Massimo
Crispi

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Come si può ricavare dall'avatar, Massimo Crispi è démodé. Un démodé alla moda, forse, o più probabilmente decide lui la sua moda del momento. Com'è démodé, in un mondo dove "oggi anche il cretino è specializzato", come notava Ennio Flaiano qualche anno fa, interessarsi a molteplici cose e provare a metterle insieme in una narrazione con [...] un senso, dimostrando che forse i punti di vista possono essere più di quanti si immaginino. Cosa c'è di più démodé? In questo suo mondo démodé Massimo Crispi si gode una gran pace, il rumore di fondo certamente c'è ma resta fuori. Scrittore, saggista, giornalista, cantante classico e meno classico, fotografo, giardiniere, cuoco e molte altre amenità che non risparmia a sé stesso né a coloro che ama (e che talvolta lo riamano), adora costruire ponti tra gli incontri che la vita gli pone sulla strada. Ed è un suo vezzo lasciare tracce, per chi voglia approfondire, naturalmente. Dalla Sicilia delle origini a Bologna, Venezia, Milano, Parigi, Barcellona, Firenze e ai mille posti dove hanno posato le sue sacre piante le sue narrazioni sono come le briciole di Pollicino. Chi vuol seguirle, le segua.

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Ultimi commenti

Pubblicato il 20/08/2024

in: Utopie moderne e oscurantismo

Grazie della sua risposta, Morelli. Una società atea non implica il consumismo sessuale e il porno di massa come valori fondanti. Una società atea, come scrivevo, dovrebbe avere innanzitutto il rispetto della propria dignità e la propria dignità passa certamente anche dalla libertà sessuale, che è ben altra cosa dei limiti del consumismo e del porno. [...] Libertà è un termine che contiene molti significati e molti valori che possono anche essere travisati e stravolti, interpretati in senso illiberale, come fanno molti conservatori, che pretenderebbero la libertà d’insultare anziché di rispettare, vedi il generale da operetta che siede a Bruxelles. Non credo che dovremo aspettare tanto. I danni che il consumismo ha fatto si sono già visti e si continuano a vedere, le giovani generazioni sono devastate ma non per la mancanza di senso di colpa bensì dalla sconoscenza del rispetto di sé stessi e degli altri, con un ego ipertrofico che, se prima era mortificato dalla religione, con tutti i danni che ne conseguivano, oggi sembra essere sfuggito di mano a chi avrebbe voluto esaltarlo per spronarlo al consumo. Nietzsche sembra un po’ superato dagli eventi, diciamo, sono successe parecchie cose, nel frattempo, e forse bisogna guardare a pensatori un po’ più recenti. Da ciò che mi capita di osservare noto che nemmeno la vergogna sia un sentimento che oggi si prova per rendersi conto degli sbagli intrapresi, basti guardare le classi politiche di tutto il mondo dove nessuno ha più vergogna di dire la prima minchiata che passa per il capo, senza il minimo scrupolo. La pena, poi, è qualcosa che viene comminata a piacere, senza più alcun riferimento a un codice, viene data attraverso i social, per alzata di like, la funzione della magistratura, a livello di percezione generale, è messa in dubbio, nel nostro paese come nella patria della democrazia d’oltremare. Emeriti cialtroni come Elon Musk e Donald Trump possono permettersi di cambiare la realtà come vogliono, impuniti. Per questo Nietzsche è démodé, parla una lingua (post)romantica inadeguata alla nostra modernità, che invece è molto più fluida e mistificata da intelligenze artificiali e imbecillità naturalissime. Penso che il problema principale sia come difendersi, appunto, dall’imbecillità e quindi dall’irrazionalità. Di certo l’AI complica le cose. Cordialmente e a presto

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Pubblicato il 10/07/2024

in: 14 luglio, santi del giorno

Buonasera, prima si straccerà il concordato prima si evolverà questo paese. La strada è lunga e piena di ostacoli

Pubblicato il 08/06/2024

in: Giorgia, sei del Novecento, hai i giorni contati

buonasera Baroncelli, sui giovani e il loro voto ho qualche dubbio. Anche perché i giovani non sono uguali dappertutto. Se parliamo di giovani che vanno regolarmente a scuola e che poi, magari, proseguono gli studi, magari si può rintracciare una buona parte di persone che non voti per la Meloni. Probabilmente vota per Forza Italia. Poi [...] ci sono i giovani che si fermano alla terza media e vanno a lavorare come uomini e donne di fatica, sempre che trovino un lavoro. Non ho idea di che tipo di orientamento possano avere questi giovani e se, arrivati all’età del voto, siano in grado di discernere anche perché bisognerebbe vedere con che livello di conoscenza sono venuti fuori dalla scuola dell’obbligo e che ambiente frequentano, quanta televisione vedono, eccetera eccetera. Poi ci sono quelli che abbandonano gli studi e bona l’è, probabilmente in periferie disagiate di città ugualmente disagiate e lì è da vedere, sempre arrivare all’età del voto, se a stento sanno mettere una croce e dove il boss del quartiere dice di metterla, non mi stupirei che fosse dalle parti dei fratelli d’italia o di forza italia, perché abbiamo visto di che collusioni sono capaci, prima e dopo il cavaliere. I giovani, così graziosamente riuniti insieme, come se fossero un’entità positiva senza macchie, sono un gruppo di persone molto eterogeneo. Di certo in comune hanno, almeno quelli di oggi, una confidenza colla tecnologia che noi ci sognavamo, ma anche coi guai che soprattutto l’abuso e il cattivo uso della tecnologia si portano dietro. Non saprei come voterebbe una giovane ragazza, in età da voto, che segue 23 ore su 24 i tik tok di Chiara Ferragni o di altri influencer. Giorgia Meloni ha un seguito di giovani o giovani in età un po’ più matura, più che giovanissimi. Sono quelli che hanno voglia di menare le mani, metaforicamente e concretamente, e non sono pochi. Sono quelli che hanno un forte sprezzo per il prossimo, non si lasciano incantare dalla triade diopatriaeffamiglia perché hanno altro per il capo, ma che si sentono di destra perché la sinistra non sa dare loro risposte e loro hanno bisogno di slogan, che siano veri o no poco importa. Basta che si sentano rassicurati, e Giorgia è brava a rassicurare colle menzogne e cogli slogan facili. Certo, quando si scopre che le cose non sono vere poi ci si può anche arrabbiare, ma i giovani d’oggi, in massima parte, non hanno esercitato l’arte della memoria. Si iniziava, una volta, a imparare le poesie a memoria. Non credo che oggi si faccia ancora. Infatti si vedono i risultati. Se poi consideriamo che l’insegnante di italiano del figlio di Briatore, quindi in una scuola chic (o meglio per ricchi), si vede rimproverata dal padre dell’allievo perché ha preteso di insegnargli Pirandello (e che avrebbe dovuto fare insegnando italiano?), possiamo stare sicuri che il figlio di Briatore, se andrà a votare, voterà per giorgia.

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Pubblicato il 26/05/2024

in: Si tornerà a bocciare anche alle elementari?

Guardi, io francamente spero di sì, cioè spero che si ricominci a bocciare se necessario. La scuola pubblica dell’obbligo ha il dovere di formare il cittadino fin dalla più tenera età e se il ragazzo o la ragazza non sono preparati secondo ciò che il corso prevede io credo che sia giusto ripetano l’anno. Perché mandare [...] avanti, in corsi sempre più complessi, ragazzi che mancano di basi e che non riuscirebbero a seguire i corsi successivi proprio per questa ragione? Come arriverà uno studente che fa ancora gravi errori di ortografia e di comprensione della lingua alla fine? Sarà formato? Sarà pronto, qualora i genitori vogliano farlo proseguire alle superiori, ad affrontarle oppure diventerà sempre più asino perché non capirà nulla e si isolerà sempre più o, peggio, troverà altri come lui e si dedicherà ad attività adolescenziali senza capire e discernere le cose perché non ha i mezzi critici? Quest’eccessiva attenzione a non “traumatizzare” i ragazzi, a farli crescere sempre e comunque “protetti”, a dar loro il cellulare in mano a 5 anni se non prima, a lasciarli giocare davanti al video da soli, senza che sappiano più tenere in mano una penna e scrivere, senza neanche riuscire a mettere una subordinata di primo grado dopo una principale o a fare le più elementari operazioni di matematica o sapere le fondamentali nozioni di Storia ed educazione civica, non facilita la formazione. Crea solo nuovi mostri. La bocciatura può essere uno choc, certo, ma la vita è fatta continuamente di bocciature e insuccessi. Se non ci si abitua presto che il percorso è accidentato poi si cresce immaturi e mai pronti alle difficoltà, la formazione è anche questo oltre alla possibilità di venire a conoscenza di un certo cumulo di nozioni, è anche fornire un metodo. E un metodo prevede anche come comportarsi di fronte a un insuccesso: ricominciare l’esperienza da capo ed evitare errori. Altrimenti poi è inutile lamentarsi se i giovani vengono su senza una consapevolezza e combinano disastri, senza comprendere perché votano e per chi, senza comprendere chi sono i migranti e perché migrano, senza capire chi inizia una guerra e perché e così via. Basta che seguano l’influencer di turno e facciano felici genitori inconsapevoli di tutto. Almeno che la scuola ne salvi una parte bocciandoli (se necessario) per scuoterli e per farli fermare finché sono in tempo. Anche alle elementari, anche alle medie. Che poi la nostra scuola, scempiata da ministri osceni e da governi ancora più osceni, sia decaduta inseguendo chimere produttive, scuole come aziende, e così via, è un’altra storia, ovviamente. E, certamente, conta anche la preparazione dei docenti e l’eccessiva infiltrazione della famiglia dove invece dovrebbe essere esclusa. La famiglia faccia la famiglia e la scuola la scuola. E che tutti gli atti intimidatori verso i docenti che bocciano da parte delle famiglie siano perseguiti duramente, anche più di quanto non lo siano già. Lo Stato deve, o, almeno, dovrebbe, difendere i propri dipendenti e i giovani da simili famiglie. Su questo bisogna battersi.

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