Thanksgiving: perché dovrebbe essere dedicato agli indigeni

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26 Novembre 2020

Come ogni anno, il quarto giovedì di novembre gli Stati Uniti celebrano Thanksgiving. Le famiglie si riuniscono e mangiano tacchino ripieno e altri piatti per tradizione legati alla ricorrenza. Quello che molti non sanno, soprattutto dalla nostra parte di mondo, è che si tratta di un rito imposto durante il periodo coloniale dai Padri pellegrini inglesi dell’attuale Massachusetts per ringraziare il loro Dio del buon raccolto di granturco ottenuto con l’aiuto degli indigeni. Ma come nel caso della festa del Columbus Day, vale la pena inquadrare meglio questo giorno, perché non ha lo stesso sapore per tutti.

In realtà l’obiettivo dei coloni era eliminare gli indigeni. Lo spiega Roxanne Dunbar-Ortiz, storica, femminista e attivista del movimento indigeno internazionale, autrice del libro An Indigenous Peoples’ History of the United States, che fa parte di una serie di pubblicazioni della casa editrice Beacon Press per conoscere la storia americana dal punto di vista dei soggetti marginalizzati. In un articolo per Counterpunch nel 2014 Dunbar-Ortiz torna al 1621 e scrive:

«Dietro i “Pellegrini”, solenni nei loro vestiti neri, c’era una società di azionisti, la Virginia Company e inoltre i “Pellegrini” venivano accompagnati da mercenari armati per un progetto di colonizzazione ordinato dal Re Giacomo d’Inghilterra. Se c’erano dei nativi locali presenti al pasto celebrativo dei colonizzatori, erano sicuramente lì come servi, e il cibo fu loro confiscato, non offerto come dono».

240 anni dopo questa giornata viene trasformata in una festa comandata, con la Guerra civile americana, detta Guerra di secessione (1861-65), scoppiata dopo il tentativo di secessione degli Stati meridionali riuniti in Confederazione contro il governo federale dell’Unione. Ma nel proclamare la festa il Presidente Lincoln cambia il suo significato, perché non nomina mai né i Pellegrini, né gli indigeni , né il raccolto. È una crisi economica a lanciare questa festività com’è oggi, ossia stravolta: durante la Grande depressione dovuta principalmente al crollo di Wall Street alla fine degli anni Venti, spiega Dunbar- Ortiz, che il Giorno del Ringraziamento viene «trasformato in una fiaba nazionalistica sulle origini degli Stati Uniti, per creare coesione in una società caotica sull’orlo del collasso economico e sociale. Ma quest’idea dell’indiano portatore di doni che contribuisce a fondare e arricchire quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti è una cortina fumogena insidiosa destinata a oscurare il fatto che l’esistenza stessa del Paese è il risultato del saccheggio di un intero continente e delle sue risorse» .
Già nel 1970, durante il 350° anniversario dell’occupazione delle terre dei Wanpanoag da parte dei colonizzatori inglesi, gli United American Indians of New England hanno indetto una protesta contro il festeggiamento del Giorno del Ringraziamento, che hanno definito una “Giornata di Lutto Nazionale” e da quella data, la Giornata di Lutto Nazionale ha luogo ogni anno a Plymouth Rock.

«I nativi americani giustamente accusano il governo degli Stati Uniti di aver inventato un mito per coprire la realtà del colonialismo e del tentato genocidio. Nella ricorrenza del Giorno del Ringraziamento del 1970, diversi nativi americani di molte nazioni indigene occupavano l’isola di Alcatraz già da un anno. La loro protesta, rivendicante sovranità e autodeterminazione, è stata il culmine della rinnovata resistenza dei nativi americani contro le istituzioni coloniali statunitensi. Azioni simili hanno continuato e hanno visto molte vittorie, come pure nuovi ostacoli. Nel 2007, dopo tre decenni di pressioni da parte dei popoli indigeni, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni».

Per questo Dunbar-Ortiz conclude il suo articolo, che abbiamo qui citato grazie alla traduzione di resistenze.org, dicendo: «Il Giorno del Ringraziamento dovrebbe subire una ulteriore trasformazione, da giorno di lutto per la colonizzazione statunitense e tentato genocidio a giorno di celebrazione della sopravvivenza delle nazioni native grazie alla loro resistenza».

 

 

TAG: colonialismo, discriminazioni, genocidio, immigrazione, imperialismo, Inghilterra, Joe Biden, marginalità, nazionalismo, popoli indigeni, Resistenza, Roxanne Dunbar-Ortiz, Stati Uniti, Storia, Storia contemporanea
CAT: America, Storia

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