Nel 2024 disoccupazione globale in aumento

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25 Gennaio 2024

La disoccupazione e il divario occupazionale sono scesi sotto i livelli pre-pandemia, ma nel 2024 si prevede un aumento della disoccupazione globale e le crescenti disuguaglianze e la stagnazione della produttività sono motivo di preoccupazione. Lo afferma il rapporto dell’ILO World Social and Employment Outlook: Trends 2024.

Secondo un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), i mercati del lavoro hanno mostrato una sorprendente resilienza nonostante il deterioramento delle condizioni economiche, ma la ripresa dalla pandemia rimane disomogenea poiché nuove vulnerabilità e molteplici crisi stanno erodendo le prospettive di una maggiore giustizia sociale.

Il rapporto World Employment and Social Outlook: Trends 2024 (WESO Trends) dell’ILO conclude che sia il tasso di disoccupazione che il tasso di divario occupazionale – che è il numero di disoccupati interessati a trovare un lavoro – sono scesi al di sotto dei livelli pre-pandemia. Il tasso di disoccupazione globale nel 2023 si è attestato al 5,1%, in modesto miglioramento rispetto al 2022.

Anche la partecipazione al mercato del lavoro nel 2023 è migliorata. Tuttavia, secondo il rapporto, al di sotto di queste cifre comincia ad emergere una certa fragilità: si prevede un peggioramento sia delle prospettive del mercato del lavoro che della disoccupazione globale.

Il reddito disponibile è diminuito nella maggior parte dei paesi del G20 e, in generale, la conseguente erosione del tenore di vita da parte dell’inflazione “non sarà probabilmente compensata rapidamente”.

Inoltre, persistono differenze importanti tra paesi ad alto e basso reddito. Nel 2023 il tasso di divario occupazionale era dell’8,2% nei paesi ad alto reddito e del 20,5% nel gruppo a basso reddito. Allo stesso modo, il tasso di disoccupazione nel 2023 è rimasto al 4,5% nei paesi ad alto reddito e al 5,7% nei paesi a basso reddito.

Inoltre si prevede che il fenomeno del lavoro povero persista. Nonostante la rapida diminuzione dopo il 2020, il numero di lavoratori in condizioni di povertà estrema (che guadagnano meno di 2,15 dollari a persona al giorno a parità di potere potere d’acquisto) nel 2023 è aumentato di quasi un milione; il numero di lavoratori in situazione di povertà moderata (meno di 3,65 dollari a persona al giorno a parità di potere d’acquisto) è aumentato di 8,4 milioni.

Anche le disuguaglianze di reddito sono aumentate, avverte lo studio, aggiungendo che l’erosione del reddito disponibile reale “è di cattivo auspicio per la domanda aggregata e per una ripresa economica più sostenuta”.

Si prevede che i tassi di lavoro informale rimarranno stazionari e nel 2024 rappresenteranno circa il 58% della forza lavoro globale.

Squilibri del mercato del lavoro

Il ritorno ai tassi di partecipazione al mercato del lavoro pre-pandemia ha fatto registrare un andamento che varia a seconda delle categorie analizzate. La partecipazione delle donne è ripresa rapidamente, ma persiste ancora un notevole divario di genere, soprattutto nei paesi emergenti e in via di sviluppo. I tassi di disoccupazione giovanile continuano a rappresentare una sfida. Il numero di persone definite NEET (vale a dire che non frequentano corsi di istruzione, lavoro o formazione) rimane elevato, soprattutto tra le giovani donne, un rischio per le prospettive occupazionali a lungo termine.

Il rapporto conferma anche che le persone rientrate nel mercato del lavoro dopo la pandemia tendono a non lavorare lo stesso numero di ore, mentre il numero di giorni di assenza per malattia è aumentato in modo significativo.

Rallentamento della crescita della produttività

Dopo una breve spinta post-pandemica, la produttività del lavoro è tornata ai bassi livelli del decennio precedente. La relazione rileva inoltre che, nonostante i progressi tecnologici e l’aumento degli investimenti, la crescita della produttività ha continuato a rallentare. Una delle ragioni è che quantità significative di investimenti sono state destinate a settori meno produttivi, come i servizi e l’edilizia. Altri ostacoli sono la carenza di manodopera qualificata e il dominio dei grandi monopoli digitali, che impedisce l’adozione a ritmi più veloci delle nuove tecnologie, soprattutto nei paesi in via di sviluppo e nei settori con una prevalenza di imprese a bassa produttività.

Prospettive incerte

“Comincia a emergere che questi squilibri non sono solo una parte del recupero post-pandemico, ma un fattore strutturale” ha dichiarato il Direttore Generale dell’ILO, Gilbert F. Houngbo. “I problemi di manodopera rilevati vanno affrontati in modo efficace e rapido. Il declino del tenore di vita e la scarsa produttività, combinati con l’inflazione persistente, creano le condizioni per maggiori disuguaglianze e compromettono gli sforzi per raggiungere la giustizia sociale. E senza specializzazione e giustizia sociale non avremo mai una ripresa sostenibile” ha concluso.

 

Pubblicato sulla NewsLetter di PuntoCritico del 19 gennaio 2024.

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CAT: Geopolitica, Occupazione

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