Unioni civili, un’occasione per Renzi per “rottamare” Renzi

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18 Giugno 2015

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Se “Matteo Renzi 2” volesse davvero dare una sterzata a “sinistra”, e riavvicinarsi a “Matteo Renzi 1”, una buona occasione sarebbe quella di avvicinarsi ancora di più ideologicamente e nella pratica alla senatrice Monica Cirinnà e al suo testo in discussione al Senato che si prefigge di disciplinare le unioni civili fra persone dello stesso sesso. A proposito, diciamolo subito: #IoStoConMonica.

Ma torniamo a Matteo. Sarebbe un’opportunità politica super ghiotta per lui, e non capisco cosa temporeggia ancora a buttarcisi a capo fitto – voglio dire oltre alle decine di tweet in cui nell’ultimo anno e mezzo Matteo prometteva la riforma sui diritti civili, non ha fatto nulla di più. Quindi c’è da recuperare, e di spazio per farlo ce n’è abbastanza.

Da due anni giace ferma alla Camera la legge “Scalfarotto” circa l’inasprimento delle pene per reati riconducibili al razzismo omotransfobico. Legge ferma, innominata e innominabile, ormai.

Pochi giorni fa SEL alla Camera ha presentato una mozione in cui chiedeva il ritiro della circolare alfaniana contro le trascrizioni dei matrimoni esteri same sex da parte dei sindaci (circolare già illegittima per alcuni Tribunali) e il PD ha votato contro.

La ministra Giannini ha smantellato l’asse di strategia dell’UNAR volta al contrasto del bullismo omotransfobico nelle scuole. Così: sposta nel cestino + svuota il cestino.

E adesso al Senato va concludendosi la discussione degli iniziali 4000 emendamenti (non solo quelli della “Buona Scuola” sono numericamente tanti, Matteo!) adesso ridotti a poco meno di 2000. Se tutto procede bene, secondo gli auspici di Monica Cirinnà, il testo potrebbe essere votato a metà luglio al Senato per poi arrivare alla Camera blindato a settembre.

Ma, diciamolo subito, il “Cirinnà” è un testo insufficiente e innovativo, scusate l’ossimoro.

Insufficiente, come giustamente dicono da sempre le associazioni LGBT perché non si parla di matrimonio egualitario, ma di unione civile. Non è al passo con i tempi e non ci mette allo stesso livello dei paesi di cui abbiamo la presunzione di essere dei peer. E’ un testo che poteva andare bene vent’anni fa, quando contenuti del genere avevano la loro gestazione nei paesi europei che già legiferavano sul tema, mentre l’Italia era (ed è) ferma. Ma intanto quei paesi si sono evoluti: la Francia dopo i PACS del 1999 ha fatto i matrimoni, l’Irlanda ha recentemente dato uno schiaffo morale e civile all’ipocrisia “catto-italiana”, e gli esempi continuano, … Ma in Italia no! Qui si riparte dal via, come dopo l’ennesimo giro di stop al Monopoli , non si impara nulla dalla lezione degli altri, di chi ha già fatto prima e meglio di noi.

Considerando le premesse di cui sopra e il contesto, la proposta risulta, tuttavia e comunque, innovativa. … Purtroppo la mediazione con un Paese e, soprattutto, una classe dirigente culturalmente arretrati su questi temi ha un prezzo. Lo riconosce per prima la stessa Monica Cirinnà, che era ed è per il matrimonio egualitario.

Basti pensare che mentre oggi la Bindi e Renzi litigano per De Luca, nel 2007 la prima proponeva gli imbarazzanti DICO e il secondo vi manifestava contro al Family Day insieme al centro destra; dobbiamo poter sperare forse che l’innovazione parte da lì, parte dal fatto che adesso Matteo Renzi  deve completare il lavoro di rottamazione di quel Matteo Renzi 2007.

E vorremmo tutti vederlo davvero animato con passione e pazienza su questo tema, quanto lo è stato e lo è per gli altri (la buona scuola, la riforma elettorale, quella del lavoro, …) – non per far la gara fra i temi, ci mancherebbe – ma anche fosse solo per opportunità politica personale, appunto.

Potrebbe per esempio fare due cose: la prima è non scrivere più alcun tweet che illuda la comunità LGBT, perché la pazienza delle persone è finita da tempo, dapprima che Renzi facesse lo scout. La seconda è impegnarsi affiancando da subito la senatrice Cirinnà nella sua battaglia. Come? Semplice, facendo assumere al PD una posizione unitaria e chiara.

Perché questa non è una battaglia di una singola senatrice o della comunità LGBT, ma di un Paese intero.

Perché è arrivato il momento di rottamare il bigottismo medioevale che imprigiona ancora i gay e le lesbiche nella palude più arida dell’assenza dei diritti. Insomma è un testo da votare, così com’è, senza tante storie, senza perdere ulteriore tempo, senza fare ulteriori mediazioni.

Dalle parti di Matteo Renzi ce n’è di gente che aspetta da tanto– chi ha memoria si ricordi con piacere l’intervento di Cristiana Alicata, sostenitrice di Renzi da tempi non sospetti, che lo provocava in maniera aspra e costruttiva su questo tema durante la prima Leopolda.

Non c’è più tempo. Ora va fatta. Altrimenti il prezzo per il PD, che già paga la situazione Roma e altro, sarà alto.

E quindi far assumere al partito una posizione unitaria su questo vuol dire innanzitutto non lasciare da soli Monica Cirinnà, Sergio Lo Giudice, Micaela Campana, Alessandro Zan, Michela Marzano, ecc. e fissare il testo attuale in Senato come sintesi condivisa e risolta con i “cattodem”.

Deve finire la “giustificazione/scusa” del significato “etico” per cui poi si riconduce tutto alla libertà individuale di decisione dei singoli.

Se i diritti civili e umani sono tema “etico”, allora l’assenza degli stessi è semplicemente “non etica”.

Il tema dei diritti civili è sempre meno “etico” e sempre più “pragmatico”, perché tocca la vita quotidiana delle persone.

Riguarda una mamma “non legale” che accompagna suo figlio a scuola ogni mattina.

Riguarda un cittadino francese sposato con un cittadino italiano che vuole avere il proprio stato civile identico in tutta Europa, e non vuole essere in Italia sposo di nessuno.

Riguarda avere garanzia che quando io morirò, la mia parte di casa finirà nelle mani di mio marito.

Riguarda due giovani ragazze innamorate che siglando la loro unione possono avere accesso alle stesse opportunità delle coppie etero sposate loro coetanee.

Riguarda due fratelli di fatto, uno figlio legale di uno dei due partner e uno figlio legale dell’altro partner, che vivono una vita insieme, ad essere riconosciuti come fratelli anche legalmente.

Qui si tratta di tutelare i progetti di amore e di condivisione della vita fra le persone.

Questi esempi sono pratici, veri, reali. Qui di etica ce n’è sempre meno, qui c’è soprattutto la vita vera della persone. E questa è la chiave di lettura che dovrebbe conquistare Matteo Renzi per fargli premere l’acceleratore.

E quindi Matteo Renzi, è arrivato il momento di rendere il “testo Cirinnà” una proposta sostenuta in maniera unitaria da tutto il tuo partito in maniera forte e definitiva. Lo stesso auspicio che hai chiesto per tutte le riforme precedenti.

“Matteo Renzi 2” se vuole tornare ad essere “Matteo Renzi 1”, quello che aveva conquistato il partito, i circoli e il territorio per intenderci, deve smarcarsi dall’uomo mediatore di “puro governo” e riposizionarsi come fulcro, anche ideologico, nel suo partito.

Questo è l’esempio politicamente più pratico, di cui io, se fossi Matteo Renzi, approfitterei subito.

 

 

TAG: diritti civili, Famiglia, Matteo Renzi, Monica cirinnà, Unioni Civili
CAT: Famiglia, Partiti e politici

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