La musica bisestile. Giorno 24. The Moody Blues

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16 Settembre 2018

Oramai ce lo siamo dimenticato, ma senza di loro il rock ed il pop avrebbero perso una serie di meravigliose scale armoniche ed i primi testi che, a metà strada tra religiosità e fantascienza, cercavano le risposte necessarie per l’umanità del futuro

THIS IS MOODY BLUES

 

Daniele ed io avevamo un gioco di quelli che si fanno quando ti annoi a lezione e non puoi muoverti dal banco. In calce ad ogni pagina dei Promessi Sposi, l’uno a destra, l’altro a sinistra, scriveva il nome di una band o musicista. Dopo le prime 100 pagine, naturalmente, la maggiore conoscenza di Daniele cominciò seriamente a mettermi in difficoltà. Lui scriveva un nome a me sconosciuto, io facevo la faccia del tonno tonto di Bitonto, e lui mi elencava qualche canzone famosa che io, purtroppo, non conoscevo. Finché non scrisse The Moody Blues ed io scossi la testa scettico.

“This is Moody Blues”, 1974

Incredulo, Daniele mi disse: Questi li conosci, mi stai prendendo in giro. Nella pausa fischiettò Nights in White Satin. Ovvio, la conoscevo, ma non sapevo di chi fosse. Non so quanto tempo dopo, in un negozio di dischi, trovai un loro disco e me lo fecero ascoltare: una palla di musica finta classica, troppi violini, testi da rincoglioniti incalliti. Mi dissi di no, che con i pochi soldi che avevo sarebbe stato meglio andare sul sicuro, e ricordo che comprai Desperado degli Eagles ed I gotcha di Joe Tex. E fui contento di averlo fatto.

Anni dopo, a Barletta, sotto le armi, un mio compagno di camerata aveva questa doppia cassetta, e l’ascoltava quasi ininterrottamente. Sarà stato l’essere chiuso in gabbia, sarà stata la nostalgia della mia vita a Roma, sarà stato il martellamento, iniziai ad amare anch’io i Moody Blues, e comprai una copia di quella cassetta per 3mila lire. Tornato a casa, passavo intere giornate da solo: appassionato di politica, mi ero iscritto alla Federazione Giovanile Repubblicana, e prendevo la questione (giustamente) molto sul serio. In auto, visitando le sezioni del PRI dei paesini del Lazio, alla ricerca di giovani che avessero voglia di impegnarmi in politica, passavo ore ed ore alla scoperta dei dintorni di Roma, ma anche in una solitudine folle.

Ascoltavo i Moody Blues, quasi esclusivamente i Moody Blues. Mi erano entrati nel sangue, nella testa, nel cuore. Mi facevano compagnia. Ridevo dei testi, dell’ingenuità patetica, quasi da chierichetto scemo, con cui affrontavano temi come l’inquinamento, la guerra, il disagio sociale, il sopravvento della tecnologia sull’uomo, le relazioni sociali, l’amore. Ma le armonie sono ancora oggi assoluta avanguardia, nessuno sviluppava melodie simili. In questo disco ci sono almeno dieci canzoni indimenticabili, ed esagero per difetto.Ed una volta, il giorno dopo la rottura con la mia fidanzatina di allora, mi fermai sotto la pioggia, a cavallo tra Segni e Velletri, e mi addormentai al lato della strada ascoltando per l’ennesima volta le voci di Justin Hayward e compagni. La batteria si scaricò, e dovetti spingere, con un contadino seduto al posto di guida che faceva ripartire la Fiat 850 di mia nonna, che è stata il mio Ronzinante, ma anche il mio Varenne, e che nei miei sogni è ancora l’unica auto che io abbia mai guidato.

Un milione di anni dopo, in una notte a Zurigo, Leonardo ed io discutevamo di scale ed accordi, ed io mi accorsi che una delle peculiarità più straordinarie dei Moody Blues era la scelta delle scale e della sequenza di accordi – tutto un patrimonio preso dalla musica classica, si badi bene, ma costruito con grande professionalità. I testi, scoprii, erano solo un incidente sulla via di un importante rinnovamento musicale. Ed oggi vi dico: senza i Moody Blues, i Beatles sarebbero stati diversi, e l’intera musica degli anni successivi, dai Queen al pop metallico, avrebbe avuto altri giri armonici. Oggi, quando ascolto questo disco, mi innamoro della grande fortuna che ha accompagnato la mia vita, e della pienezza di sentimenti ed emozioni che mi hanno travolto e reso ciò che sono. Non sono mica il melancholy man, doing what I can, no no no. Io sono my see-saw, che cavalca nella strada al mio posto, strabiliando tutti. This, is Moody Blues.

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CAT: Musica

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