La cronaca diventa storia: “Dopo la democrazia”

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25 Dicembre 2022

Ci voleva, un libro così, per non dimenticare, perché la nostra voglia di stare sempre attenti agli accadimenti quotidiani, con il microscopio, ci impedisce troppo spesso di guardare le cose nella sua evoluzione diacronica, di usare utilmente una sorta di macroscopio. Concentrati sul presente, perdiamo la prospettiva delle cose, la sua evoluzione di breve o medio periodo.
Gira in questi giorni in Rete un video piuttosto intelligente, che va esattamente nel senso del saggio di Falci e Tondelli, un video che presenta Giorgia Meloni in due occasioni chiaramente contrapposte, affiancando l’una all’altra senza soluzione di continuità. Da una parte una Meloni dura, sarcastica contro la manovra del governo di 2-3 anni fa, che interagisce quasi (in un montaggio alternato) con la Meloni attuale, autrice della manovra del 2022, che replica esattamente le modalità della manovra di bilancio che lei stessa sta(va) criticando, e intanto se la ride sentendo le parole della Meloni più antica.
Se le due Meloni, come peraltro la maggior parte dei politici, interagissero tra di loro in maniera più efficace, senza riscrivere ad ogni piè sospinto il proprio passato, senza ristrutturare il proprio ricordo a seconda dell’interesse momentaneo, forse allora la nostra storia politica migliorerebbe un pochino. E la coerenza di fondo nelle proposte dei partiti e dei politici impedirebbe forse la costante crescita di estraneità, oggi sempre più marcata, da parte della popolazione. Sfiducia, astensione, rifiuto e disamore che portano le forze politiche a restare sul fondo di ogni classifica sulla fiducia degli italiani, con voti positivi costantemente intorno al 15%, superati (in negativo, ovviamente) soltanto dai Rom.
Questo libro ha, tra gli altri pregi, proprio questo: ci permette di confrontare nel giro di poche pagine le idee, le esternazioni, le scelte politiche, le alleanze e le fratture che si sono sviluppate in questi anni, attraverso una serie impressionante di contraddizioni. Dal reddito di cittadinanza, prima male assoluto e poi da sostenere, a Mario Draghi, prima simbolo dell’Europa delle banche da osteggiare e poi leader di un’Italia che cresce e si fa rispettare. E le alleanze impossibili (“mai con quella forza politica…”) che si realizzano in poche settimane: Lega con i 5 stelle, 5 stelle con il Pd, Centro-destra che sostiene il governo Draghi, così come il Movimento di Grillo, e così via. Insomma, nel breve lasso di 10 anni, si sono viste più giravolte di quanto se ne siano contate nei 60 anni precedenti, ma senza che nessuno, mai, giustificasse compiutamente le proprie scelte, o facesse un minimo di auto-critica, come se non fosse mai esistito uno ieri, ma soltanto l’oggi e un poco (ma poco poco) di domani.
E meno male che il bel saggio della coppia Falci&Tondelli ce li mette in fila, una dietro l’altra, per non dimenticarle, tutte queste giravolte, tutti questi repentini ripensamenti in nome della governabilità, della salvezza del paese. In fondo in fondo, ci dicono gli autori, in nome del potere fine a se stesso, senza alcuna visione della società futura, senza alcuna proposta politica che non andasse al di là della contingenza.
Avremo ancora, con il primo governo realmente voluto dagli elettori, quel briciolo di democrazia rappresentativa che ci è stata quasi del tutto tolta poco alla volta, nel corso dell’ultimo decennio? Non lo sappiamo. Certo, le prime mosse sono state un po’ pasticciate, non propriamente brillanti, se non per il raccolto di quanto Draghi aveva seminato. Ma domani è un altro giorno, si vedrà.

Università degli Studi di Milano

TAG: democrazia, fiducia nei partiti, governo
CAT: Partiti e politici

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