Il viaggio della speranza verso Sud

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13 Giugno 2018

Tutti ormai concordano sul fatto che la situazione divenne umanitariamente insostenibile il 10 Giugno del 2069. A meno di 4 mesi dalla firma della tregua di Napoli, le fazioni in lotta sul territorio italiano erano da settimane nuovamente ritornate a scontrarsi violentemente. Il massacro di Firenze, dove 60 donne, alcune con bambini, erano state imprigionate, stuprate e uccise dalle squadracce della giunta militare di governo capeggiata dal Col. Mozzarelli, aveva provocato un’ondata di sdegno internazionale. A nulla era valso l’appello disperato a tutti i Cristiani italiani da parte di Giovanni XXVI, trasmesso dal suo rifugio episcopale a Reims.

Ancora una volta i capi di Stato dell’Europa del Nord, insieme ad alcuni consulenti della NATO-2, si erano riuniti ad Amburgo per decidere se e come intervenire. Il dibattito si era protratto per ore, senza alcun risultato concreto. Scambi di accuse erano volati tra il Primo Ministro francese e il Cancelliere della confederazione Pan-Germanica. I francesi avevano accusato i pan-tedeschi di fornire, sottobanco, armi non convenzionali a Mozzarelli. Per tutta risposta, il Cancelliere pan-tedesco aveva portato prove evidenti, a suo dire, dei rapporti dei servizi francesi con i ribelli del Gen. Ascani, governatore delle province del Sud-est italiano. L’opposizione dei Fratelli Musulmani al governo francese aveva approfittato della polemica tra i due stati per minacciare la crisi di governo, e il Ministro degli Esteri francese era rientrato rapidamente a Parigi. Nel frattempo, “l’alleanza di Vilnius”, ovvero il coordinamento degli stati dell’Est Europa, aveva minacciato ufficialmente altri stati europei filo-ribelli, come la Francia, di chiudere i mercati ad alcuni loro prodotti se avessero continuato ad appoggiare “criminali di guerra come Ascani, protetto dagli assassini della guardia civica meridionale”.

Gli Stati Uniti, temporaneamente, avevano deciso di non intervenire. Troppi i rischi, troppe possibilità che le nuove attrezzature sofisticatissime dell’esercito della NATO-2, come i laser a cascata quantica, non riuscissero a colpire obiettivi strategici in un territorio frastagliato come quello italiano. E poi il Presidente John Trump III aveva rinverdito la politica isolazionista americana, alle prese con la gigantesca crisi economica. Inutile dire che l’Euro-NORD, la moneta unica del nord Europa, era in gravissima sofferenza per l’attacco speculativo da parte dei mercati dell’Est asiatico. Una nuova crisi economica era alle porte, e avrebbe di lì a poco messo in ginocchio il vecchio Continente.

Nelle città italiane, specie del centro sud, ormai la popolazione era allo stremo. Il cibo era razionato, l’acqua potabile quasi inesistente. La Croce Rossa internazionale aveva diramato un comunicato secondo il quale un’ondata di colera aveva colpito Roma e i territori limitrofi. I bombardamenti aerei (il Col. Mozzarelli aveva dichiarato che avrebbe stanato i ribelli anche nelle caverne) continuavano incessanti. Alcune delle più importanti opere d’arte della civiltà umana, come le rovine di Ercolano e il palazzo Comunale di Siena, erano state ridotte in polvere. L’associazione Emergency2050 aveva segnalato che i presidi medico-umanitari sul territorio venivano assaltati da piccole bande organizzate, che trafugavano cibo e medicine uccidendo senza pietà. Il Gen. Ascani, da Bari, aveva dichiarato che non si sarebbe arreso mai e che nuove forze militari di volontari stavano arrivando da Grecia e Macedonia. L’altro ras regionale, il Magg. Brancato, capo dell’alleanza del Sud-Ovest e signore della guerra da più 20 anni, si dichiarava a parole amico di Ascani, ma documentazione segreta nelle cancellerie di mezzo mondo dimostrava il suo trattare sotto banco con Mozzarelli.

Chi poteva, raccoglieva qualche lira italiana, spesso a prezzo del proprio corpo, prostituendosi o soggiacendo a lavori da schiavo, e cercava di scappare pagando le mafie dei trafficanti. Il percorso era sempre lo stesso. A piedi, o con qualche mezzo di fortuna si arrivava in Campania. Poi, i criminali che gestivano il traffico umano con l’occhio condiscendente di Ascani e Brancato, caricavano questi poveracci su degli speciali autotreni fatti da dieci container attaccati per induzione magnetica, e li portavano nei porti del Sud della Sicilia. Il viaggio durava 10-15 giorni, con poca acqua e quasi senza cibo, ammassati in container caldissimi sotto il sole. Chi moriva, veniva sommariamente buttato fuori e i cadaveri bruciati nottetempo in luoghi prestabiliti, dove le guardie dei ribelli non andavano a controllare mai. Mozzarelli, che pure tuonava contro il traffico di schiavi dei ribelli, aveva due volte fatto bombardare gli autotreni, per poi dare la colpa a Brancato.

Arrivati nei porti del Sud, questa gente ormai allo stremo si accalcava sulle banchine, gli occhi disperatamente rivolti verso Sud, sperando di intravedere il profilo della costa africana, e le agognate mete della Repubblica di Tunisia e Repubblica Federale di Libia. Nella notte, i trafficanti stivavano i migranti su miseri overcraft a propulsione idrogeno, molto veloci per sfuggire alla guardia costiera libica e tunisina. Più volte erano scappati scaraventando il carico umano in mare. Il viaggio della speranza verso Sud veniva compiuto di notte e i disperati venivano scaricati sulle coste cirenaiche o tunisine dopo essere stati derubati degli ultimi averi.

Nella Repubblica Federale Libica era ormai urgenza umanitaria da circa 8 anni, il tempo della recrudescenza della guerra civile italiana. Il Primo Ministro Ben Azzac, eletto nelle file del partito riformista libico, aveva tentato di affrontare la situazione in maniera pragamatica, chiedendo all’Unione Africana di intervenire per salvare i disperati italiani che approdavano sulla costa. Ma Algeria e Marocco erano stati inflessibili per le quote di accoglienza: il trattato di Algeri andava rispettato. La Libia doveva farsi carico della situazione, ed, in misura minore, anche la Tunisia.

La scoperta dei giacimenti di Itterbio, fondamentale per i generatori eolici (ormai circa l’80% dell’energia africana e del pianeta derivava dall’eolico) aveva dato grande prosperità ai due stati africani. Dal 2035 al 2065 il PIL libico era salito del 4,3 % medio annualmente. La Libia era ormai una grande repubblica democratica, parlamentare, stabile; un alleato prezioso della NATO-2, ed uno dei membri più importanti dell’Unione africana. Il ricordo delle guerre civili di inizio millennio, del terrorismo islamico, era ormai un’eco lontana. Anche la Tunisia aveva vissuto anni di prosperità.

Tuttavia, la crescita economica aveva molto rallentato negli ultimi 5 anni, ed era ormai crisi nera di disoccupazione per i giovani libici. Allo stesso tempo, centri di raccolta profughi erano disseminati per la cirenaica. Molti disperati scappavano, per poi riversarsi nelle città libiche e tunisine, dove spesso vivevano ai margini, alcuni in centri di accoglienza, altri bivaccando per le strade. Il Premier Ben Azzac, pragmatico, ottimo comunicatore, era contestato anche nel suo stesso partito. Gli si rimproverava di aver svenduto le ragioni della sinistra sociale, financo di aver annacquato ricordo stesso della liberazione libica e della nascita della repubblica nel 2030. Il suo tentativo di riformare costituzionalmente il Paese era fallito di fronte ad un’opposizione variegata e rabbiosa di cittadini. La paura degli immigrati italiani, dipinti spesso come una massa di criminali sfaccendati coccolati dai riformisti al potere, si stava facendo largo in molti strati della popolazione. Come effetto, il movimento populista delle 5 lune, insieme alla Destra Libica, avevano moltiplicato i loro consensi nelle elezioni degli ultimi anni.

Il 1 Giugno 2069 la Libia andò al voto. Un minuto dopo la fine delle votazioni, i dati dello spoglio elettronico erano chiari: Movimento 5 Lune e Destra Libica raccoglievano insieme una maggioranza schiacciante al Parlamento di Tripoli. Il 4 Giugno Ben Azzac passò la mano a Omar Konteh, professore di matematica all’università di Bengasi e fantoccio politico nelle mani dei due partiti, nessuno dei quali voleva lasciare la leadership all’altro. Ma il vero vincitore fu Kemal Ataneth, leader della Destra Libica, e nuovo ministro dell’interno.

Il 10 Giugno 2069, con una decisione senza precedenti, Ataneh rifiutò l’attracco ad una nave di un’organizzazione volontaria internazionale che aveva raccolto i profughi. La nave vagò per giorni nel mediterraneo, per essere poi accolta temporaneamente nella Repubblica Libanese col suo carico di 800 persone, tra cui molti bambini. Una fonte dell’epoca ricorda di aver trovato un bimbo, privo della madre morta in viaggio e sopravvissuto per miracolo ai massacri, in un ospedale di Beirut Nord. Questo bimbo, sotto shock, se ne stava in cupo silenzio e non rispondeva alle domande degli assistenti sociali libanesi. L’unica cosa che riusciva a farlo quasi sorridere erano i racconti vecchio medico italiano che talvolta incontrava. Il medico raccontava sempre di quando era bambino, e dei meravigliosi goal di Francesco Totti, un calciatore fortissimo, di ruolo attaccante.

Un calciatore che giocava nella Roma, la squadra della città e del cuore del piccolo profugo.

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CAT: immigrazione

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