La musica bisestile. Giorno 120. Gianni Morandi

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3 Novembre 2018

Per anni era stato un mero prodotto industriale, il ragazzino per bene che fa sognare le figlie della borghesia. Ma nel 1972, all’inizio degli Anni di Piombo, lui di quell’immagine non sapeva più cosa farsene

 

IL MONDO CAMBIERA’

 

A me Gianni Morandi è sempre piaciuto. Ero un bambino e le sue filastrocche le trovavo melodiose, sempre diverse, facili da imparare. Meglio lui di Claudio Villa. Meglio lui di Massimo Ranieri. Mio cugino Massimo, anche lui, era fissato, e cantava a memoria “La fisarmonica”, e mi pare che andassimo solo in prima elementare. Dopodiché, alla fine degli anni 60, avevo scoperto che lui non faceva che tradurre in italiano le migliori canzoni straniere del momento, e quindi iniziai a disprezzarlo.

“Il mondo cambierà”, 1972

Perché ascoltare “Scende la pioggia” se l’originale “Eleanore” dei Turtles è molto meglio? Lo stesso vale per brani di Paul Anka, di Neil Diamond, e via di seguito. Ciò che non sapevo è che, esattamente nello stesso momento, l’intera macchina da soldi che lo aveva spinto per oltre un decennio si era fermata, e che lui stesso fosse stufo del suo ruolo di ragazzetto della porta accanto. Sicché, insieme a Franco Migliacci, scrisse un disco completamente diverso. Primo: le cover vengono dichiarate tali. Secondo: accanto ad un paio di stucchevoli canzoni d’amore ci sono i brani migliori, e sono canzoni di impegno sociale, quasi politico.

Tutto nasce dall’inizio degli anni di piombo, e l’orrore che aveva colpiti il giovanotto bolognese ed il suo musicista, Franco Migliacci. Si nota uno sforzo tremendo e la totale mancanza dell’usuale pragmatismo, ed anche se nella canzone principale c’è una sorta di happy end quasi infantile. Dopo questo disco, che vendette bene ma non benissimo, Morandi era considerato finito. Era stato creato con uno scopo, che non osasse ribellarsi. E comunque stava diventando troppo vecchio per le ragazzine.

Lui si iscrisse al Conservatorio per studiare e diventare un vero musicista ed un vero cantautore. Dieci anni dopo, con una canzone bellissima e terribile, scritta per il divorzio da sua moglie (“Uno su mille”) Morandi resuscitò e divenne il fenomeno che è ancora oggi. Ma a me piace ricordare quell’ultimo tentativo, mezzo riuscito, di restare aggrappato all’infanzia e ad un mondo che spariva, ma cercare di capire che, fuori dal palazzo di vetro, la gente morisse senza un perché.

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CAT: Musica

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