La musica bisestile. Giorno 82. The Tubes

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16 Ottobre 2018

REMOTE CONTROL

 

C’erano una volta due band giovanili di Phoenix che nel 1972 decisero di lasciare la noia dell’Arizona e tentare la fortuna in California. Avevano una cosa in comune: quella di mischiare l’esibizione musicale con parti di ballo e con la costruzione di un tema, simile al Teatro Canzone italiano (inventato da Giorgio Gaber e Sandro Luporini), ma che prendeva più che altro ispirazione da Broadway e dal “Rocky Horror Picture Show”, cercando di costruire ogni volta una realtà alternativa, uno spettacolo che fosse un mondo a sé – un concerto che diventa una storia da raccontare per suoni, ma anche per coreografie.

“Remote control”, 1979

Il manifesto politico-culturale che lanciarono nel primo spettacolo da band congiunta, “White Punks on Dope”, era incentrato sulle contraddizioni tra la voglia di libertà e la follia del punk da un lato, e la prigionia delle droghe e degli “obblighi sociali” della rivolta contro l’establishment, ma anche contro gli hippies, il buonismo del folk, insomma tutto, dall’altro. Da noi c’era la Hallucination Company, un gruppo di tdeatro muiscale viennese, nel quale muoveva i primi passi, come bassista, Falco. In Francia, Michel Fugain aveva tentato qualcosa di analogo (ci arriveremo). In Italia c’erano stati i Gufi, ma facevano parte, puiuttosto, della cultura del cabaret e del tabarin…  Oltretutto i Tubes arrivano molti anni dopo, quando da noi i tempi non erano maturi: infatti, in Europa, nessuno ha mai saputo che esistessero, ma tra i loro fan più sfegatati, che hanno cantato cover di loro brani, ci sono gli artisti più disparati: Peter Gabriel, Nina Hagen, Alice Cooper (che produsse il loro primo album), Frank Zappa e Bob Geldof.

Alcuni dei loro spettacoli sono divenuti poi dei film, oppure sono stati replicati nei teatri di tutti gli Stati Uniti per anni, e comunque sono tuttora la base della cultura punk intellettuale del West americano. Tra tutti gli spettacoli che ho visto io (in video, mai dal vivo, purtroppo), quello che mi ha impressionato di più è lo spettacolo di rock elettronico sull’influenza della TV sulla crescita dei bambini e sulla rivoluzione educativa che è alla base del riflusso degli anni 80 – sintetizzato poi in questo album straordinario. Lo spettacolo venne prodotto da Todd Rundgren, che era certamente nel periodo migliore dei suoi Utopia, e ricercava una via d’uscita rock da un mix di jazz, di elettronica, di punk, che poi – in questo secolo – è stato tentato solo un’altra volta, dagli U2.

Ma ai tempi di “Remote Control” Bono e The Edge erano ancora degli sbarbatelli, ed i Tubes, insieme a Todd Rundgren, guardavano a Howard Jones, a Laurie Anderson, e soprattutto a Gary Numan. Ve li propongo, sperando che abbiate la pazienza e la flessibilità necessari per accettare qualcosa che, visto a 40 anni di distanza, potrebbe sembrare plastificato. Vi assicuro che, in quegli anni, vederli suonare e ballare faceva veramente mozzare il fiato. E se vi capita, a Londra o a New York, andateli a vedere. Il cantante Fee Waybill ed il chitarrista Bill Spooner hanno tenuto iniseme il gruppo fino ad oggi.

 

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CAT: Musica

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