Il divorzio breve è legge
Ieri la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva, con 398 sì, 28 no e 6 astenuti, la riforma sulla disciplina del divorzio italiano, dopo oltre 40 anni dal referendum abrogativo del 1974.
Tra i partiti dell’emiciclo il consenso raccolto è stato largo: hanno votato a favore Pd, Sel, M5S, Scelta Civica, Psi e Alternativa libera, mentre Forza Italia e Area Popolare hanno dichiarato il loro assenso ma lasciando comunque libertà di coscienza ai loro parlamentari.
Dopo oltre dieci anni di lavori parlamentari si è arrivati ad una legge che incide sensibilmente sui tempi necessari per porre fine al proprio matrimonio ma anche sul regime patrimoniale della comunione dei beni. Ma quali sono le novità introdotte?
Per le coppie che giungeranno ad una richiesta consensuale di divorzio ci vorranno solo 6 mesi per dirsi addio, mentre per i coniugi che opteranno per il contenzioso giudiziale i tempi di attesa tra separazione e divorzio scenderanno da 3 anni ad un solo anno. Inoltre la nuova disciplina fa decorrere la separazione dalla comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale, e non, come approvato la prima volta alla Camera, dalla notifica dell’atto.
Si anticipa poi il momento dello scioglimento del regime di comunione dei beni tra i coniugi, che prima si realizzava solo con il passaggio in giudicato della sentenza di separazione, mentre ora la comunione «si scioglie nel momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati». La nuova legge inoltre sarà applicabile anche per quanto riguarda la fase transitoria, ossia si applicherà anche ai procedimenti in corso.
Se da una parte sono stati espressi pareri positivi, come ad esempio quello di Barbara Pollastrini (ex ministro per le Pari Opportunità) la quale ha ritenuto che “ il Parlamento ha saputo agire nell’interesse di un’ Italia più umana e più saggia“, dall’altra Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d’Italia, ha dichiarato “No al matrimonio usa e getta soprattutto in presenza di figli.I bambini non sono un dettaglio, ma vanno tutelati sempre”.
Ovviamente negativa è stata la reazione di Famiglia Cristiana, che in un editoriale ha duramente attaccato l’approvazione della nuova legge: “L’ennesimo attacco alla famiglia e ai figli sempre meno tutelati e vittime dell’irresponsabilità; tre anni è un tempo che diversi esperti, psicologi e mediatori familiari, considerano necessario per consentire alla coppia quantomeno di riflettere sulla propria decisione. Soprattutto se ci sono di mezzo i figli. Non sono poche le coppie, dopo un attento esame e una pausa di rimeditazione, hanno cambiato idea e non si sono più separate”.
Dati alla mano però, le coppie che scelgono di ritornare sulle proprie posizioni sono solo l’1%.
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