Gli analisti promuovono Eni, la parola passa al mercato

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28 Febbraio 2017

In attesa di conoscere il futuro dei vertici societari, in scadenza in questa primavera 2017, Eni traccia un bilancio degli ultimi anni e guarda al futuro prossimo del mercato di riferimento. Il calo del prezzo del petroli,o che ha segnato al ribasso la redditività e le performance in borsa di tutto il comparto negli anni scorsi, ha stimolato la compagnia energetica alla costruzione di nuovi impianti efficienti dal punto di vista economico, anche in questo contesto.

Proprio in quest’ottica, sono stati realizzati nuovi impianti in Angola (West and East Hub), Egitto (Nooros e Zohr), Congo (Marine XII), Indonesia (Jangkrik) e Ghana (OCTP). Sono progetti di diversa tipologia, in acque profonde (Zohr, OCTP e West ed East Hub, Jangkrik) o più vicino alla costa (Nooros e Marine XII) che consentono lo sviluppo di volumi di idrocarburi in posto stimati in oltre 15 miliardi di barili equivalenti. Le caratteristiche virtuose, per i bilanci della compagnia, sono il ridotto time to market e un sensibile abbassamento del Breakeven, passato da 45 a 27 dollari a barile, tutti guidati dall’obiettivo di raggiungere una forte integrazione tra esplorazioni e sviluppo a partire dalle prime fasi della campagna esplorativa.

Guardando al recente passato, gli analisti danno pareri sostanzialmente positivi sulle performance di Eni nel triennio 2014‐2016. I principali obiettivi di piano, che il management si era prefissato, risultano raggiunti anche attraverso un percorso di ristrutturazione in grado di garantire sostenibilità all’azienda anche nel lungo periodo. In particolare UBS sottolinea il valore del “dual exploration model” e la ristrutturazione aziendale verso una società O&G integrata. Viene apprezzata anche la capacità mostrata dall’azienda di autofinanziarsi, la ristrutturazione ancora in atto e relativa ai business poco performanti quali midstream e downstream, come riportato da Mediobanca.

Anche le aspettative per il prossimo piano quadriennale sono alte e sembrano realistiche, per gli analisti: ci si attende principalmente una ulteriore riduzione delle spese per il capitale, la conferma del dividendo e il rafforzamento del flusso di cassa (Merrill Lynch). Agli analisti di Merrill Lynch, Fidentiis, ICBPI e Intesa Sanpaolo è piaciuta anche, come ovvio, la notizia della partenza anticipata di cinque mesi del progetto East Hub in Angola. Positive sono ovviamente anche le valutazioni per il taglio dei costi stimato dall’azienda attorno al 30%, e per un aumento della produzione pari al 15%.

Il titolo, nonostante lo scenario che ha colpito negativamente tutto il settore nell’ultimo triennio, è riuscito a stabilizzarsi nell’ultimo anno e nel mese di dicembre 2016 ha registrato una crescita del 17% contro la media europea di settore pari solo al 12% (come riportato da UBS). Questi dati e il lavoro svolto sulla compagnia e giudicato positivamente fagli analisti conferma, per la maggior parte di loro, il consiglio all’acquisto. Mediobanca valuta il titolo come il migliore per un investitore interessato all’energia, e oltre il 65% dei broker italiani e stranieri che analizzano Eni sono in linea con questa tendenza. Da RBS a Citi, da Kepler Chevraux a Equita, da Santander a Goldman Sachs, Eni era e resta nella lista dei “preferiti” di molti grandi nomi della finanza italiana e internazionale, e anzi migliora sensibilmente rispetto alla fine del 2016, quando era nelle raccomandazioni del 54% degli analisti.

 

 

Gli analisti hanno detto la loro. Ora l’azienda presenterà la strategia per i prossimi anni. Poi sarà il momento del rinnovo dei vertici, questione già da tempo sul tavolo dell’azionista di maggioranza relativa, cioè il governo italiano. Prima durante e dopo, naturalmente, l’ultima parola spetta sempre al mercato.

 

TAG: eni
CAT: energia

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