Giudici, il gioco saffico vi sembra “perversione”? Date uno sguardo a YouPorn

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11 Maggio 2016

Dovremo ringraziare un giorno il nostro amato Cav. d’aver assai sgavazzato tra e con donne considerate di facili costumi e per questo perfettamente incluse in quel paradigma morale e soprattutto giudiziario che vuole le “disposte a tutto” assai peggiori delle indisponibili solo perchè attratte da un potere che può elargire. Ora denari, ora posti di lavoro, insomma facilitazioni. Ma non è questo, forse, lo stagno della politica, quel mondo di mezzo perfettamente illustrato da Mafia capitale e da altri millantamila scandali? Quale sarebbe, nel caso del Cav., l’aggravante, l’essersi molto speso fisicamente e poi anche economicamente?

In ogni caso, gli dovremo molto. Perché grazie a quei “requisiti” immorali, la magistratura ha potuto rivelarsi, mettere in parallelo se stessa con la sfera sessuale che da privata diventa pubblica morale, entrare nelle pieghe, nelle pratiche persino, dandone giudizi, valutazioni, una sorta di TripAdvisor del califfato berlusconiano. Grazie a quei requisiti immorali, i magistrati hanno sentito l’obbligo di separare i buoni dai cattivi, indicandoci questi ultimi in termini di vite disperate (quelle delle ragazze, naturalmente). Sotto questo cielo stellato, la sentenza di Bari che ha condannato Tarantini il procacciatore, alcuni suoi amici e Sabina Began è luminosa e straordinaria. Ci dice che esiste un’altra Chiesa – oltre al povero Francesco – che può puntare il dito e poi, volendo, perdonare: la magistratura.

È una sentenza contemporanea, purissimo 2016, ma grazie al collegio giudicante si torna nella macchina del tempo e centrifugando stili di vita, attitudini sessuali e spregiudicatezze personali, si torna in un film in bianco e nero e si definiscono «riprensibili costumi extraistituzionali» le voglie mai sopite di un uomo normale come Silvio Berlusconi, a cui, almeno una volta nella vita, sono piovute addosso le invidie di tutti noi poveri sfigati, ora per la presidenza del “club più titolato al mondo”, ora per la vicinanza di gnocche stratosferiche che ci saremmo sognati in notti sommamente agitate. E per dire che di quelle cattive compagnie se ne doveva fare a meno, ecco che nella sentenza le medesime vengono descritte come «avvenenti, provocanti, disinvolte spregiudicate, disinibite e soprattutto giovanissime»! Dove risiederebbe il peccato giudiziario, dal momento che non emerge neppure quello morale, almeno nel mondo delle persone di buon senso? Ma niente, più forte di qualsiasi esigenza processuale si fa largo il resoconto etico, l’illustrazione delle esistenze altrui, di quelle ragazze che secondo i giudici volevano dare “una svolta alle loro (talvolta, a dir poco modeste) vite”. Di quale modestia si vuole parlare, gentile collegio, se di una modestia economica questo allora sarebbe il compatimento paterno di vecchia scuola che semmai dovrebbe sfociare in una comprensione più larga. Se invece la modestia fosse intesa come livello socio-intellettuale di grana poco fina, perché “quel” mestiere è quello che è, allora è auspicabile per ogni processo la definizione morale degli individui, prima di esaminare la posizione giudiziaria.

Ma la sfera sessuale non perdona. Definisce debolezze, inclinazioni, fragilità, luoghi nascosti, piccoli pertugi, ciò che non vogliamo definire luminosamente neppure con noi stessi, dovrebbe divenire carne da processo. Per cui, eccoci all’apoteosi, a una verità semplice come scambiare l’evidenza della normalità con l’idea della perversione. Da biasimare, su cui puntare il dito dell’opinione pubblica. Ci raccontano, i giudici, che le ragazze «erano animate dalla speranza di guadagnare le attenzioni di B.» e che per far questo ne soddisfacevano – udite, udite – «anche le più perverse pulsioni erotiche addirittura attraverso la consumazione di rapporti saffici». Scrivono “addirittura” come indicando lo scandalo più devastante in questa idea folle, mai illustrata, fuori dal consesso erotico più universalmente conosciuto, una perversione persino inascoltabile, se raccontata: mettersi sul divano e guardare i giochi sessuali tra due donne! Pazzesco, vero? Ma come poteva un uomo normale, con tutte le valvole cerebrali al loro posto, pensare a una immagine di questa terribilità come due donne che giocano di fronte a una terza persona che funge da soddisfatto spettatore?

Ecco, caro Davigo, questo è il vostro livello di immersione nella realtà, considerare «perversione» il gioco saffico tra due ragazze. Lei capisce che bisogna correre ai ripari, prendere il toro per le corna e autorizzare la visione di YouPorn durante l’orario di lavoro.

TAG: silvio berlusconi
CAT: Giustizia

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