favoletta lodigiana

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12 Ottobre 2018

C’era una volta, tanto tanto tempo fa (ma mica troppo), in un Paese lontano lontano (o forse dalle parti di Lodi), un minuscolo regno che viveva in pace e prosperità.

Un giorno il vecchio re che lo governava morì e sua figlia venne incoronata regina. Ci furono grandi festeggiamenti nel regno e la nuova sovrana annunciò che avrebbe fatto un bellissimo regalo ai suoi sudditi: un giardino meraviglioso proprio accanto al suo palazzo, con alberi ombrosi e fiori profumati, fontane e laghetti pieni di pesci dorati, giostre e altalene dove i bambini potessero giocare in allegria.

In poco tempo il parco fu pronto e tutti gli abitanti del regno accorsero per l’inaugurazione. Mentre aspettavano la regina, però, due araldi a cavallo si fermarono davanti al cancello e, dopo uno squillo di tromba, proclamarono un “annuncio per la popolazione”: l’accesso al giardino era severamente vietato agli abitanti di Oltre il Fiume. Subito dopo appesero un cartello che riportava lo stesso divieto.

Oltre il Fiume era un quartiere della capitale del regno che stava, appunto, al di là del piccolo fiume che la lambiva: ogni mattina i bambini che vi abitavano percorrevano a piedi il ponticello e la strada che li portava alla scuola situata proprio accanto al nuovo parco. All’udire la notizia del divieto, molti di quei bambini si misero a piangere; i più grandicelli chiesero una spiegazione ai loro genitori, che scuotevano la testa sconsolati. Finalmente la regina arrivò sulla sua carrozza dorata; il cancello fu aperto e tutti gli abitanti, tranne quelli di Oltre il Fiume, entrarono nel giardino, dove era stata preparata una grande tavola imbandita con dolci e bevande colorate per festeggiare.

Passarono i giorni e i bambini del regno si abituarono a fermarsi a giocare nel bellissimo parco dopo la scuola; al tramonto un guardiano li faceva uscire e chiudeva il cancello. Quelli di Oltre il Fiume invece tornavano subito verso casa, intristiti; ma siccome erano bambini come tutti gli altri e avevano voglia di giocare come tutti gli altri, presero l’abitudine di restare sulle sponde del fiumicello a tirare calci a un pallone, fare girotondi sfrenati e rotolarsi nell’erba, insomma a fare ciò che i ragazzini di tutti i tempi hanno sempre fatto.

Dopo un po’ di tempo i bambini della città iniziarono a lamentarsi con i genitori perché i loro compagni di Oltre il Fiume non potevano giocare con loro nel giardino della regina; ma gli adulti risposero che quella era la legge e andava rispettata. Così decisero di andare a giocare con i loro amici sulle rive del fiume, dove non c’erano giostre e altalene, ma nemmeno un guardiano che li sgridava quando alzavano troppo la voce. Nel giro di pochi giorni il bellissimo giardino si svuotò.

La regina, stupita del silenzio che regnava nel nuovo parco, chiese spiegazioni al guardiano, che le raccontò l’accaduto. Indispettita, la sovrana emanò un nuovo divieto: quello stesso pomeriggio gli araldi a cavallo giunsero al fiume e annunciarono ai bambini spaventati che era vietato giocare sulle sponde del fiume, nei campi e per le strade, sotto pena di una multa salatissima. La nuova legge fu proclamata in tutto il regno e avvisi furono appesi ovunque, in modo che nessuno potesse ignorarla.

La decisione della regina era così stupida e ingiusta che ai bambini del regno passò del tutto la voglia di giocare. Tornavano da scuola con il capo chino e si chiudevano nelle loro stanze, parlando con i loro fratelli di quanto era divertente rotolarsi giù per le sponde del fiumicello e sguazzare nell’acqua gelata. Al bellissimo giardino non pensava più nessuno.

Passò il tempo e gli abitanti del piccolo regno iniziarono a mormorare contro la giovane regina: era colpa sua se i loro figli avevano perso il sorriso e se ne stavano tutto il tempo tra i piedi a sospirare. Le voci giunsero all’orecchio della sovrana che si strappò i capelli per la rabbia: aveva speso mucchi di denari per regalare ai suoi sudditi un parco meraviglioso e nessuno ci entrava più. Così fece chiamare il vecchio mago saggio che abitava al di là delle colline, per chiedergli consiglio.

Il vecchio mago ascoltò la regina accarezzandosi la lunghissima barba bianca; poi sentenziò: “mia regina, i bambini possono essere felici solo dove c’è un cuore generoso che li ama; apri il tuo giardino a tutti i piccoli del regno, oppure chiudi il suo cancello per sempre”. Ancora più arrabbiata, la giovane sovrana fece cacciare il vecchio mago dal palazzo; poi diede ordine di sbarrare l’ingresso del giardino e si ritirò nelle sue stanze.

La storia finisce qui; perché non c’è lieto fine, dove non c’è un cuore generoso che ama i bambini…

 

 

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CAT: costumi sociali

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