Non è solo Trump vs Biden. Le elezioni americane del 2024

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5 Maggio 2024

Ci siamo quasi.
Mancano sei mesi al “primo martedì successivo al primo lunedì di novembre” quando, come vuole la Costituzione americana si terranno le elezioni.
Quel giorno gli americani non voteranno solo per l’elezione del Presidente dell’Unione.
Si voterà per un sacco di cariche elettive ad ogni livello.
In particolare, le scadenze più importanti riguardano:
–              Il rinnovo integrale della Camera dei Rappresentanti,
–              Il rinnovo di 34 dei 100 seggi del Senato degli stati Uniti,
–              la nomina di 11 Governatori.
La Camera dei Rappresentanti viene rinnovata completamente ogni due anni (negli anni pari) nei suoi 435 Rappresentanti, in altrettanti collegi uninominali, la cui definizione è fissata da ogni Stato in modo che ogni Collegio abbia all’incirca la stessa popolazione.
Conseguentemente, ogni Stato elegge un numero di Rappresentanti proporzionale alla sua popolazione, fermo restando che ogni Stato ha diritto ad almeno un Rappresentante: si passa così dai 53 Rappresentanti eletti dalla California all’unico Rappresentante eletto da Alaska, Delaware, Montana, North Dakota, South Dakota, Vermont e Wyoming.
Attualmente la composizione della Camera dei Rappresentanti vede:
–              Repubblicani (GOP) 217 seggi
–              Democratici (DEM) 212 seggi
–              Seggi vacanti: 6 (a seguito delle dimissioni tra gennaio e aprile del 2024 di 5 Rappresentanti GOP e di 1 Rappresentante DEM)
Tutte le previsioni sono orientate nel senso della conferma anche nel 2024 della maggioranza repubblicana (222-213 quella uscita dalle ultime elezioni del 2022).
Ma il vero cuore del potere Legislativo degli Stati Uniti è rappresentato dal Senato.
Come sempre avviene qui si gioca la battaglia decisiva.
Un Presidente in carica il cui partito non controlli il Senato vede, infatti, i suoi poteri fortemente condizionati.
Ruolo e funzionamento del Senato.
Il Senato è il vero il “luogo chiave” della politica americana.
Così hanno volute i fondatori e costituenti degli Stati Uniti, in modo da poter garantire il massimo contrappeso possibile, da un lato, al potere esecutivo del Presidente, dall’altro, al potere Federale rispetto a quello dei singoli Stati.
Derivano dalla volontà di perseguire questi obiettivi:
–              l’attribuzione al Vice Presidente degli Stati Uniti del ruolo di Presidente del Senato;
–              il numero limitato di componenti l’Assemblea (100);
–              la sua composizione (2 senatori per ogni Stato, indipendentemente dalla popolazione degli stessi);
–              la durata del mandato senatoriale (6 anni);
–              le modalità di elezione dei senatori: con il 17° Emendamento approvato nel 1913 l’elezione avviene a suffragio universale tra tutti gli elettori dello Stato, rinnovando un terzo dell’Assemblea ogni due anni;
–              i poteri conferiti. il Senato – che condivide il potere legislativo con la Camera – detiene in esclusiva il potere di approvare o respingere tutte le nomine del Presidente (comprese quelle dei Giudici della Corte Suprema) e di ratificare i trattati internazionali.
La composizione del Senato, le modalità di elezione e la durata del mandato senatoriale (6 anni) attribuisce ai suoi membri autorevolezza prestigio e, quindi, potere e i senatori hanno un ruolo decisivo nella vita politica americana e restano sulla scena molto spesso a lungo.
Il 46mo Presidente Joe Biden ha potuto contare per tutto il suo mandato quadriennale sulla maggioranza in Senato:
–              dopo le elezioni del 2020, infatti, la composizione del Senato è stata di 50 DEM e 50 GOP, con la maggioranza in Assemblea garantita dal voto del Vicepresidente, Kamala Harris;
–              dopo le elezioni del 2022, i DEM hanno strappato un seggio al GOP portando il controllo del Senato a 51-49.
In questa tornata il rinnovo del Senato interessa i 33 senatori della “Classe 1” (eletti nel 2018) e 1 seggio per sostituire un senatore dimissionario della “Classe 2” (scadenza naturale 2026).
La composizione del Senato e il voto di novembre 2024.
La composizione del Senato prima del voto di novembre 2024 è questa:
–              Senatori classe 2 (eletti nel 2020 e scadenti nel 2026): DEM 13-GOP 19
–              Senatori classe 3 (eletti nel 2022 e scadenti nel 2028): DEM 15-GOP 19
–              Seggi senatoriali non oggetto di rielezione                     : DEM 28-GOP 38
I Seggi Senatoriali che saranno rinnovati nel 2024 riguardano, dunque:
–              I 33 seggi di classe 1 (periodo 2024-2030) oggi attribuiti DEM 23 – GOP 10
–              1 seggio di classe 2 (periodo 2024-2026) oggi attribuito al GOP.
Già questi numeri sono sufficienti a indicare quanto le lezioni del Senato del 2024 sono “pericolose” per i DEM.
Ma questa considerazione è ancora più forte se si considerano gli Stati chiamati a rinnovare i propri Senatori e le previsioni sugli esiti attesi per le elezioni.
Gli 11 Seggi detenuti dai GOP resteranno, infatti, saldamente nelle loro mani.
Viceversa, i DEM faticheranno a confermare tutti i loro 23 seggi.
Diamo un primo sommario sguardo alle previsioni e alle singole competizioni elettorali, su cui nei prossimi mesi torneremo spesso.
–              Seggi Senatoriali detenuti dal GOP: 11.
In 8 di questi Seggi il candidato sarà il Senatore attualmente in carica (“incumbent”) e in tutti gli Stati le previsioni lo danno largamente avanti. Si tratta di Stati in cui il GOP ha una stabile e solida maggioranza: Florida, Mississippi, Missouri, Nebraska, North Dakota, Tennessee, Texas e Wyoming).
L’annuncio della non candidatura del Sen. Mike Braun, Indiana e del Sen. Mitt Romney, Utah, entrambi dopo un solo mandato senatoriale, non mette a rischio la conferma del seggio per il GOP in entrambi gli Stati.
Anche l’11mo seggio appare saldamente nelle mani del GOP: si tratta dell’elezione speciale del Nebraska resasi necessaria a seguito delle dimissioni di Sen. Ben Sasse (GOP eletto la prima volta nel 2014) che ha rinunciato al mandato per assumere la carica di Presidente dell’Università della Florida, sostituito per nomina del Governatore dal Sen. Pete Ricketts.
In nessuna di queste competizioni i DEM sembrano avere alcuna possibilità di strappare un seggio al partito rivale.
Insomma i GOP conserveranno tutti gli 11 seggi senatoriali attualmente detenuti, confermando quindi i loro 49 Senatori.

–              Seggi Senatoriali detenuti dai DEM: 23.
Non ci saranno sostanziali problemi di riconferma per i 13 Senatori DEM “incumbent“ che si ricandideranno in Connecticut, Hawaii, Maine, Massachusetts, Minnesota, New Jersey, New Mexico, New York, Rhode Island, Vermont, Virginia, Washington, Wisconsin.
Analogamente la conferma per i candidati DEM appare scontata in California (dove non si ricandiderà Sen. Laphonza Butler, nominata dal Governatore ad ottobre 2023 per sostituire la “regina” del Senato, la Sen. Dianne Feinstein, in carica ininterrottamente dal 1992 e deceduta il 29 settembre 2023) in Delaware (dove ha annunciato il suo ritiro Sen. Tom Carper, anche lui un “veterano” essendo Senatore dal 2000) e in Maryland (Sen Ben Cardin, in carica dal 2006).
Il problema per i DEM è che solo 16 seggi senatoriali sono sicuri, mentre l’esito delle altre 7 competizioni è piuttosto incerto.
Vediamole nel dettaglio, senza però dimenticare che ai GOPè sufficiente vincere 2 di queste competizioni incerte (1 se Donald Trump vincesse l’elezione presidenziale) per avere il controllo del Senato.
I Seggi Senatoriali “battleground”.
In 4 Stati il Senatore DEM in carica (“incumbent”)si ricandida per un nuovo mandato di sei anni. Vediamoli in dettaglio.
–              Montana. Il Sen. Jon Tester, eletto per la prima volta nel 2006, è alla ricerca del suo quarto mandato in uno Stato, tuttavia, a solido orientamento di voto favorevole ai GOP (Trump ha vinto sia nel 2016 che nel 2020, il secondo Senatore dello Stato e il Governatore sono GOP, così come i due membri della Camera)
–              Nevada. La Sen. Jacky Rosen al suo primo mandato cercherà la riconferma. In questo caso siamo in uno Stato il cui voto è, negli ultimi anni, sempre piuttosto incerto per cui, nonostante appaia in vantaggio al momento, avrà molto da fare per conquistarsi il suo Seggio.
–              Ohio. Sen. Sherrod Brown, in carica dal 2006, anche lui alla ricerca del quarto mandato senatoriale, si candida in uno Stato che – come il Montana – ha visto Trump prevalere sia nel 2016 che nel 2020, ha eletto un secondo Senatore e il Governatore GOP e 10 Rappresentanti alla Camera su 15 nel 2022.
–              Pennsylvania. Sen Bob Casey Jr., in carica dal 2006, anche lui alla ricerca del quarto mandato senatoriale, si candida in uno Stato il cui voto, ancorché ultimamente più rivolto ai DEM è sempre piuttosto altalenante. La recente vittoria (2022) di Sen. John Fetterman che ha strappato ai GOP l’altro seggio senatoriale dello Stato si è accompagnata a un’elezione della Camera che ha visto l’elezione di 9 DEM e 8 GOP.

In 3 Stati, invece, il Senatore DEM in carica non si candiderà per un nuovo mandato.

–              Arizona. Sen Kyrsten Sinema ha annunciato che non si ripresenterà per il suo secondo mandato. La Senatrice (solo associata ai DEM in quanto indipendente) aveva vinto il suo seggio sul filo di lana e la competizione è da tutti gli osservatori considerata molto aperta.
–              Michigan. Qui l’incertezza è data non solo dalle tendenze di voto incerte dello Stato ma soprattutto dall’annunciato ritiro, dopo quattro mandati, della Sen. Debbie Stabenow che dal 2000 ha detenuto il seggio.
–              West Virginia. La situazione è altrettanto complessa. Si ritira Sen. Joe Manchin, in carica dal 2010 e dopo l’annuncio del suo ritiro, considerando che si trattava di un personaggio politico molto moderato e capace di intercettare parte dei voti conservatori, quasi tutti gli osservatori pronosticano che il suo seggio potrebbe passare al GOP nel 2024.

Insomma, sarà molto difficile per i DEM, anche nel caso di vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali, impedire che il GOP controlli entrambi i rami del Congresso.

TAG: elezioni USA
CAT: Geopolitica, Partiti e politici

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