La musica bisestile. Giorno 292. Le Orme
Il primo grande complesso prog italiano ad aver sfondato nel mercato internazionale, pruima dell’esplosione delle sue contraddizioni e della triste diaspora che dura tuttora
FELONA E SORONA
Dalla turbinosa galassia beat veneziana, a metà degli anni 60 uscirono gli Hopopi, una band a metà tra il rock psichedelico ed il rock etnico, guidata da Tony Pagliuca (tastiere) e Michi dei Rossi (batteria), che si sciolse, come avveniva spesso a quei tempi, perché i componenti partivano per il servizio militare, per l’università, o si sposavano. Loro stavano anche pensando di smettere, quando Aldo Tagliapietra, un altro dei ragazzi che girava in quella scena, li convinse a registrare quattro brani di musica classica suonati come facevano i Nice di Keith Emerson, un misto tra rock ed elettronica.
Avrebbe potuto finire lì. Invece è capitato che Gianpiero Reverberi, uno dei produttori musicali più famosi di sempre, ascolta le loro versioni di Bach e decide che questi ragazzetti veneziani sono ciò che si sta aspettando, e li porta in studio, con il nome di Le Orme, per un intero album, prima che i tre ragazzi abbiano mai fatto un solo concerto ed abbiano una qualche scaletta. Quando esce “Collage”, nel 1969, è il primo disco italiano di prog, due anni prima dell’esordio della PFM. Il disco ha un effetto incredibile, a prescindere dalle vendite. Racconta Tagliapietra: “Mi chiamò Gianpiero e mi disse che c’era un inglese che voleva suonare con noi, che ci aspettava in studio. Si chiamava Peter e ci trovammo benissimo. Siccome avevamo bisogno di una chitarra solista, rimase con noi. Naturalmente sapevamo chi fosse, ma credevamo che fosse musica che, in Italia, non conoscesse nessuno. Solo al primo concerto, quando la gente iniziò ad andare a fuori di testa, vedendolo, ci siamo resi conto di chi diavolo fosse”.
Era Peter Hammill, il leader dei Van der Graaf Generators. Tra il 1970 ed il 1973, mentre PFM e Banco registravano i primi capolavori, le Orme erano già ovunque: li facevano suonare in RAI con l’accompagnamento dell’Orchestra Stabile di Canzonissima, e poi giravano l’Europa come leader di un movimento musicale che in Gran Bretagna e Germania era già in auge, e da noi soltanto in nuce. Un esempio. Nel 1973, l’intero tour europeo di una giovane band inglese, venne fatto insieme alle Orme, perché aumentassero gli spettatori. Quella band, come si vede nella foto, dove ci sono tutti insieme, sono i Genesis. Nel 1974 e nel 1975 Peter Gabriel canterà sul palco con le Orme nei loro concerti inglesi. I due dischi principali di quest’epoca sono “Uomo di pezza”, e “Felona e Sorona”. Due capolavori, studiati nei minimi particolari fin nelle copertine, e che hanno creato i presupposti per il successo mondiale della band.
Quando Hammill torna ai Van der Graaf, il suo posto viene preso da Tolo Marton, un altro veneziano già famoso, bravissimo, con cui la band si trasferisce in America per registrare un album di vecchi brani riarrangiati in inglese, e poi il disco nuovo, “Smogmagica”, di cui fa parte “Amico di ieri”, che è da sempre una delle canzoni che amo di più, e vi ho aggiunto in calce alla nostra lista di video. Purtroppo è l’inizio della fine. Uno alla volta, tutti i componenti originari della band vengono estromessi, e nuovi musicisti usano il nome di Le Orme per portare canzonette assurde a Sanremo. Ancora oggi, se Marton, Tagliapietra e Pagliuca suonano insieme, lo fanno con i loro nomi, il marchio Le Orme, affogato nel fango, è in mano altrui. Per fortuna il passato non lo si può cambiare, e noi possiamo considerare quei cinque anni tra il 1970 ed il 1975 l’arco di tempo in cui l’Italia aveva una delle migliori band del mondo, e nessuno se ne accorse, se non alcuni degli addetti ai lavori.
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