Sono sempre fuori di me! La paura di scoprire quello che c’è dentro di noi

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16 Febbraio 2018

Meditazione sul Vangello della
Prima Domenica di Quaresima
Mc 1,12-15

Anch’io, per quanto mi avvilisca al tuo cospetto, stimandomi terra e cenere, so qualcosa di te, che di me ignoro.
(Agostino, Confessioni)

Qualche giorno fa sono stato con alcuni cari amici a Subiaco. Nell’ingresso al sacro speco, in alto a sinistra, troneggia l’immagine di san Girolamo con accanto un leone, dal volto mansueto, che sembra intento ad ascoltarlo. È l’immagine di un uomo che ha fatto pace con se stesso, ha incontrato la sua aggressività e non si è lasciato divorare. È forse però anche un’allusione alla diuturna frequentazione della Parola di Dio che ha caratterizzato la vita di san Girolamo, il quale ha letto e tradotto tutta la Sacra Scrittura. Nell’incontro con la Parola di Dio è riuscito a entrare in se stesso senza spaventarsi.

A volte pensiamo che le cose che ci danno fastidio siano fuori di noi, facciamo fatica a guardarci dentro e a scoprire la vera radice di quello che ci disturba, come.. quel giovane che diventò monaco in un antico monastero dove c’era un abate molto esperto. Il giovane era pieno di entusiasmo, ma dopo qualche giorno cominciò a scontrarsi con i suoi confratelli. Tutto in loro gli dava fastidio. Allora pensò di non essere fatto per la vita comunitaria e chiese all’abate di lasciare il monastero per andare a vivere da solo. Senza nessuno tra i piedi, sicuramente avrebbe potuto trovare Dio. L’abate gli diede il permesso.

Il monaco felice di essere ormai solo, già pregustava il tempo di pace che avrebbe condiviso con Dio.
Il mattino dopo si alzò di buon mattino, prese la brocca e si avviò verso il fiume. Mentre tornava, la brocca gli cadde di mano e si rovesciò tutta.
«Pazienza», disse il monaco, «tornerò di nuovo al fiume».
La seconda volta, mentre tornava, inciampò e versò tutta l’acqua.
Cominciava a perdere la pazienza, ma volle tornare di nuovo al fiume.
Quando per la terza volta, la brocca gli scivolò di mano, si infuriò e cominciò a prendere a calci la brocca. Ma mentre se la prendeva con la brocca, si rese conto di dove era il problema.
Allora tornò dall’abate e gli disse: «padre, ho capito, la rabbia era dentro di me».

Anche Gesù deve guardare dentro di sé. Sta per iniziare il suo ministero, il suo annuncio a servizio del Regno. Nella sua umanità è chiamato a leggere le motivazioni che si porta nel cuore. Il tempo del deserto è un tempo di chiarimento e di purificazione. Le attese sulla figura del Messia erano a quel tempo molteplici. Anche Gesù deve chiedersi a quali attese sta rispondendo: a quelle degli uomini o del Padre?
Nel Vangelo di Luca, Gesù dialoga con il tentatore, in questo modo Luca porta fuori, in maniera teatrale, quella dinamica che si sviluppa dentro di noi. Marco invece descrive un dialogo interiore, Gesù è solo, la tentazione si svela nella lotta con se stesso. L’esito di questa lotta è raccontato da Marco attraverso l’immagine di una serena convivenza con le fiere che abitano ogni deserto interiore: Gesù stava con le bestie selvatiche.

Come era avvenuto per Israele, il deserto è sempre il tempo della vita in cui sperimentiamo una solitudine abitata da Dio. Il deserto è certamente il tempo in cui emergono le paure, in cui pensiamo di non farcela, è il tempo dell’infedeltà e del tradimento, ma è anche il tempo in cui ci rendiamo conto che possiamo contare solo su Dio. Solo il deserto, in cui la vita di tanto in tanto ci spinge, ci permette di incontrare Dio nella maniera più autentica. Solo allora, saremo capaci anche noi di aiutare altri a trovare la pace.

TAG: gaetano piccolo, quaresima, Tentazioni di Gesù, Vangelo di Marco
CAT: Religione

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