Il terremoto del PD visto dalla Toscana

27 Febbraio 2023

La vittoria di Elly Schlein nelle primarie del PD non sorprende, ma in alcuni territori va oltre le aspettative. La netta affermazione nel nord e nella Toscana fa da contraltare a un sud rivolto a Stefano Bonaccini. Il presidente dell’Emilia Romagna sembra tenere nei luoghi dove i vecchi capibastone possono ancora dire la loro perché la maggioranza dei simpatizzanti del PD è ormai fuggita verso altri lidi.

Schlein vince dove il PD è un partito popolato da militanti e simpatizzanti che, pur essendo sempre meno, rappresentano ancora un blocco significativo. Si tratta spesso di una borghesia media e bassa, non più controllabile da nessun dirigente, che sente di poter star meglio solo se recupera terreno chi sta peggio. Un blocco sociale migliore dei politici che lo rappresentano.

In Toscana, Elly Schlein ha prevalso contro un’intera classe dirigente schierata con Bonaccini.

 

  • La differenza tra locale e nazionale

Nella regione rossa, la sconfitta dei miei vecchi compagni di partito post-comunisti, oggi amministratori e dirigenti, si è sommata a quella degli ex renziani. Un post della sindaca di Empoli Brenda Barnini, condiviso da un mio contatto, mi ha aiutato a comprendere le ragioni della sconfitta dei primi.

Barnini è una buona amministratrice che militava nella Sinistra Giovanile, non certo legata al renzismo. Nel tentativo di sostenere Bonaccini, ha però scritto un post per rimarcare le capacità di indirizzo politico del Presidente della Regione Emilia Romagna. Secondo Barnini, un bravo amministratore non può non avere una buona visione politica. Il ragionamento può essere anche giusto, ma non tiene conto delle differenze tra locale e nazionale.

Ormai questi piani sono talmente scissi che un segretario nazionale sembra praticare un altro sport rispetto agli amministratori. Chi sa vedere il futuro di città settoriali e specifiche come Prato o Siena può non essere in grado di confrontarsi in un contesto nazionale, così come non è una buona idea mettere un campione di pallavolo a giocare a basket.

Nel locale, il cittadino vive un costante rapporto con l’amministrazione basato sui servizi essenziali, dalla scuola alla manutenzione stradale, per questo il sindaco deve avere capacità di visione organizzativa oltre che una forte dose di empatia. Gli elettori si confrontano invece con il governo nazionale tramite leggi i cui effetti potrebbero essere prodotti dopo anni. Di conseguenza, il segretario deve avere una visione capace di indirizzare il dibattito politico e di istruire i cittadini circa la bontà delle proprie proposte. In questo contesto, non è importante tanto accontentare gli elettori quanto rappresentare le proprie classi di riferimento.

 

  • I compagni di viaggio

I miei vecchi compagni sono andati così a sbattere insieme agli ex renziani di Base Riformista. Anche in questo caso, si sono comportati come se fosse in ballo un’elezione locale, dove la figura del sindaco, i programmi e l’organizzazione sono preponderanti sui compagni di viaggio. A livello nazionale, invece, si valuta un candidato anche dalla sua squadra.

E non è stata una grande idea fare squadra con quella classe dirigente che anni fa si propose come la novità bonaria, per poi mostrare solo una grande arroganza. Politici come Dario Parrini, Andrea Marcucci, Simona Bonafè e Luca Lotti, furono accolti come eroi per essere oggi guardati come membri di una piccola associazione a delinquere. Sappiamo bene che il popolo è facile preda di emozioni, per cui forma immeritati giudizi, ma ciò non toglie che questa classe dirigente abbia fallito. Oggi, i componenti di Base Riformista tolgono più voti di quanti ne portano.

Ironia della sorte, sui social sono apparsi numerosi post che accusavano Schlein di essere sostenuta da leader fallimentari come Nicola Zingaretti, Andrea Orlando e Pierluigi Bersani. Per quanto non si possano lesinare critiche a questi maestri del “Vorrei ma non posso”, di certo alimentano molto meno rancore rispetto agli ex renziani. Insomma, si è vista la pagliuzza negli occhi dell’altro, mentre c’era la trave nei propri.

 

  • Quel che è stato e quel che sarà

Eppure non era difficile comprendere la realtà. Già ad ottobre 2018, il mio caro amico Valerio Fabiani si candidò alla segreteria regionale del PD Toscano. All’epoca non esisteva ancora Italia Viva, il partito era dominato dai renziani, mentre lui era sostenuto da Orlando e timidamente appoggiato da Zingaretti, che aveva appena esternato la volontà di candidarsi. Ponendosi contro quasi tutti i sindaci e i dirigenti, Fabiani raggiunse un più che dignitoso 35%, semplicemente affermando la sua contrarietà alle politiche di Matteo Renzi.

Questa classe dirigente è quindi stata spazzata via su molti livelli. Chi vorrà farci accordi e accordicchi in futuro dovrebbe pensarci due volte. I miei compagni post-comunisti sono invece dotati di un buon bagaglio culturale e possono continuare le proprie carriere se comprenderanno che la società non è più quella di 15/20 anni fa.

Elly Schlein e il segretario regionale Emiliano Fossi sembrano aver compreso questo cambiamento e avranno il compito di riconnettersi con l’elettorato. Dovranno dimostrare che non hanno raccontato parole vuote e che si può davvero portare avanti un’agenda riformista che unisca diritti sociali e civili. Non posso che augurare un buon lavoro a loro, oltre che ad Alberta Ticciati, la sindaca del mio paese appena eletta in Assemblea Nazionale.

 

Immagine da Facebook

TAG: Elly Schlein, Pd, primarie pd, stefano bonaccini, Toscana
CAT: Parlamento, Partiti e politici

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