Gli italiani credono al giornalismo ma chiedono ai giornalisti di cambiare rotta

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3 Dicembre 2019

L’evento “Il futuro dell’informazione: dalla storia d’Italia all’editoria 5.0” organizzato da Agi – Agenzia Italia presso il Piccolo Teatro Studio Melato di Milano, avvenuta ieri , è stata l’occasione per fare un punto sulla situazione dell’editoria giornalistica nell’Italia di oggi. Con il direttore dell’Agenzia Mario Sechi, si sono confrontati il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria Andrea Martella, il presidente del Censis Giuseppe De Rita, che ha illustrato il rapporto “I professionisti dell’informazione nell’era trans-mediatica”, l’ad di Agi Salvatore Ippolito che ha illustrato i cardini principali del nuovo sito di Agi e e l’ad di D-News Alessandro Vento.

Il quadro che emerge dal rapporto certifica la consapevolezza degli italiani sull’importanza di una “buona e corretta” informazione e del ruolo centrale dei giornalisti, ma ritengono che il “modello italiano” sia lontano da quello ideale. Il 70% degli italiani pensa infatti che i giornalisti facciano poco per veicolare un’informazione corretta e professionale: un ritratto aggravato dal 58,8% degli intervistati che vede i giornalisti più orientati a generare traffico piuttosto che a veicolare buona e corretta informazione.

“Il sistema editoriale attraversa da almeno un decennio una crisi finanziaria profonda, che ha ormai assunto caratteri strutturali. Allo stesso tempo sono mutati i suoi connotati fondamentali” – ha dichiarato il Sottosegretario Martella – “Con riferimento all’informazione primaria, la sua natura di bene pubblico non solo giustifica, ma implica necessariamente un intervento statale. Il mio impegno sarà orientato a verificare tutte le possibili soluzioni, anche di natura legislativa, idonee ad assicurare il necessario sostegno al comparto delle agenzie di stampa, nel rispetto del principio del pluralismo dell’informazione”.

Ma se il sentiment nei confronti del mondo dell’informazione è negativo, per gli italiani non è impossibile uscire da questa situazione. Il 69% degli intervistati è infatti convinto che “la capacità di raccontare, la completezza, il pensiero critico, la serenità di giudizi” siano prerogative esclusive dei giornalisti e il 52,7% ritiene che la navigazione casuale in internet non possa sostituire la lettura sistematica di un quotidiano. Recupero reputazionale, rigore professionale, maggiore dialogo e scambio con i lettori, capacità di adattamento al nuovo contesto sono le parole d’ordine che emergono dal Rapporto e che consentirebbero di riporre fiducia in un possibile futuro del giornalismo di qualità.

“Da questa ricerca emerge chiaramente il ruolo delicatissimo di noi professionisti dell’informazione, in bilico tra la questione della disintermediazione e il mercato delle notizie, sempre più competitivo e alimentato da esigenze di immediatezza, straordinarietà, appeal del contenuto” – commenta il direttore Agi Mario Sechi – “Gli italiani ci lanciano un messaggio chiaro e preciso: abbiamo bisogno di voi, ma dovete cambiare. Ed è proprio in questa direzione che Agi intende procedere, con un modo di fare e raccontare l’informazione più vicino ai lettori, alle aziende, alle istituzioni. Per questo, oltre alle developing stories che consentono di vedere come una storia cresce e si evolve, per l’inizio del nuovo anno Agi metterà a disposizione una nuova e vasta gamma di prodotti, dai notiziari verticali ai podcast e alle newsletter dedicati alla politica, l’economia, la scienza, l’energia, il cibo e la mobilità sostenibile” – continua Sechi – “Il percorso di crescita e rinnovamento culminerà con la realizzazione del nuovo sito internet agi.it: non un semplice restyling grafico ma un nuovo spazio multimediale rimanendo nella tradizione storica dell’agenzia accumulata in 70 anni di attività. Siamo pronti a far cambiare idea agli italiani!”.

Nel corso del dibattito non sono mancate le prese di posizioni “fuori dal coro”. Tra queste, sicuramente, quella di Giuseppe De Rita che ritiene il ruolo di internet “ampiamente sopravvalutato”, mentre su ogni media annota la tendenza dei giornalisti “a seguire le onde, a cavalcare, ad assecondare le pulsioni”. Ci vorrebbero “giornalisti come lo erano Guido Piovene e Giorgio Bocca”, ha aggiunto.

Il direttore Mario Sechi ha sottolineato più volte il proprio scetticismo sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificale per produrre giornalismo di qualità, mentre Vento ha sottolineato che proprio da queste nuove tecnologie potranno liberarsi risorse per consentire ai giornalisti di tornare all’inchiesta e al lavoro di approfondimento. In chiusura, Salvatore Ippolito ha illustrato, insieme a Sechi, le linee guida e le innovazioni principali del nuovo sito di Agi. Oltre al nuovo logo, proiettato in sala a fine incontro, e al pay off “sempre un fatto avanti”, Ippolito ha evidenziato alcune innovazioni tecnologiche quali l’utilizzo di strumenti per generare prodotti simili alle Instagram Stories.

Nonostante le difficoltà di questi anni, tutti i partecipanti, anche stimolati dai giovani del master di giornalismo dello Iulm e dalle loro domande, si sono detti fiducisoi sul futuro della professione. “Perché cambiano i mezzi, ma di giornalismo ci sarà sempre bisogno”.

TAG: Agi, andrea vento, giuseppe de rita, mario sechi, salvatore ippolito
CAT: Editoria

Un commento

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  1. xxnews 4 anni fa

    già … l’ informazione …. ma quale …. quelle che notizie inventate di sana pianta o quantomeno modificate che in realtà ti fanno credere il contrario …???

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