Lunga vita alla bella musica

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20 Settembre 2022

I bambini e i pre adolescenti ci hanno abituato a molti cambiamenti, in gran parte positivi. Le nuove generazioni dimostrano una forte sensibilità in tema di sostenibilità ambientale e sociale, sono molto più tecnologici di noi, ci aiutano, ci spiegano, ci insegnano, del resto sono figli del loro tempo. Non posso dire la stessa cosa in merito all’orientamento dei loro gusti musicali. Sì, lo confesso in questo campo sono un super boomer ma anche orgoglioso di esserlo. Chi scrive è nato e cresciuto in un bar, dove il jukebox sfornava canzoni al prezzo di 100 lire una selezione, 150 due selezioni scegliendo dischi da 45 giri il cui gracchiare della puntina sul piccolo vinile precedeva l’inizio della canzone. Ampia era la scelta tra le hit del momento, classici italiani e stranieri, ce n’era per tutti i gusti. Sono cresciuto poi a pane e rock collezionando 33 giri di Led Zeppelin, Deep Purple, Rolling Stones, Who, Aerosmith, AC/DC ecc… Il sapore di comperare l’elleppì, frutto di risparmi, l’uscita dal negozio di dischi con gli amici, andare a casa, scartarlo posizionarlo sul piatto e godere.

Era una forte forma di aggregazione, più grande anche dello sport.

Poi in età adulta una nuova scoperta: il Jazz. Kind of Blue di Miles Davis apre la strada all’acquisto di numerosi CD del nobile genere musicale. Resto talmente estasiato che, ricevendo per caso una tromba in regalo (l’idea iniziale era quella di usarla come soprammobile), mi iscrivo alla Civica jazz band di Milano dove mi diplomo ed entro a far parte dell’orchestra, alla corte di Enrico Intra e del compianto Franco Cerri. Poi i figli assorbono il mio tempo e lo strumento dopo 12 anni torna dove doveva stare all’inizio, sul mobile vicino ai CD e all’impianto Hi-Fi. Torniamo ai gusti musicali dei giovanissimi, durante un lungo viaggio in auto le mie orecchie vengono sottoposte a tortura nell’ascoltare le playlist dell’uno e dell’altra figlia (9 e 13 anni chi si è trovato e si trova nelle mie stesse condizioni può capire). Mi tocca ascoltare Sfera Ebbasta, Tha Supreme, Rhove, Paky, Rondo… musica? Ma quale musica, si tratta di un’accozzaglia di suoni messi insieme anche in malo modo, sintetizzatori, batterie elettroniche, effetti vari (chissà cosa ne penserà Mike Oldfield) in altre parole solo rumore e confusione. Non parliamo poi dei testi, privi di significato, spesso estremamente volgari con frasi che vengono sdoganate come “normali” con un innegabile risultato diseducativo.

Certo, mi si potrà obbiettare che anche i testi di alcune canzoni degli anni ’70/’80 non parlavano solo di pace e amore, ma almeno c’era la musica ed era quella che affascinava visto che l’inglese si conosceva poco. Non posso rassegnarmi, tornati a casa inizio timidamente a far ascoltare qualche traccia di “The Songs Remains the Same” dei Led Zeppelin e “Made in Japan” dei Deep Purple, illudendomi che il rock duro, ascoltato in versione live potesse avere un maggiore appeal o quantomeno suscitasse qualche curiosità. Vengo guardato come un extra terrestre. Ritento con qualcosa di più soft: Genesis, Pink Floyd, Dire Straits. Nulla da fare, stesso risultato. Sconfortati per la mia evidente delusione mi rispondono: “dai papi però ascoltando meglio forse non sono proprio male” (bugiardissimi). La situazione ha creato tre infelici. Non insisto e cerco di documentarmi su questi nuovi generi musicali per cercare di non accrescere le distanze tra noi. Esperti consigliano di ascoltare questa musica insieme, cercando di non demonizzarla, ma interpretandola per cercare di evidenziare la pericolosità di certi messaggi… Cantati? No. Sussurrati? Nemmeno. Biascicati, urlati parlati? Ancora no. Non riesco a trovare un aggettivo che li (s)qualifichi. Che fatica però. Ma non demordo, ci tenterò di nuovo, magari proverò con la musica italiana. Premiata Forneria Marconi? Pino Daniele? Forse è ancora troppo, meglio iniziare con Tiziano Ferro, ma con un orecchio tappato e l’altro distratto.

TAG: Jazz, Musica, Rock, trap
CAT: costumi sociali, Musica

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