La Galcante, quasi museo, quasi edicola, quasi archivio

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8 Giugno 2016

Nel primo arrondissement di Parigi, a un isolato dal Louvre, c’è un posto che se fosse un museo, sarebbe il principale museo della carta stampata francese dalla Rivoluzione a oggi, se fosse un’edicola, sarebbe la più fornita della storia e se fosse un archivio, conserverebbe una delle più vaste collezioni di giornali al mondo. La Galcante non è né un museo né un’edicola né un semplice archivio. La Galcante prende il suo nome dalla crasi di due parole francesi, galerie (galleria) e brocante (commercio di anticaglie) e al suo interno custodisce quasi dieci milioni di copie originali di quotidiani e riviste pubblicate dalla fine del Settecento ai nostri giorni. La Galcante è tante cose: una specie di luogo sacro per  gli appassionati di giornalismo, un paradiso in terra per i collezionisti di carta stampata, una gigantesca miniera di informazioni per studiosi e ricercatori e qualcosa d’altro che non si riesce a definire.

La storia della Galcante comincia nel 1975 quando Christian Bailly, un giornalista, collezionista di giornali e storico francese soprannominato “la mémoire de la presse française”, decide di aprire un’attività commerciale un po’ fuori dagli schemi: un’edicola specializzata nella vendita di vecchi giornali. L’idea della rivendita di giornali antichi e vintage funziona. Giorno dopo giorno, La Galcante arricchisce il suo archivio e attira sempre nuovi clienti. La maggior parte della gente ci va per acquistare un “journal anniversaire”  – una copia del giornale uscita nel giorno in cui si è nati o in qualche altra data che merita d’essere ricordata – ma anche collezionisti e storici cominciano ad affacciarsi incuriositi dallo strano negozio. Nei primi anni Novanta gli affari della Galcante vanno bene, Christian Bailly ha bisogno di un aiutante e assume Jacez Kuzma, un giovane polacco arrivato a Parigi per un lavoro stagionale. Jacez Kuzma non tornerà più nel suo paese d’origine e una decina d’anni dopo diventerà il proprietario della Galcante, trasformandola in quella specie di museo, specie d’edicola, specie d’archivio che è oggi.

La Galcante si trova al 52 di rue de l’arbre sec, ma per raggiungerla non c’è bisogno di conoscere il numero civico: l’odore di riviste e quotidiani ci avverte della sua presenza ancor prima di attraversare il piccolo cortile che separa l’ingresso del negozio dalla strada. Una volta dentro ci si ritrova circondati da enormi scaffali zeppi di giornali ingialliti e punteggiati di muffe che sembrano lentiggini. Il grosso della collezione si trova sotto terra, nei 1200 metri quadrati di scantinati distribuiti su tre livelli che traboccano di carta stampata. I quasi dieci milioni di esemplari di giornali sono catalogati secondo quattro criteri: titoli della testate, cronologia, temi e personaggi. A volte le ragioni della classificazione sfuggono alla ragione e la stampa che riguarda Sophia Loren finisce nello stesso scaffale di quella di Edith Piaf. Fortunatamente Jacez Kuzma e i suoi aiutanti sono sempre lì, pronti ad accompagnare i clienti nel lavoro di ricerca.

Nello sterminato assortimento di giornali si trovano rarità che fanno gola a collezionisti di mezzo mondo: un paio di esemplari in ottimo stato di conservazione del quotidiano L’Aurore su cui Émile Zola scrisse il celebre J’accuse, una copia dell’Humanité, il più importante quotidiano comunista di Francia, che riporta in prima pagina la notizia della morte di Lenin, Libération del 16 aprile del 1980 che annuncia della dipartita di Jean Paul Sartre e un bel po’ di numeri del Journal, uno dei principali quotidiani francesi tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.

Nella Galcante è facile incontrare gente impegnata in ricerche d’ogni tipo: una costumista che si sta documentando sulla moda di fine Ottocento per uno spettacolo teatrale, uno studente di storia che spulcia i giornali del 1935-36 per ricostruire l’ascesa del Front Populaire, argomento della sua tesi di laurea o un ricercatore di medicina che sta raccogliendo informazioni sull’evoluzione dei trapianti d’organi in Francia. Pierre Aribaud, uno degli aiutanti di Jacez Kuzma, racconta che Martin Scorsese si è rivolto a La Galcante per la costruzione della scenografia del film Hugo Cabret. «Cercava dei giornali degli anni Trenta per allestire l’edicola della stazione in cui si svolge il film», dice Pierre. «Non voleva delle copie ma gli esemplari originali e noi glieli abbiamo forniti». Di aneddoti sulla Galcante ce ne sono molti, ma Pierre Aribaud ne ricorda uno in particolare: «Ad agosto del 2012 ero solo nel negozio, faceva caldo, Parigi era deserta e in giro trovavi solo turisti. A metà mattinata un signore australiano di origini francesi entra per chiedere delle informazioni. Scopro che era venuto a Parigi per fare una ricerca su un suo zio che aveva partecipato alla Resistenza francese ed era stato fucilato dai tedeschi. Gli dico che è capitato nel posto giusto e insieme cominciamo a cercare notizie tra i giornali. Dopo un paio d’ore troviamo un articolo che parla del gruppo di combattenti in cui si era arruolato suo zio. Erano stati traditi da un loro amico che li aveva venduti ai nemici. Il signore comprò tutti i giornali che potevano interessarlo e andò via. È finita che un paio d’anni dopo abbiamo ricevuto per posta un libro dall’Australia: l’autore raccontava la storia di un suo zio ucciso durante la Resistenza francese». Per questo è difficile dire cos’è La Galcante, perché La Galcante è anche questo.

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La Galcante, foto André Ferreira

La Galcante, foto André Ferreira

Pierre Aribaud con un giornale dei primi anni '80

Pierre Aribaud con un giornale dei primi anni '80

La Galcante, foto André Ferreira

La Galcante, foto André Ferreira

TAG: La Galcante
CAT: Parigi

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