900 giorni dopo l’avvio dell’Amministrazione Straordinaria di Alitalia, i 900 milioni di euro “prestati” dallo Stato sono ridotti a così poco da convincere il Governo a concederne ulteriori 350, per evitare la messa a terra degli aerei già prima di Natale.
Stupiscono lo stupore e lo sdegno che affiorano sulla stampa e nei social. Alitalia da sempre perde da un milione a un milione e mezzo di euro al giorno, a seconda delle stagioni. La cifra precisa non è nota, perché gli Italiani vengono obbligati a contribuire, ma la linea aerea non ha da parte sua l’obbligo di pubblicare dei bilanci e raccontarci come vengono impiegati i soldi che le diamo.
Nel corso di questi 900 giorni i commissari straordinari e in particolare lo scaltro Luigi Gubitosi ci hanno raccontato che Alitalia era diventata la Linea Aerea Più Puntuale dell’Universo e dunque era risanata e tutto andava finalmente bene. Probabilmente lo stupore dei media è dovuto alla superficialità con cui era stata accolta dai giornalisti in modo acritico la propaganda dei vertici aziendali, che in parte era pure questionabile, perché Alitalia NON è mai veramente diventata la linea aerea più puntuale e in parte si trattava semplicemente di un risultato ottenuto con costose forzature, nonché in definitiva assolutamente inutile.
Se un aereo deve volare la mattina da Roma per Palermo e poi, ritornato a Roma, deve ripartire per Parigi, un ritardo nella rotazione siciliana può essere facilmente assorbito se a Roma ci sono aerei ed equipaggi fermi a far nulla, perché non ci sono posti dove mandarli senza aggravare le perdite. Nel caso che l’aereo di Palermo abbia dei problemi, invece di attendere che torni in ritardo dalla Sicilia e successivamente riparta in ritardo per Parigi, si mette in pista uno degli aerei che stanno fermi a Roma in pigra attesa. Le altre linee aeree, che invece usano i propri mezzi il più possibile, perché facendoli volare guadagnano, non si permettono questi lussi. In definitiva, essere la linea aerea più puntuale non è un segno di eccellenza, ma dell’avere aerei ed equipaggi pagati per non fare niente.
La precedente gestione di Etihad, ai tempi della linea aerea sexy dell’ineffabile Luca Cordero di Montezemolo, aveva raggiunto un livello record di sprechi e di perdite, ma il lavoro dei commissari straordinari ha potuto soltanto riportare Alitalia al suo normale livello di perdite annuali, che è intorno ai 500 milioni di euro. Di più non si può fare senza l’uso del bisturi, che i vari Governi Gentiloni, Conte I e Conte II non hanno mai autorizzato, dopo che un referendum aziendale su un piano di tagli all’acqua di rose era stato sonoramente bocciato dai dipendenti nell’aprile del 2017, portando all’alternativa fra chiusura o Amministrazione Straordinaria con generosi aiuti di Stato.
Come la corporazione dei tassisti resiste impavida a qualsiasi tentativo di ridurne i privilegi, la corporazione dei dipendenti di Alitalia tiene da sempre il Governo, qualsiasi Governo per le palle e lo obbliga a fare quello che vuole. Il nuovo “prestito” di 350 milioni, che tale non è perché come i precedenti non verrà mai restituito, è stato deliberato praticamente in silenzio, come se fosse un atto di ordinaria amministrazione (e probabilmente lo è). Il costo per le casse dello Stato di questo “prestito”, che terrà Alitalia a galla al massimo per 6 mesi, equivale al risparmio che deriverà dal tanto strombazzato taglio del numero dei parlamentari in 7-8 anni.
L’intera vicenda Alitalia si basa su propaganda e ipocrisia. Il prestito ponte, che le regole di fair play finanziario dell’Unione Europea ammettono per una durata massima di sei mesi e soltanto in vista di una vendita, è stato in realtà concesso nelle sue varie rate perché Alitalia potesse proseguire come se niente fosse. La propaganda ha raccontato che tutto era stato colpa dei cattivoni di Etihad e che la Linea Aerea più Puntuale dell’Universo era avviata verso un roseo futuro.
Tuttavia ccà nisciun è fess e appunto nessuno è mai stato disposto a comprare Alitalia con l’obbligo di lasciare al potere la corporazione dei dipendenti e senza la possibilità di ricavare un compenso altrove. Il Governo o meglio i Governi lo hanno sempre saputo, quindi che il prestito ponte servisse a poter giungere a una vendita era falso da subito. Serviva a tirare la palla in tribuna, perdere tempo e lasciare la gatta da pelare al Governo successivo, infatti dal Governo Gentiloni del 2 maggio 2017 siamo arrivati a oggi con i medesimi problemi, ma con 900 milioni in meno, pronti a diventare 1.250.
Le regole della UE, che TUTTI GLI ALTRI PAESI HANNO RISPETTATO, prevedono che i soldi vengano investiti in una compagnia aerea da parte di investitori privati o comunque a condizioni di mercato. Abbiamo invece sentito parlare di Ferrovie dello Stato, che già nel nome dicono a chi appartengono, con l’Amministratore Delegato nominato con la tacita intesa che acconsentisse a buttare nella fornace Alitalia centinaia di milioni, cianciando di inesistenti sinergie fra ferrovie e aerei. Poi abbiamo sentito parlare di Atlantia, che dopo il crollo del viadotto Morandi a Genova cerca un’assoluzione con Pater, Ave, Gloria e, piuttosto che perdere le concessioni autostradali, preferisce sacrificare qualche centinaio di milioni sull’altare di Alitalia e far girare più forte l’aeroporto di Fiumicino che possiede.
Abbiamo sentito parlare dell’americana Delta, impegnata nella lotta per l’egemonia transatlantica e quindi disposta a mettere sul piatto un chip di 100 milioni per tenere lontana la tedesca Lufthansa, ma con accordi commerciali per cui quei 100 milioni le tornerebbero sotto forma di commissioni in due o tre anni.
Sentiamo parlare di Lufthansa, ma contemporaneamente dell’impossibilità politica di accettare i tagli che qualunque manager sano di mente considererebbe inevitabili e ancor di più di accettare che Alitalia esca definitivamente dalla sfera dell’ingerenza politica.
Abbiamo sentito della necessità, condivisa dai politici di qualunque partito, di mantenere Alitalia italiana perché indispensabile a portare turisti nel Paese, quando è noto che Francesi, Inglesi, Tedeschi, Cinesi, Russi, Giapponesi, tutti volano preferibilmente con la linea aerea di casa e perciò Alitalia serve a portare gli Italiani all’estero molto più che a portare stranieri in italia. A parte che la quota di mercato di Alitalia nel traffico aereo da e per l’Italia è solamente dell’8%, cioè solo 1 passeggero internazionale su 12 vola Alitalia, una quota così ridotta che verrebbe riassorbita dai concorrenti nel giro di qualche mese al massimo.
E se Alitalia sparisse? Il suo posto a Roma verrebbe preso da qualcun altro meno elefantiaco, meno sovietico e a Milano c’è chi, come Air Italy, già ottiene buoni risultati nel rammendare i buchi lasciati da Alitalia nella connettività intercontinentale del cuore economico del Paese.
Alitalia è un mostro creato dall’ignavia dei politici, dall’ignoranza dei media, dalla propaganda “populista” condivisa da tutti gli schieramenti politici, in definitiva dalla mentalità anni ’70 che pervade il Paese e porta a cercare qualsiasi scusa per fare deficit chiamandolo “flessibilità”, a creare mostri come quota 100, reddito di cittadinanza, flat tax e ad accumulare debito, sempre mantenendo in vita la Linea Aerea Più Puntuale nel battere cassa allo Stato e chiedere privilegi e favoritismi rispetto ai concorrenti.
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La Svizzera ha tranquillamente lasciato fallire la sua prestigiosa – quella sì – Swissair; la subentrata Swiss è, se non sbaglio, nell’orbita di Lufthansa. Ma, si sa, gli svizzeri sono tonti, hanno inventato nella loro storia solo l’orologio a cucù, mentre noi…
Alcuni punti realistici, molti gli opinabili, l’ennesima critica su una categoria ormai distrutta, l’unica cosa certa è quando parli dell’ignoranza dei mass media di cui a buon titolo fai parte.
Vuoi scommettere che asdurico2 è uno steward-hostess di Alitalia ? Forse quella stessa hostess, ormai in ben remunerata pensione, che qualche anno fa diventò agit-prop sugli schermi televisivi nazionali ? Quando, molti anni fa, si volava con Alitalia, la cosa che colpiva il passeggero non era tanto la strepitosa puntualità dei voli, bensì il tanto simpatico ( ? ) dialetto del ” grosso capoluogo della Regione Lazio ” usato da tutto il personale di volo.
come sempre ineccepibile
Tutta la storia dell’Alitalia assomiglia come una goccia d’acqua alla storia del paese: di fatto fallito, finito, ma che vuole far pagare il fallimento agli altri.
O no?