Il commercio marittimo in Italia supera i 50 miliardi grazie al Mezzogiorno

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13 Luglio 2023

Secondo le ultime previsioni, l’economia mondiale è ancora in crescita. Si prevede, infatti, un aumento del prodotto interno lordo mondiale del 3,4 per cento nel 2022 e del 2,8 per cent nel 2023 ed un commercio globale che vede le sue stime al +5,1 per cento nel 2022 e al +2,4 per cento nel 2023 (Fondo Monetario Internazionale, aprile 2023; ndr).

L’economia globale, però, è messa a dura prova. Pandemia, invasione russa dell’Ucraina, eventi climatici sempre più dirompenti e crescenti tendenze protezionistiche si sono tradotti in una crescente volatilità e imprevedibilità delle dinamiche dei mercati e delle principali variabili economiche, una inflazione in aumento e il permanere di una generale incertezza geo-politica.

Nonostante tutto, le prospettive di crescita del commercio marittimo globale restano positive a mostrare ancora una volta la resilienza del comparto. Si prevede che il commercio marittimo globale aumenterà dell’1,8 per cento a 12,2 miliardi di tonnellate nel 2023 per poi crescere del 3,1 per cento al 2024. A fotografare il settore è il Centro Studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo (SRM) che ha presentato oggi, presso il Centro Congressi della Stazione Marittima di Napoli, il decimo rapporto annuale “Italian Maritime Economy”, intitolato quest’anno “Porti, shipping e logistica al centro dei nuovi scenari del Mediterraneo: 10 anni di analisi, dati e riflessioni sulla competitività del settore e sul ruolo dell’Italia”.

«Il Rapporto di quest’anno riporta analisi e numeri di lungo periodo sui porti, lo shipping e la logistica, comparti che stanno guidando l’economia mondiale, europea e del Paese, lo testimoniano due numeri su tutti: le imprese italiane esportano ed importano con le navi il 40 per cento delle loro produzioni, il valore aggiunto dell’economia marittima nel nostro Paese supera i 50 miliardi di euro. Un settore che nel Sud trova un’espressione di eccellenza nei settori portuale e armatoriale. Le nuove sfide della sostenibilità della digitalizzazione e dei carburanti alternativi avanzano in modo impetuoso e dobbiamo farci trovare pronti per mantenere ed accrescere la nostra competitività. Necessario altresì dare alle ZES piena operatività attirando investimenti anche dall’estero che potranno dare ulteriore linfa al nostro sistema marittimo», commenta Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM.

Il commercio marittimo globale, consolidando il dato, continua a rappresentare l’ossatura del trade internazionale per un valore di oltre 14 trilioni di dollari. I trasporti marittimi e la logistica valgono circa il 12 per cento del PIL globale. L’Asia resta l’indiscusso attore sia nel segmento container che nel settore dello shipping in generale. Dei primi 20 porti container mondiali, che nel 2022 hanno movimentato 383 milioni di TEU (il 44 per cento del throughput globale che è stato di 862 milioni di TEU), 8 sono cinesi e altri 6 asiatici. Negli anni la Cina è diventata il più grande costruttore navale del mondo, rappresentando circa il 41 per cento della produzione globale e il suo traffico portuale esprime il 32 per cento del totale del mondo. Vanta anche la seconda flotta mondiale di navi mercantili, controllando il 18 per cento della capacità delle linee di container, circa il 13 per cento della capacità di trasporto di GNL e il 12 per cento della capacità di petrolio greggio.

I noli, che nel periodo 2020-2021 sono stati protagonisti di una vera e propria impennata, sono tornati quasi in linea con i valori pre-pandemia. Lo Shanghai Containerized Freight Index (SCFI) – uno degli indicatori più usati al mondo per valutare l’andamento dei noli – dopo aver sfondato il picco storico dei cinquemila punti a gennaio 2022 ha cominciato a scendere per poi arrivare a quota 964 nel giugno 2023. Le ragioni principali del calo dei noli sembrano essere il riassorbimento importante delle interruzioni logistiche dovute allo shock pandemico, il calo del costo degli energetici e l’intervenuta debolezza della domanda di merci legata all’aumento dei prezzi per i consumatori.

Il settore delle navi Car Carrier (proxy del mercato automotive) è però performante.Il commercio mondiale di autoveicoli via mare crescerà dell’8 per cento nel 2023 (+3 per cento sul 2019). Le Car carrier ordinate nel 2022 sono novanta contro le trentotto del 2021. I primi dieci top carrier del mondo hanno una quota di mercato dell’84 per cento (nel 2012 tale quota era pari al 64 per cento); i primi 4 controllano più della metà della capacità di trasporto globale di container: 58 per cento. Prosegue, inoltre la corsa del “gigantismo navale”. La flotta di containership di dimensioni superiori ai 15mila TEU, si stima aumenterà del 26 per cento, del 22 per cento e del 12 per cento rispettivamente nel 2023, 2024 e 2025.

Cresce la regionalizzazione delle rotte, con il mediterraneo sempre più centrale con la spinta di Suez. Oltre 23.400 navi transitate nel 2022, ed entrate per l’Egitto pari a 8 miliardi di dollari (+ 25 per cento rispetto al 2021). Suez è anche un importante chokepoint nel commercio alimentare: vi transitano il 14,6 per cento delle importazioni mondiali di cereali eil 14,5 per cento delle importazioni mondiali di fertilizzanti.

Una delle note positive, segnalate nel rapporto, è che il 47,7 per cento di tutti gli ordini nei cantieri a luglio 2023 è relativo a navi che utilizzano combustibili alternativi. La spinta verso la transizione ecologica e l’utilizzo di fonti alternative, contribuirà in futuro a ridurre la domanda di prodotti petroliferi a vantaggio di forme green. Per il nostro paese molte delle iniziative devono tener conto dell’attività dei porti che possono diventare dei veri e propri “hub energetici” per lo stoccaggio e/o produzione di GNL, biocarburanti, idrogeno. Si stimano cinque anni per fare dell’Italia il ponte mediterraneo del gas attraverso sette rigassificatori in prossimità dei porti e cinque gasdotti da sud volti a far transitare circa 50 miliardi di metri cubi di GNL e fino a 90 miliardi di gas (a pieno regime) per un totale di 140 miliardi.

Trecentottanta miliardi del nostro import-export viaggia via mare ed i nostri porti movimentano mezzo miliardo di tonnellate ed oltre sessantuno milioni di passeggeri. Peraltro, l’import-export via mare del mezzogiorno sul totale del traffico dell’area è pari al 69 per cento contro una quota quasi del 40 per cento dell’Italia. Nel 2022 ha raggiunto 84,4 miliardi di euro con un balzo del 41 per cento sull’anno precedente; si tratta di una performance anche superiore all’Italia (37,6 per cento). Il Sud ha una presenza importante del settore Ro-Ro (resiliente e performante) e delle Autostrade del mare (incide nel 2022 per il 51 per cento sul totale Italia), comparto che ha svolto e sta svolgendo un ruolo chiave per lo sviluppo del territorio in quanto mezzo di trasmissione di un trade di prossimità e trasporto di veicoli pesanti sottratti alla strada.

«Il Rapporto sull’Economia Marittima di SRM è un punto di riferimento per gli operatori, poiché l’economia marittima è un importante settore di analisi e un ottimo angolo visuale per comprendere le dinamiche globali: la Via della Seta cinese, il Raddoppio del Canale di Suez, l’allargamento di Panama. Così come le sfide della rotta Artica, la forte crescita del Mediterraneo, il mutato ruolo dei porti, sempre più hub energetici oltre che logistici», spiega Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo. «Le tematiche presentate oggi rivestono un ruolo fondamentale per il futuro del nostro Paese e dell’Europa, così come per i nuovi assetti di una manifattura alle prese con forme di riorganizzazione logistica delle catene del valore, bisognose di una capacità di analisi ad altissimo livello di specializzazione, come quella garantita da un gruppo come il nostro», conclude.

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TAG: blue economy, commercio marittimo, economia
CAT: trasporti (aerei, ferrovie, navi, bus)

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