I vecchi stabilimenti dell’energia fossile diventano hub per le rinnovabili

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9 Giugno 2017

Siamo nell’era della transizione energetica. La maggior parte dei problemi ambientali del pianeta derivano dal sistema energetico basato sui combustili fossili. Produrre energia da fonti rinnovabili è pertanto ormai l’unica strada possibile da percorrere nel lungo periodo.

L’Italia viaggia a un ritmo tutt’altro che lento nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Secondo i dati pubblicati da Eurostat, alla fine del 2015 la percentuale coperta dalle energie rinnovabili sul totale dei consumi corrisponde al 17,5%, mezzo punto percentuale in più rispetto al target fissato. Un crescita che è stata costante nel corso degli anni. Nel 2004 la percentuale sul totale raggiungeva il 6,3% e già nel 2012 era balzata al 15,4%. Sempre nel 2015, in Europa l’energia prodotta da fonti rinnovabili ha toccato il 16,7% del consumo finale, in aumento di 6 decimali rispetto all’anno precedente. L’obiettivo dell’Unione europea per il 2020 è il 20% sul totale e, dato il trend in aumento e i risultati già raggiunti, Bruxelles ha fissato al 30% la percentuale da raggiungere nel 2030. Le rinnovabili, peraltro sono più convenienti.

È d’accordo persino il World Economic Forum, cioè il forum di Davos, non certo un covo di ambientalisti, come scriveva su queste pagine Gianluca Ruggieri qualche tempo fa. Nel manualetto Renewable Infrastructure Investment Handbook: A Guide for Institutional Investors – scrive Ruggieri – si ricorda come in almeno 30 paesi le rinnovabili sono la fonte più conveniente per produrre elettricità e si cita uno studio della Deutsche Bank che dice che entro due anni questo si verificherà in quattro paesi su cinque.

A confermare il quadro, è arrivato anche il rapporto “Comuni Rinnovabili 2017” di Legambiente che delinea una crescita esponenziale, nei territori, delle fonti alternative a carbone, petrolio e gas naturale. Dal paesino di montagna alla grande città, i comuni italiani investono sulle fonti rinnovabili. In tutti e 7.978  comuni è infatti presente almeno un impianto che sfrutta le energie verdi. In 3.021 vento, sole e acqua producono più energia di quanta ne consumano le famiglie residenti, mentre 40 comuni possono dirsi rinnovabili al 100%: le fonti pulite soddisfano tutti i consumi elettrici e termici riducendo le bollette di cittadini e imprese. Gli impianti fotovoltaici – secondo il Rapporto -sono 731mila, di cui 180mila sono stati installati negli ultimi due anni, nonostante l’assenza di incentivi. In ogni comune italiano c’è almeno un pannello fotovoltaico; il solare termico è in 6.819 comuni, l’eolico in 904, l’idroelettrico in 1.688, le bioenergie in 4.114, la geotermia in 590. In Trentino Alto Adige si trovano 28 dei 40 paesi autosufficienti grazie alle fonti verdi. Cinque sono in Toscana, tre in Lombardia, due in Valle d’Aosta, uno in Friuli Venezia Giulia e uno in Veneto. A livello nazionale nel 2016 le fonti rinnovabili hanno contributo a soddisfare un terzo (34,3%) dei consumi elettrici complessivi.

Tra le strategie dei colossi dell’energia rivolte alla transizione energetica, quella di Eni con “Progetto Italia” è tra le più significative, perché la conversione da una modalità all’altra avviene in quegli stabilimenti che prima producevano energia da materiali fossili.

Certo, il primo passo verso la riconversione energetica è quello di dare la precedenza al gas naturale, la fonte fossile con il minore contenuto di carbonio ma si guarda con costanza al settore delle rinnovabili. Il Progetto Italia, con una visione a lungo termine, mira infatti a valorizzare le aree industriali Syndial, a oggi non utilizzabili, dismesse, o di scarso interesse economico.

Sono stati individuati in modo preliminare oltre 400 ettari di terreno disponibile, in sei regioni (Liguria, Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata). Il piano prevede due fasi. La prima di sviluppo di cinque progetti (Assemini, Porto Torres, Manfredonia, Priolo, Augusta) per una potenza installata di circa 70 MWp; la seconda di sviluppo di altri progetti per una ulteriore potenza installata di circa 150 MWp. In termini di tecnologia, la maggior parte dei progetti saranno di fotovoltaico, ma non si escludono altre tecnologie (biomassa e/o solare a concentrazione). In totale si prevede l’installazione di qui al 2022 di oltre 220 MWp di nuova capacità con un impegno di spesa di circa 230 M€.

Riconvertire significa però anche trasformare le piattaforme offshore nell’Adriatico in impianti di nuova generazione per l’installazione di pale eoliche, impianti per lo sfruttamento dell’energia del mare, progetti gas-to-wire, sfruttando il tutto anche per piscicoltura e laboratori per la raccolta di dati scientifici e il monitoraggio ambientale. In questo percorso Eni è e sarà affiancata dal GSE, che effettuerà la valutazione delle iniziative in termini di sostenibilità ambientale, inclusione sociale, sviluppo economico e governance.

 

 

 

TAG: energia rinnovabile, eni, fotovoltaico, Progetto Italia
CAT: energia

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