La busta paga dell’amore: quando anche volersi bene diventa un mestiere

9 Maggio 2015

«”Due che marciano insieme…”, infatti,

hanno una capacità maggiore sia di pensare sia di agire».

Aristotele, Etica nicomachea, libro VIII

 

Alcuni sono convinti che l’unico modo in cui possono stare in una relazione sia quello di fare i servi. Sono coloro che continuamente si adattano, cercando di compiacere l’altro, un po’ come Zelig nell’omonimo film di W. Allen: Zelig era affetto da una sindrome sconosciuta, a causa della quale assumeva proprio somaticamente la forma e i tratti del suo interlocutore. Zelig aveva appunto una paura patologica di essere escluso dalla relazione e per vincere quella paura il suo inconscio aveva escogitato la strategia dell’iperadattamento.

A volte pensiamo effettivamente che per stare in una relazione sia necessario adattarsi. In alcune circostanze, è vero, può essere opportuno, ma alcuni passano tutta la vita pensando di poter stare in una relazione solo da servi. L’altro diventa così sempre il padrone da compiacere e da non deludere.

Si può vivere da servi del proprio marito o della propria moglie, ma si può vivere da servi anche dei propri genitori, del proprio gruppo di amici, perfino dei passanti e dei vicini. Se diciamo troppo spesso all’altro “facciamo come vuoi tu”, “lo faccio solo per te”, “ho paura di deluderti”, allora stiamo già abitando nella piazza del mercato dell’affetto.

Chi vive la sua vita da servo molto spesso è una persona insicura: non ha molta stima di sé e pertanto pensa di non avere diritto ad essere amato gratuitamente. Il servo si deve guadagnare il pane, quanto basta per sopravvivere: chi vive da servo pensa di doversi guadagnare l’amore, quanto basta per sopravvivere. Il servo ha sempre paura di essere licenziato: chi sta nella relazione da servo ha sempre paura di essere abbandonato.

Chi pensa di poter vivere le relazioni solo da servo, va sempre in cerca di un padrone: oltre ai servi, infatti, ci sono anche quelli che ritengono di dover stare in una relazione solo da padroni. Sono quelli che non ammettono le ragioni dell’altro, non vedono i bisogni dell’altra persona. Il padrone considera un diritto l’affetto dell’altro. Come ogni padrone, queste persone sanno mettere in atto ricatti per tenere il servo legato al suo lavoro di produzione dell’affetto.

 

I servi e i padroni si cercano e si trovano reciprocamente. Quando una relazione non è sana, quando si instaura una dinamica servo-padrone, vuol dire che i due si stanno usando reciprocamente senza arrivare mai a volersi veramente bene.

Sia il servo che il padrone sono animati inevitabilmente dalla paura: il servo ha paura di perdere le briciole di pane che danno senso alla sua giornata, il padrone ha paura di restare solo.

Questi incastri possono durare tutta la vita se il servo non arriva mai a rivendicare la sua dignità e il suo diritto di essere amato.

 

L’amico è invece fin dall’antichità il simbolo della relazione sana. L’amico è il gratuito: l’amico è colui che non mi fa mai sentire in dovere. L’amico non misura l’amore.

A differenza del servo, l’amico non ha turni di lavoro, e proprio per questo l’amico è colui che sorprende con la sua presenza. Il servo non vede l’ora di finire il suo turno, l’amico non vede l’ora di incontrare l’amico.

In qualunque tipo di relazione ci troviamo, l’immagine dell’amico resta il modello di una relazione sana.

Il servo e il padrone si scelgono, gli amici si ritrovano. C.S Lewis diceva che l’amicizia nasce quando fiorisce questa domanda: “come, anche tu, pensavo di essere il solo!”.

Il servo e il padrone vedono l’uno nell’altro il proprio avversario, l’amico invece vede nell’amico qualcosa di sé. Incontrare l’amico vuol dire incontrare qualcosa del proprio sé. Proprio per questo nell’amicizia posso crescere nella conoscenza di me stesso.

In ogni relazione sana c’è sullo sfondo una relazione di amicizia.

 

Ecco perché si può dare la vita per un amico non per un padrone. Eppure spesso nella storia ci sono stati uomini che hanno sacrificato la vita per un padrone che si chiama ideologia. Le idee spesso sono diventate padroni a cui tanti hanno sacrificato la vita. Per questo la relazione con un’idea può non essere sana. La relazione con un’idea non è sana proprio quando l’idea diventa un padrone, cioè quando l’idea diventa ideologia.

 

L’amico e il servo esprimono dunque due modi di stare nella relazione. Forse solo così si capisce quella parola di Gesù nel Vangelo di Giovanni: “non vi chiamo più servi, ma amici” (Gv 9,15).

TAG: amico, Aristotele, ideologia, padrone, servo
CAT: Filosofia, Teologia

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