Ecco le cinque capitali del manifatturiero innovativo globale

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19 Gennaio 2022

Benché siano oramai trascorsi più di due secoli dall’avvio della Rivoluzione industriale, in pieno XXI secolo il settore manifatturiero continua a essere la pietra angolare dell’economia globalizzata. Tra i leader del comparto vi sono nazioni europee come Germania e Italia, super-potenze come USA e Repubblica Popolare Cinese, grandi paesi asiatici come India, Corea del Sud e soprattutto il Giappone, che già negli anni Ottanta dava filo da torcere all’Occidente; e ancora meritano una menzione il Brasile, il Messico, il Sudafrica.

Ma quali sono le capitali del manifatturiero globale più innovativo? Sono almeno cinque le metropoli di indubbio rilievo: Pechino-Tianjin, Mumbai-Aurangabad e Seul in Asia, Boston nelle Americhe, Dresda in Europa. Qui i colossi industriali di calibro internazionale e le più forti “multinazionali tascabili” inaugurano i loro laboratori e le loro fabbriche di punta, qui si addensano università, centri di ricerca e giganti del VC.

BOSTON

In Nordamerica il polo dell’innovazione manifatturiera per eccellenza è Boston. Anche se non è un hub finanziario al livello di New York, Boston vanta asset essenziali e imprescindibili per ogni innovatore che vuole scalare: ospita difatti BA,VC, CVC, banche (la dimensione finanziaria, dunque, è comunque importante: oltre il 7% della capacità globale di investimento a livello VC è a Boston), ma soprattutto centri di ricerca, atenei, laboratori di multinazionali con oramai consolidate capacità di innovazione dirompente e sistemica. Il MIT, banalmente il maggior politecnico del mondo, ha sede nell’area di Boston, così come hanno sede nella capitale del Massachusetts o nei suoi paraggi università eccellenti del calibro di Harvard, Northeastern University, Boston University e via discorrendo. Ancora, è in Massachusetts, e per giunta a Boston, l’acceleratore probabilmente più famoso al mondo: MassChallenge.

Kendall Square (Cambridge) è uno dei grandi epicentri dell’innovazione globale, e molte aziende italiane in cerca di nuove idee e know-how scelgono l’area di Boston come loro ineludibile punto di approdo negli USA: è il caso, per esempio, di Enel e Piaggio, rispettivamente con l’Enel Innovation Hub e con Piaggio Fast Forward; ma in generale anche una PMI in espansione attiva in settori come la robotica, il biotech, i big data, le energie alternative può trovare nella capitale del New England “pane per i suoi denti”. E chi vuole affacciarsi per la prima volta sul mercato statunitense può senz’altro partire da Boston, in un contesto meno gigantesco e caotico della California e più familiare, più “europeo”, del Texas. Rispetto alla tanto celebrata Silicon Valley, Boston ha un ulteriore e preziosissimo vantaggio: il fuso orario, che consente di fare call e telefonate da un capo all’altro dell’Atlantico senza costringere una delle due sponde ad alzarsi all’alba o restare svegli sino a tarda sera. Infine, Boston è ad appena quattro ore di auto da New York: il che significa che è facile, per chi opera qui, raggiungere in fretta la più importante piazza finanziaria del mondo. Non è poco.

PECHINO-TIANJIN

Pechino non è solo la capitale della seconda grande potenza del pianeta, la megalopoli dove si concentrano i centri decisionali di un paese da oltre 1,3 miliardi di abitanti, ma il cervello e il cuore pulsante del settore manifatturiero cinese. Alcune delle migliori università di tutta la Cina (e dell’intera Asia) hanno sede a Pechino, quali a mero titolo di esempio la Peking University, la Normale di Pechino (detta Beishida), la Tsinghua. Molti colossi di comparti strategici per l’economia internazionale come la farmaceutica, l’edilizia hi-tech e l’elettronica aprono almeno una filiale nella capitale cinese, e lo stesso fanno diversi giganti delle IT e del biotech. Come risultato le startup deeptech si moltiplicano, e nel 2020 avevano sede a Pechino ben 93 unicorni, come lo spinoff di Alibaba e soprattutto ByteDance, che grazie a fenomeni digitali come il famoso TikTok vale 37 miliardi di euro.

Pechino gode poi di un ulteriore, significativo vantaggio. La metropoli gemella di Tianjin è la quarta di tutta la Cina, con i suoi 13 milioni di abitanti, si sta posizionando come un polo globale in industrie ad alto potenziale quale l’aerospaziale (la New Space Economy in Cina è sempre più florida), la telefonia e le tlc, il greentech, il new automotive. E anche Tianjin può contare su atenei di vaglia, come la TJU (con il suo parco tecnologico) e la Normale di Tianjin. È forse superfluo, ma comunque doveroso aggiungere, che operare in Cina non è per tutti: servono muscoli corporate, di cui le grandi  aziende nipponiche, germaniche e soprattutto nordamericane dispongono, ma non le PMI italiane, francesi o spagnole. La Cina del 2022 non è quella del 2002.

DRESDA

Ai tempi del comunismo la DDR, più conosciuta da noi italiani con il nome di Germania est, era immersa nella stagnazione dello statalismo marxista. E tuttavia, in virtù della pianificazione tipica del blocco sovietico, era stato deciso che in Sassonia si sviluppasse la microelettronica, e il regime dedicò ingenti risorse al processo di startup. Oggi, a distanza di più di vent’anni dal crollo del Muro di Berlino e dalla fine del comunismo, Dresda è risorta dalle sue ceneri, ed è il polo manifatturiero più innovativo e dinamico del Vecchio Continente, e la Sassonia è stata persino soprannominata la Silicon Saxony, grazie alla presenza di PMI leader in varie nicchie della microelettronica, della sensoristica, dell’ottica ecc. L’omonima associazione vanta quasi 400 membri, che fanno di questo cluster uno dei più appetibili per le PMI da altri paesi europei a caccia di sinergie tecnico-scientifiche e/o industriali. Si tratta di nomi sconosciuti ai profani, ma familiari ad esempio a chi è un frequentatore della SSI Conference.

Operare a Dresda significa dunque potersi confrontare con l’eccellenza della microelettronica, e considerando che la microelettronica è oramai pervasiva, e che costituisce una condicio sine qua non rispetto dell’Industria 4.0 e dell’automotive (infatti è molto dinamico anche il cluster dell’Autoland Saxony), non ingenera stupore che siano presenti nel Land attori come Bosch, Volskwagen, Infineon, BMW, Globalfoundries ecc. Grazie poi ai suoi ottimi atenei e centri di ricerca, persino università straniere scelgono di aprire un campus in Sassonia (è il caso della Lancaster University Leipzig), e a Dresda si tiene ogni anno il maggior appuntamento per gli investitori manifatturieri tedeschi (ed europei). Infine, il Land dispone di due aeroporti internazionali.

MUMBAI-AURANGABAD

Mumbai è la megapoli più importante dell’Asia meridionale, un centro finanziario, industriale e commerciale di prim’ordine (e il fulcro dell’industria cinematografica indiana, dal momento che Bollywood è un rimando all’antico nome di Mumbai, Bombay). Con i suoi 18 milioni di abitanti, Mumbai gode di una riserva di manodopera gigantesca: è anche per questo che molte grandi corporation indiane hanno sede qui. Il 5% del PIL e il 70% delle transazioni finanziarie dell’intera India vengono generati a Mumbai, che dispone di un enorme porto (il principale, in realtà, della nazione) e vanta i migliori collegamenti aerei del subcontinente con i paesi del Golfo e del Sudest asiatico.

A Mumbai hanno sede eccellenti atenei, quali una sede del rinomatissimo Indian Institute of Technology (IIT), la University of Mumbai, il Tata Institute of Social Sciences nonché il suo omologo tecnologico, lo St. Xavier’s College ecc. Se l’India sta emergendo come la nuova fabbrica del mondo, dopo il Regno Unito due secoli fa, gli Stati Uniti nel secolo scorso e la Cina al giorno d’oggi, si può senza timore pensare a Mumbai come all’unità produttiva più rilevante; qui operano aziende ICT, tessili, farmaceutiche, meccaniche, inclusi colossi come il gruppo Tata, Reliance Industries, Hindustan Unilever e grandi banche.

Nella metropoli operano importanti VC. Per unicorns, dopo Bangalore (che si è specializzata nel digitale) e Delhi, c’è appunto la capitale del Maharashtra: nel 2021 ne ha totalizzato 21, e gli esperti presagiscono nei prossimi anni una crescita ancora più impetuosa, trainata proprio dai tanti studenti STEM che accorrono da ogni parte del paese per studiare e fare impresa qui. E così come Pechino può contare su Tianjin, Mumbai conta su Aurangabad, città di appena 800mila abitanti molo forte in settori manifatturieri come l’automotive, l’ingegneria ecc. Vari colossi internazionali come ad es. Siemens, BMW, Skoda hanno impianti nella vasta periferia industriale della città; e ad Aurangabad c’è la BAMU, una delle più apprezzate università di tutta l’India.

SEUL

A dispetto della sua fama digitale, la capitale della Repubblica di Corea (meglio nota come Corea del Sud) non è soltanto ICT. Anzi. In effetti il manifatturiero vale in Corea del Sud quasi il 28% del PIL, un dato che non ha eguali in Europa (e supera persino quello cinese). Numerose eccellenze manifatturiere sudcoreane si concentrano a Seul, benché la cantieristica prosperi ovviamente nelle aree costiere. Come negli altri poli manifatturieri globali, anche a Seul si concentra il meglio dell’accademia sudcoreana. Tanto per citare alcuni nomi significativi, qui hanno sede la SNU, ottima research university, con i suoi tre campus; la Yonsei University; la Korea University (questi tre atenei costituiscono, insieme, l’Ivy League del paese, e sono identificati con l’eloquente acronimo di SKY).

Molte delle più importanti aziende manifatturiere sudcoreane hanno il loro quartier generale a Seul: è il caso di Samsung, Daewoo, Hyundai, LG ecc. Anche buona parte della finanza del paese si concentra a Seul, e grazie anche a un forte sostegno amministrativo (è stato lanciato un fondo municipale da oltre un miliardo di euro) le startup si stanno moltiplicando. Rispetto ad altri hub dell’innovazione, come Singapore, Pechino o Shenzhen, Seul ha sia una fortissima tradizione industriale, sia un governo democratico: questo rassicura gli investitori stranieri e i talenti, che non devono temere – nel caso la loro startup inizi a scalare sul serio – interferenze delle autorità paragonabili a quelle che si verificano nella non lontana Cina. La libertà, tanto a Seul che a Dresda, rimane il miglior lievito dello sviluppo.

TAG: boston, Dresda, futuro, innovazione, manifatturiero, Mumbai, pechino, Seul, startup
CAT: Innovazione, macroeconomia

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