show che ne è seguito va verso la fine. Quindi, la prossima volta che un comico o un eroe di un telequiz diventa Primo Ministro, non meravigliatevi. Show must go on.

TAG:
CAT: Bilancio pubblico, macroeconomia

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