La musica bisestile. Giorno 346. The Proclaimers

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24 Febbraio 2019

Una delle band più politicizzate al mondo. due gemelli che cantano l’orgoglio del popolo scozzese, scrivono l’inno dell’Hibernian Edinburgh, cantano per liberare un condannato a morte e perché la Scozia resti nella UE

SUNSHINE ON LEITH

 

Due fratelli gemelli e una chitarra. Da noi, magari, ne salta fuori il Duo di Piadena, o i Vianella. In Scozia diventano la rock-band politica più arrabbiata e incisiva del loro tempo, con un nome (i proclamatori) che è tutto un programma. Cantano della diaspora scozzese, dovuta alla miseria, ed agli scozzesi che piangono casa dall’America, della pesca che sfama ogni anno meno famiglie, cantano della frustrazione e della depressione di un popolo che ha un grande orgoglio, ma non ha lavoro, è ai bordi dell’impero, è un’area dimenticata dalla politica che si fa a Londra. Non so se voi ci siete mai stati, in Scozia.

“Sunshine on Leith”, 1988

È una terra di una bellezza da spezzare il fiato. Anche se Leith, il paese in cui i gemelli Reid sono nati e cresciuti, è nel sud, vicino ad Edinburgh, lontano dai panorami strabordanti malinconia e bellezza di Inverness, delle Orcadi ed in generale di tutto il Nord. Non sono mai stato lì, a Leith, ma è l’insenatura del Firth of Forth, che i Genesis hanno immortalato in “Selling England by the Pound”. Da Leith ci dev’essere uno squarcio di mare davvero impressionante. Questo disco racconta la storia di una generazione di ragazzi di Leith, della loro voglia di tornare, perché la vita li ha allontanati, delle amicizie immortali, del significato del mare in ogni singola attività.

Il disco è talmente famoso, specie in Scozia, che poi è divenuto un musical e, sei anni fa, un film di struggente nostalgia, fatto del blu del porto (che è anche nella copertina del disco), del rosso delle carene delle navi, e dell’assenza di quasi qualunque altro colore, se non il verde bluastro del muschio gonfio di pioggia. Ho visto il film, con i sottotitoli in inglese, e mi è venuto da piangere più volte. Ma ho capito ancora di più l’orgoglio ed il fortissimo senso di appartenenza di questi due fratelli, che sono certo divenuti ricchi, ma che vivono ancora nelle case in cui sono nati. Sono due figure importanti del Partito Nazionalista Scozzese, ed hanno suonato ovunque gratis, nel 2007, per sostenere la campagna nel referendum per l’indipendenza e poi, qualche anno più tardi, hanno suonato contro la Brexit, a favore della prosecuzione dell’esperienza nell’Unione Europea.

Loro sono stati alla testa del comitato per la liberazione di Kenny Richey, uno scozzese, naturalizzato americano, tornato in condizioni psichiche difficili dalla guerra in Iraq, che era stato condannato a morte per aver dato fuoco ad un palazzo in cui erano morte una mamma ed una bambina di due anni – una sentenza basata sul fatto che in quel palazzo viveva la sua ex fidanzata, e che lui aveva giurato di ammazzarla, perché al ritorno dall’Iraq era sparita con i soldi ed i mobili di Kenny. Dopo una lunga campagna, i gemelli Reid ed i loro avvocati riuscirono a dimostrare che Richey non poteva essere stato colpevole, perché si trovava altrove, e l’ex marine è stato liberato ed è tornato da eroe in Scozia, dopo 21 anni di prigione. Come molte delle persone estremamente impegnate nella vita pubblica, i gemelli Reid non hanno (ufficialmente) nessuna vita sentimentale. Il fatto stesso che passino gran parte dell’anno condividendo la grande casa in cui sono cresciuti lascia pensare che non siano riusciti a costruirsi una famiglia.

Lo dico perché ho sempre trovato interessante una dichiarazione di Craig Reid in proposito, die oltre 20 anni fa: “Charlie ed io abbiamo tutte le qualità e le idiosincrasie di due gemelli omozigoti e quindi identici. Abbiamo scoperto insieme il nostro amore forsennato per la natura, le lunghe marce, il mare, la pesca, il popolo scozzese. Abbiamo scritto molto testi, sia di politica che per delle canzoni, che descrivono questo impegno, che per noi è sempre stato al centro della nostra vita, perché non credevamo che avremmo potuto vivere tutta la vita facendo, come facciamo i menestrelli. I momenti migliori sono le emozioni che proviamo, guardandoci negli occhi, stando uno accanto all’altro, di fronte ad una moltitudine, ed avere una sensazione fortissima, quasi fisica, che il nostro sangue ed il loro sia lo stesso, che siamo un’unica grande famiglia”.

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CAT: Musica

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