Istituto Italiano Tecnologia: “Contratto subito!”, alta l’adesione allo sciopero

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13 Dicembre 2022

Fallita la mediazione del Prefetto all’Istituto Italiano di Tecnologia FLC CGIL e USB hanno convocato uno sciopero di 4 ore. Ieri alta l’adesione a livello nazionale e a Genova 300 lavoratori sono sfilati in corteo nella strade della città. “Se la situazione non si sblocca siamo pronti ad andare avanti” dicono i sindacati.

Doveva essere un semplice presidio, ma si è trasformata in un vero e proprio corteo per le strade della Valpolcevera la manifestazione dei lavoratori della sede centrale dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Genova, vero e proprio gioiello di famiglia della ricerca italiana, nato quasi vent’anni fa per mano di Giulio Tremonti e Letizia Moratti, ma con la benedizione delle giunte regionali di centrosinistra. I rapporti dei lavoro dei dipendenti dell’Istituto, trampolino di lancio dell’ex ministro Roberto Cingolani, che ne è stato il primo direttore scientifico, non sono inquadrati in un contratto collettivo, ma sono normati da un regolamento interno adottato unilateralmente dalla fondazione che lo gestisce. Un problema che si somma a quello della precarietà strutturale dei ricercatori. Di entrambi ci eravamo occupati a ottobre (GliStatiGenerali301022) e ci torniamo il giorno dopo la proclamazione del primo sciopero nella storia di questo ente di ricerca, finanziato con 90 milioni di euro l’anno dallo Stato, ma in cui il contratto applicato negli altri enti di ricerca pubblica non ha diritto di cittadinanza, in quanto la fondazione è un ente di diritto privato.

Dopo che l’IIT, su richiesta di FLC CGIL e USB, aveva aperto un confronto con le organizzazioni sindacali, salvo chiuderlo precocemente dicendo che l’adozione di un contratto collettivo, magari sul modello di quello della Ricerca pubblica, non si attaglia all’organizzazione dell’Istituto, il Prefetto di Genova aveva convocato le parti per trovare una mediazione, tentativo risoltosi anch’esso in un nulla di fatto. Né i vertici della Fondazione hanno dimostrato maggiore sensibilità all’ordine del giorno approvato all’unanimità il 23 novembre dal Consiglio regionale della Liguria, con la richiesta di adottare “un contratto collettivo nazionale di riferimento per la ricerca scientifica” o, in alternativa, di stipulare “un vero e proprio contratto collettivo nazionale di lavoro dell’IIT valido per tutti i lavoratori” e frutto di un negoziato coi loro rappresentanti.

Di qui la decisione di convocare lo sciopero sia nella sede centrale sia in quelle periferiche. L’elevata adesione registrata ieri è staao un risultato non scontato in un ente sindacalizzatosi solo di recente e senza una tradizione di lotta: “L’adesione allo sciopero è stata molto alta” – ci conferma Maurizio Rimassa, dell’Unione Sindacale di Base – “A Genova circa 300 lavoratori hanno partecipato al corteo che dalla sede di Morego è sceso verso Bolzaneto e ha occupato la rotonda contigua allo svincolo autostradale. Ma anche dalle sedi periferiche ci arrivano dati confortanti. Ad Aosta, Torino, Venezia, Napoli, Lecce e nelle due sedi di Milano si registra il fermo totale totale, ma l’adesione è stata alta anche a Roma, Pontedera, Trento e Pisa”.

Anche se qualche voce di corridoio riferisce di una qualche discussione in seno alla fondazione, ufficialmente fino al momento in cui scriviamo non si registrano reazioni all’iniziativa dei dipendenti. Ma il sindacato è deciso ad andare avanti: “Per ora – è il commento di Stefano Boero, segretario della FLC CGIL – prendiamo atto che la reazione dei lavoratori è stata molto positiva. Vediamo se la nostra iniziativa servirà a sbloccare la situazione. In caso contrario siamo pronti ad andare avanti con la mobilitazione, anche proclamando un nuovo sciopero, questa volta non di sole 4 ore ma per un’intera giornata, fino a che non otterremo risultati”.

Il comunicato emesso nel pomeriggio da FLC e USB ribadisce obiettivi e interlocutori con una nettezza che riflette la forza conferita loro dalla massiccia partecipazione dei lavoratori allo sciopero: da una parte la Fondazione e il suo “atteggiamento da padrone delle ferriere ottocentesco”, dall’altra “Enti Locali e Ministeri (poco) controllanti, perché non è più ammissibile farsi vanto dei successi di IIT quando si tratta di acquisire visibilità e poi non vedere né sentire quando sono i Lavoratori a reclamare attenzione e denunciare una situazione incresciosa di un Ente che vive di cospicui finanziamenti pubblici ma rifiuta di applicare leggi e contratti”. Parole che stigmatizzano anche il silenzio del governo. Nella nuova Italia del “merito” c’è spazio per i vecchi paradossi e l’inerzia della politica è bipartisan.

L’articolo è tratto dalla newsletter di PuntoCritico.info del 13 dicembre.

TAG: FLC CGIL, genova, IIT, Istituto Italiano di Tecnologia, Maurizio Rimassa, Stefano Boero, USB
CAT: Sindacati

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