I giovani americani sono spaventati dalla recessione (e da Trump)

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29 Maggio 2020

Le disuguaglianze sociali aumentano per gli effetti della pandemia sul piano economico e i giovani, purtroppo, rischiano di pagarne il prezzo più alto. Secondo la Resolution Foundation, i lavoratori più anziani e più giovani hanno una maggiore probabilità di perdere il lavoro o di vedere una riduzione della propria remunerazione. A renderlo notoè il Guardian che riporta le parole di Maja Gustafsson, ricercatrice del think-tank, secondo cui un giovane su tre è stato messo in congedo o ha perso il proprio lavoro e più di uno su tre ha visto la propria paga ridursi dall’inizio della crisi. Ciò accade perché gran parte dei giovani è impiegata nei settori più colpiti, come la vendita al dettaglio o le attività connesse al tempo libero. Il 23% di chi ha tra 18 e 24 anni è stato particolarmente condizionato dagli effetti della crisi. Parliamo non di giovani, ma di giovanissimi. È facile individuarli. Sono istruiti, abili con la tecnologia digitale. Si tratta della cosiddetta generazione zeta, ovvero delle ragazze e dei ragazzi nati dalla seconda metà degli anni ’90.

Il Pew Research Center ha studiato aspetti e caratteristiche di questa fascia della popolazione. Da un sondaggio condotto nel 2018 in Usa, è emerso che sono progressisti, vedono in maniera positiva la diversità etnica nel Paese. A questo proposito, lo scorso anno il 52% della generazione Z era formata da bianchi, il 25% da ispanici, il 14% da persone di colore e il 6 % da persone di origine asiatica. Il 6% è nato fuori dagli Usa e il 22% ha almeno un genitore immigrato.  Dicevamo di una generazione istruita, infatti per questa fascia d’età c’è una maggiore probabilità di aver raggiunto un livello di istruzione più elevato rispetto alle generazioni precedenti. Dal momento che parliamo di un campione rappresentativo della popolazione americana, è stato chiesto un parere dell’attuale Presidente Usa. Ebbene, uno studio di gennaio ha mostrato che solo il 22% di chi ha tra 18 e 23 anni approva l’operato di Donald Trump.

È giusto rivolgersi al governo per risolvere i problemi? Ad affermarlo sono sette giovani su dieci. La generazione zeta ha una maggiore probabilità rispetto a chi è meno giovane di affermare che il surriscaldamento della Terra avvenga a causa dell’attività umana. Ha invece le stesse probabilità dei millennial, di ritenere che le persone di colore sono trattate in modo meno equo rispetto ai bianchi. Il 48% sostiene che i matrimoni tra persone dello stesso sesso siano una cosa buona per la società.

Questi dati dimostrano che i giovanissimi sono istruiti, emancipati, spesso hanno anche accumulato rilevanti esperienze di studio e lavoro. Hanno idee chiare su diritti civili e questioni ambientali, eppure rischiano di essere penalizzati dalle conseguenze economiche della pandemia. Questa generazione ha tutte le risorse e potenzialità per affermarsi e trovare un proprio ruolo nella società, eppure le conseguenze della pandemia sul piano economico rischiano di ostacolarne il futuro. Oltre all’emergenza sanitaria, le prospettive sociali ed economiche delle nuove generazioni dovrebbero quindi essere messe in cima all’agenda politica.

TAG: Donald Trump
CAT: Qualità della vita

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