VeneziAcustica / San Marco #1 dialogo con paolo zavagna e associazione v.e.r-v

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1 Aprile 2020

VeneziAcustica – diario di un cacciatore di suoni, è una trasmissione in 8 puntate andata in onda a Radio3 Suite l’anno scorso (fondo pagina il link per ascoltarla). A questo proposito ringrazio Paola Damiani per la fiducia, tutto lo staff di Radio3 Suite e la co-curatrice della trasmissione la musicologa Giada Viviani.

La trascrizione a seguire è a cura di Giacomo Di Scala.

Buona lettura! Andrea

San Marco

ANDREA LIBEROVICI

Squilla mantis!

Squilla mantis.

In italiano: cicala di mare, in veneziano: canocia.

La canocia è un crostaceo piccolino con una corazza trasparente bianco-rosa, un po’ madreperlata. Vive sul fondo delle lagune e in prossimità dello sbocco dei canali, è un animale solitario.

Alla Biblioteca Marciana ho trovato decine di ricette, alcune antichissime, fra cui la “sopa de canoce”, il “risotto de canoce”, il “pasticcio de canoce”, il “brodetto de canoce”, “canoce roste”, e via dicendo… Ma purtroppo o per fortuna di canoce in laguna non ce ne sono più. Non è che siano morte ma semplicemente, con grande lentezza tipica della canocia, hanno scelto canali meno trafficati.

Mi chiamo Andrea Liberovici, faccio il compositore, e in questo frangente faccio anche il “cacciatore di suoni”. Questo vuol dire che sto girando con un piccolo registratore, che sembra un telefonino, e ci sto parlando dentro. Da dove? Dalla piazza più bella del mondo!

Siamo a tiro perchè è quasi mezzanotte…. E succederà qualcosa a mezzanotte! Ci sono comunque un sacco di persone in giro che si muovono, che vendono rose e girandole fosforescenti, un buon numero di persone che, mi rallegra, si baciano, si abbracciano, camminano mano nella mano sotto la pioggia come se fossero sotto la doccia, e….

{ Campana }

Eccola!

Questa campana si chiama “Marangona” e, per chi non lo sapesse, è il nome della campana del Campanile di San Marco a Venezia. E quando si arriva a Venezia bisogna venire inevitabilmente, soprattutto se si arriva di notte, a darle un saluto, ad omaggiarla, perché sta dentro al paròn de casa, ovvero il “padrone di casa”, ovvero il campanile!

Diciamo che però, il fatto che siano tutti qui a baciarsi mano nella mano non fa altro che evidenziare il mio “status”: solo e pensoso…

{ Musica }

{ Solo e pensoso i più deserti campi, madrigale di Luca Marenzio }

Mi auguro di non cadere in un canale ma tendenzialmente VeneziAcustica, questa trasmissione, ha intenzione di muoversi a occhi chiusi e orecchie molto aperte!

{ Promenade acustica }

E Venezia per un “cacciatore di suoni” è un po’ come se fosse un gigantesco “magazzino” di forme di grana e di formaggi per un topolino.

Ecco, per esempio, qui ho l’impressione che stia per innescarsi una ciacola, una bella ciacola! Andiamo un po’ a sentire…

Ho come l’impressione che la “ciacola”, cioè la chiacchierata, avrà come focus, diciamo così, i cani…perchè ne vedo parecchi. In realtà stanno chiacchierando con una meravigliosa cagnetta, che non andrà sul divano a riposarsi finché la padrona non avrà mangiato… Ok adesso però mi sposto perchè sto cominciando veramente a sentirmi un “voyeur acustico”, e mi vergogno anche un po’ a registrare, a “rubare” in questo modo le frasi…

Ora è venuto il momento di dirigermi verso il mio passato e, per giunta, con una certa emozione perchè qui (e questa è un’altra prerogativa di Venezia) tutto rimane sostanzialmente identico nei secoli dei secoli! E il Conservatorio, dove sono cresciuto e mi sono formato, e che stiamo cominciando ad ascoltare in sottofondo, è rimasto per fortuna sempre lui medesimo: una sorta di gigantesco strumento musicale, un palazzo che suona!

{ Musica dal Conservatorio }

Potrei stare delle ore ad ascoltare questo concerto “involontario” che filtra dal grande palazzo in Campo Pisani a Venezia ma ora sono dentro al Conservatorio, per una ragione: dialogare con Paolo Zavagna e i suoi studenti, altri “cacciatori di suoni” che hanno da poco fondato un gruppo di lavoro.

ANDREA LIBEROVICI

Adesso sono qui con Paolo Zavagna.

Paolo Zavagna – docente musica elettronica Conservatorio Benedetto Marcello, Venezia

Come definizione sei docente di “Musica Elettronica”?

PAOLO ZAVAGNA

La dicitura corretta sarebbe: “Esecuzione ed interpretazione della musica elettroacustica”.

A.L

Dunque, la riflessione che sto portando avanti con questo programma riguarda come Venezia sia di per sé un grande strumento musicale. Tanto più oggi che il suono è stato ampiamente sdoganato dal secolo scorso diventando un materiale per la composizione. Tendenzialmente tutte le città occidentali hanno, con qualche variazione, più o meno lo stesso suono perché c’è sempre e comunque un rumore di fondo molto chiaro: quello delle macchine, dei i tram, ecc. Venezia è oggettivamente un altro strumento da questo punto di vista.

P.Z

Sicuramente, anche perchè al di là della mancanza di mezzi su ruota (che salta all’orecchio immediatamente) è piena di piccole risonanze che rispetto alle altre città risulta una cosa molto anomala. Qui a Venezia abbiamo realizzato delle registrazioni proprio di passeggiate, e abbiamo notato come basti soltanto girare l’angolo perchè, passando da un piccolo campiello ad una calle stretta per poi sbucare in un campo, cambi acusticamente lo spazio. Nell’arco di pochi metri ci sono dei micro-mondi sonori diversissimi e questo non si trova in un’altra città occidentale! Anche soltanto dal modo in cui senti risuonare i tuoi passi ti accorgi di un’acustica che cambia in continuazione. E poi c’è una sorta di comunicazione tra esterno e interno: quando passi, ad esempio, da un campiello a una chiesa, quando entri in un bacaro  [per i non veneziani: un bar, un’osteria], un luogo che risente molto del contatto con ciò che sta al di fuori. Venezia contiene un’infinità di microcosmi tutti acusticamente differenti.

{ Musica }

A.L

L’ultimo progetto che avete fatto è Ecouter le monde ce ne vuoi parlare?

P.Z

Ecouter le monde ha focalizzato molte attività degli studenti attorno al paesaggio sonoro, sia dal punto di vista tecnico (perchè devono imparare come si fa, ad esempio, il field recording o perchè utilizzare un certo microfono piuttosto che un altro) che dal punto di vista compositivo.

A.L

Ed era, per capirci, un progetto internazionale?

P.Z

Era un progetto europeo: un bando di Creative Europe che vede come capofila Parigi, con Radio France Internationale (per la quale Monica Fantini è stata la promotrice primaria dell’idea), insieme a noi e ad un’associazione di Bruxelles che si occupa di registrazioni sul campo e quindi con una particolare attenzione all’ascolto. Ognuno di questi tre partner ha proposto il progetto Ecouter le monde con una diversa prerogativa di interesse. A RFI interessa di più l’aspetto della  descrizione documentaristica.

A.L

Che in sostanza significa: registro un ambiente e lo metto online. Senza dei grossi interventi creativi.

P.Z

Esatto. Però con un intento narrativo, se vogliamo, tramite una forma di montaggio.

A.L

Ecouter le monde è anche un sito?

P.Z

Adesso è diventato anche un sito, l’hanno inaugurato dieci giorni fa. Così come lo è diventato Venice Sound Map che è entrato nel progetto Ecouter le monde attraverso Venezia e la cui caratteristica principale è stata anche qui la realizzazione del field recording…

A.L

Spiegaci cosa significa.

P.Z

Registrazioni sul campo, raccogliere materiale sonoro dall’ambiente…ma con la differenza che, questa volta, invitiamo i fruitori del sito ad utilizzarli e a caricare le proprie composizioni realizzate con questi suoni. Può farlo chiunque, anche se naturalmente è stato pensato soprattutto per i “compositori”, inteso genericamente. C’è la volontà di mettere a disposizione un patrimonio di registrazioni fatte con una certa qualità e attenzione alle varie tematiche. Abbiamo raccolto i suoni delle campane, le diverse declinazioni dell’acqua: sciabordii, gondole, vaporetti, fontane, ecc.

A.L

Noi nella nostra trasmissione li useremo e vi ringrazieremo.

P.Z

Prego!

E poi anche i suoni di interni. Abbiamo appena iniziato una raccolta di risposte all’impulso nelle chiese: un’indagine su come una chiesa riverbera, su qual è il suono proprio di una chiesa. Operazione che era già stata fatta anni fa da un team molto specializzato di tecnici i cui materiali però non sono disponibili. Noi invece potremmo anche metterli a disposizione. Perchè sapendo come suona una chiesa si può utilizzare questo dato per delle elaborazioni successive.

{ Suono }

A.L

Ecco, questo suono che avete appena sentito è in realtà la “carica dei 101 trolley” che attraversano un ponte. Vi ho fatto sentire questo suono perchè ora lo risentiamo manipolato:

{ Trolley – var.1 }

E lo risentiamo ancora con un altro tipo di elaborazione che in “gergo” si chiama “spettrale”. Si tratta di una specie di TAC al suono che, come dice la parola, lavora sullo spettro sonoro, evidenziando i caratteri più rotondi e musicali di questi “101 trolley” che potrebbe essere il titolo di un brano di Cage.

{ Trolley – var.2 }

E questa possibilità manipolatoria insieme ad altre centinaia e migliaia di opzioni diverse sono proprio il centro del lavoro elettroacustico.

{ Pianoforte dal Conservatorio }

Grande meraviglia e rispetto per questo continuo ripetere e riprovare il medesimo passaggio da questo pianista, lontano chissà dove, in qualche aula del Conservatorio di Venezia. E ora stiamo per raggiungere gli studenti di Paolo Zavagna che hanno fondato un loro gruppo…

Verv

A.L

Dunque che cos’è VERV, Riccardo?

Riccardo

VERV è nata da poco come associazione culturale.  Nasce prima nell’aprile 2017 come progetto degli studenti del Conservatorio di Venezia: tra studenti di Musica elettronica e nuove tecnologie

A.L

VERV cosa vuol dire?

Riccardo

Sta per Venice Electroacoustic Rendez-Vous. Volevamo dare uno slancio in più all’interno del Conservatorio soprattutto per quanto riguarda il repertorio di musica elettronica interfacciandoci con compositori italiani, esteri ma anche con studenti. Facciamo delle call for works che sono dei bandi per composizioni a tema. Il primo è stato Performing the space ovvero “performare lo spazio”. I compositori avevano a disposizione 20 altoparlanti in una sala del Conservatorio per i quali costruire un pezzo di musica. Una volta selezionati i brani che abbiamo ritenuto migliori li abbiamo fatti eseguire in un concerto. Hanno partecipato compositori dalla Grecia, dal Giappone, da New York…. È stato un buon inizio!

A.L

La mia domanda, perchè questo programma si intitola VeneziAcustica, è questa: in che modo questa città entra nella vostra creatività?

Studente 2

Collegandomi al discorso che faceva Riccardo, oltre ad organizzare concerti e call per lavori internazionali, una delle cose che ci preme di più è lavorare principalmente nel territorio veneziano con realtà che vivono e pulsano nella nostra zona. Ci piace pensare di riuscire a costruire qualcosa per la comunità, per tutti, e partendo da questo presupposto VERV può essere anche visto come un collettore di forze ed energie per dare risalto alla città e alle persone che ci vivono, che è fondamentale. Ovviamente, con queste premesse, tutto ciò che riguarda l’ecosistema sonoro veneziano ci sta particolarmente a cuore.

A.L

Ma che cos’è che vi stimola particolarmente di Venezia?

Riccardo

Dal mio punto di vista forse è il movimento. Non è un caso che VERV sia nata inizialmente come call sulla spazializzazione del suono, Venezia forse racchiude un po’ questo aspetto.

A.L

Spiegaci “spazializzazione del suono”.

Riccardo

Movimento di un suono all’interno di uno spazio e quindi attraverso una serie di altoparlanti che danno l’idea di questi spostamenti.

A.L

Ed è una prerogativa di questo strumento musicale che chiamiamo Venezia, che è pieno di rifrazioni acustiche. I nostri passi che creano una serie di echi, di riverberi.

Riccardo

Però questi riverberi vengono molto esaltati nel passaggio da uno spazio all’altro. Da una calle molto stretta a un campo molto più grande c’è una rapida trasformazione del suono che è particolarmente legata a questo tipo di città.

A.L

Nel momento in cui costruite un pezzo tenete conto di una “storia” e quindi di una narrazione, in qualche modo, intrinseca al suono oppure per voi è un lavoro puramente musicale e basta?

Studente 2

Bella domanda! Secondo me ci sono entrambi i modi di vedere le cose.

A.L

Certo e possono viaggiare contemporaneamente! Non è detto che uno escluda l’altro.

Studente 2

Di solito, per come sono fatto io e per ciò che mi piace ascoltare, amo molto anche l’astrazione completa senza avere per forza un approccio narrativo, anche se c’è poi narrazione pure nell’astrazione. Ma collegandomi al pensiero di Cage sull’emancipazione del suono credo che anche un suono in sé, senza una contestualizzazione, possa essere sufficiente per comunicare qualcosa. Quindi già la peculiarità sonora di questa città può essere sufficiente per quanto mi riguarda, e molto interessante! Per cui io sarei più per il lato astratto.

{ Bussano alla porta }

A.L

Chi è? …Giovanni Dinello

Studente 2

Si accomodi presidente!

A.L

Ok Giovanni Dinello è il presidente dell’Associazione. Siccome siamo in radio e non si vedono i vostri volti datemi un vostro range d’età, perchè sentendo parlare di “presidente” magari uno si immagina un signore…

Giovanni

Io ho 26 anni compiuti da poco.

A.L

Ok quindi sei già “di una certa età”.

Riccardo

Io 23.

Studente 2

Io 29

A.L

Quindi tu sei il più senior del gruppo.

Giovanni

In realtà l’età dei membri di VERV spazia dai più giovani, che hanno 21-22 anni, fino ai quaranta.

{ Suono }

Giovanni

Il mio primo approccio alla composizione con i suoni del paesaggio è stato sicuramente narrativo. Per una composizione che si intitola Venezia piange, che è stata presentata al workshop “Comporre con i suoni del paesaggio” del Conservatorio di Venezia, ho realizzato delle registrazioni della città emersa e della città sommersa attraverso l’impiego di microfoni idrofoni…

A.L

Cosa sono i microfoni idrofoni?

Giovanni

Sono microfoni piezoelettrici che con una speciale guaina puoi usare sott’acqua.

A.L

Ed era un pezzo solo elettroacustico?

Giovanni

In realtà no. Infatti come dice il titolo stesso voleva rappresentare la sofferenza di Venezia causata dal passaggio delle grandi navi all’interno del suo bacino. Quindi ho scritto e registrato un pezzo per quartetto, che compare quando l’esecutore nella narrazione si sposta sott’acqua, a cui ho sovrapposto l’esecuzione dello stesso brano letto con velocità differenti.

VeneziAcustica

…continua…a domani!A.

TAG: Andrea Liberovici, Musica, Paolo Zavagna, radio3, radio3suite, venezia, veneziacustica
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