I Leader designer, che provano cose nuove a fari spenti

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16 Febbraio 2021

C’è un fenomeno nuovo nella leadership contemporanea: quello del leader che si sottrae, che fa un passo di lato, che lascia – apparentemente tutto – per andarsene a fare altro. Il leader che non parla, che ascolta, che se prende posizione lo fa nel sociale e magari in silenzio.
Qualcuno dice che questo capita perché ormai hanno fatto e guadagnato tutto. Altri pensano che se ne vadano solo per noia o stanchezza in una facciata di buonistica beneficenza. Altri ancora ritengono che siano tutte ciance e che questi “capi” siano solo stati fregati da colleghi più scaltri.
Personalmente credo sia in atto una tendenza assolutamente nuova che manifesta una diversa leadership, non solo più attenta alla dimensione sociale, ormai lo sappiamo, ma anche capace di vivere il “potere” e l’autorità individuale in modo artistico.
Una utopia? Forse no.

 

DA BILL GATES A JEFF BEZOS, PASSANDO DA JACK MA

Jeff Bezos il 2 febbraio scorso annunciando la sua decisione di lasciare il ruolo di amministratore delegato di Amazon ha detto:

“Nel mio ruolo di presidente esecutivo, intendo concentrare le mie energie e la mia attenzione su nuovi prodotti e iniziative”.

Un passo indietro, o meglio “di lato” che riporta alla memoria quelli compiuti in tempi recenti da Bill Gates da Microsoft e da Jack Ma da Alibaba.

“Con questo passo potrò dedicarmi con maggiore attenzione alle attività più importanti per il mio presente e il mio futuro” ha sottolineato Bezos: dal Washington Post – di cui è proprietario – a Blue Origin, la sua azienda spaziale.

Se Bill Gates nel 2014 si dimise da Ceo della sua Microsoft per diventare consigliere tecnologico del suo successore con lessico asciutto, Jack Ma ha deciso invece di lasciare Alibaba il giorno del suo 55esimo compleanno con le seguenti, accorate, parole:

“Il mondo è grande e io sono ancora giovane, voglio provare nuove cose”.

E qui sta la dimensione artistica, nel fare altro per provare cose nuove.

In generale, la mistica dei “Ceo che fanno un passo di lato” è intarsiata di significati importanti, legati a un nuovo modello di leadership meno arrogante e più inclusiva, se non immediatamente etica.  Sono una persona che ha sempre guardato avanti, non voglio guardare indietro. Non è la fine di un’era, ma l’inizio di una nuova.

Questo ci dicono alcuni dei più grandi capitani d’industria del nostro secolo nel giorno del loro addio, o meglio “arrivederci”.
Dicono basta a stressanti riunioni aziendali, incontri con investitori e analisti, interminabili viaggi d’affari all’estero per abbracciare una prospettiva diversa e di lungo periodo. Si profila la figura del “Leader come designer”, un misto di azione, filosofia, coaching e arte? Non è un caso.

Spesso infatti la filosofia e l’arte hanno giocato con l’assenza, per ottenere ancor maggiore potenza espressiva e comunicativa.

Anche la politica lo ha fatto recentemente, e molto più vicino a noi. Oltre un milione di like in meno di 24 ore. Oltre 2 milioni fra reazioni e commenti. Più di 5 milioni di interazioni e quasi 11 milioni di persone raggiunte. Mai nessun politico, in Italia, aveva raggiunto numeri simili. Lo ha fatto Giuseppe Conte, Ex-Presidente del Consiglio, col suo post d’addio a Palazzo Chigi pubblicato su Facebook. Un post che per interazioni è assolutamente fuori dai target italiani.

 

Screenshot dal Profilo Facebook di G. Conte

 

Direi che come esempio della forza dell’assenza non è male. Qui si vede quello che oggi produce l’effetto “passo di lato” che poi genera un surplus di immagine e un nuovo capitale di reputazione, anche se non sei stato in gamba o molti di accusano di aver “fatto male”.

 

OLIO SU ACCIAIO O ACQUARELLO SU LEGNO?

Se lo chiedeva già Nanni Moretti in un suo film culto: mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Ma qui non è questione di posa ma di atteggiamento. Paradossalmente nell’era dei social media, dove tutti urlano, i leader contemporanei non hanno bisogno di esserci sempre.

Possono anche essere assenti, se sanno dosare bene tra l’esserci e il non esserci.  Tra il farsi vedere e il celarsi.

L’assenza, in un mondo sempre più turbolento e urlato, diventa motivo per “comparire in modo nuovo”, diviene la chiave per rimanere leader di pensiero. Perché definisce un altro segno e un’altra memoria, quella del vuoto momentaneo, che si fa ricordare. Forse è per questo che il nostro nuovo Premier Draghi ha scelto – anche lui – per ora l’assenza di comunicazione? D’altronde “design” deriva dal latino “DE-SIGNARE”: ovvero far sì che qualcosa si distingua attraverso un segno, un’impronta dandogli un significato che diventi ricordabile o distinguibile.

Decisionismo, vendette, performance, fare affaccendato nell’appetito di potere?
Chiamatemi pure utopista, ma sarà il disegno che i leader saranno in grado di fare della loro vita e di quella altrui la nuova cifra della leadership stessa, la posizione che assumeranno nel mondo per creare valore diverso, che – come un bozzetto – segnerà le scelte quotidiane, i modi di vivere per rispondere alla società.

Ritraendo nuova identità, reputazione e ascolto.
Ciò che conta, insomma, sarà il graffio, il diverso tratteggio, il guizzo di un nuovo colore, come se la leadership dovesse riprogettarsi per diventare non olio su acciaio, come è stata finora, ma acquarello su legno, che resiste nel mare in tempesta.

Creatività nell’usare il colore, i materiali-risorse, la bellezza, la vita.

 

TAG: leadership
CAT: Innovazione, Scienze sociali

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