Albo etico d’impresa: della necessità di vivere

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22 Giugno 2017

Giulio Trevisani è un tipo ostinato. È  il Presidente di un’associazione da lui fondata. Si chiama Art 4. Alcuni anni fa ha perso il lavoro. Era un libero professionista. Come molti è  stato travolto dalla crisi. Giulio ha molto sofferto e con lui tutti coloro che all’Associazione si sono avvicinati. Ha bussato a molte porte. Ha scritto. Ha mandato mail. Fatto telefonate. Ha convocato incontri pubblici. E il tema è  sempre stato lo stesso. Se sono artigiano, imprenditore, un libero professionista e sono investito dalla crisi; se le banche mi chiudono i fidi e i bocchettoni da cui arrivava la liquidità  minima per respirare; se l’Agenzia delle Entrate e la cassa previdenziale m’inseguono mentre non arrivano più  flussi di danaro: che posso fare? Se ho più  di 50 anni, e se le mie condizioni professionali sono quindi diverse da quelle di un ventenne ancora in famiglia: come posso essere aiutato?

Questi temi Giulio li ha intrecciati tante volte anche con altre associazioni. Quando si racconta una storia come la sua, viene narrata la vicissitudine  di un uomo che passa dalla tranquillità  economica a l’ansia di vivere. Dal coraggio di parlare al disagio di farsi vedere: perché gli occhi non possono ingannare chi ti guarda. Quando stai male e stai male davvero, quando pensando alla vita pensi anche alla morte, è  allora che diventa fondamentale trovare qualcuno che ti sorregga. Ieri a Villa Scheibler a Milano, finalmente, dopo tanto insistere, Giulio è  riuscito a proporre la sua idea alla presenza di una platea di politici e di sindacalisti. In sintesi: un albo d’impresa in cui fornire – grazie all’intervento delle istituzioni – a quanti hanno smesso di lavorare per cause di forza maggiore, gli strumenti tecnici per ricominciare. E poi magari la restituzione – tramite garanzia – di una rinnovata bancabilità con un piano di rientro. Un progetto che si prefigge, nella sua creatività, di allargare anche l’inserimento di quanti, over 50, hanno perso il lavoro all’interno di quelle Start -up composte da giovani  che spesso hanno bisogno di qualcuno che abbia esperienza. Fino alla costituzione di una cittadella del lavoro.

Giulio ha chiamato a raccolta le forze politiche. A rispondere ieri per la prima volta sono stati: Anita Pirovano, Sinistra per Milano; David Gentili, Pd; Matteo Forte, Milano Popolare (ex Ncd); Danilo Margaritella Segretario Generale lombardo Uil; Massimo Ferlini: Fondazione Welfare Ambrosiano. Presenti anche: Cgil e Cisl e il Presidente dell’VIII Municipio. A Giulio la soddisfazione di aver messo un primo tassello. Il suo volto tuttavia, dice più  di ogni altra cosa. Dice quanto restare senza lavoro possa costare in termini umani. Perché parliamo di braccia e di lavoro: quindi alla fine di uomini, di donne, di persone che cercano solo il diritto a poter vivere o almeno sopravvivere, senza dover strisciare. Camminando semmai a testa alta nel rispetto della propria dignità. Una cosa che non è né di destra né di sinistra. Le soluzioni possono trovarsi solo con il contributo di tutti. Chi ha fame di rispetto, non può più aspettare.

Giulio Trevisani

Danilo Margaritella, Segr Gen Uil Lombardia

Matteo Forte (Milano Popolare)

Massimo Ferlini

Anita Pirovano

 

TAG: Albo Etico d'impresa, Art.4, Giulio Trevisani, Lavoro, milano
CAT: Milano

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