Contro il terrorismo l’informazione responsabile è già una buona arma

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16 Novembre 2015

Non c’è peggior servizio reso di un cattivo giornalismo in tempi di emergenza. E anzi è il caso di sottolineare che un’informazione responsabile e precisa è già una buona arma contro il terrorismo. A partire dalla titolazione di prime pagine e articoli (il riferimento a quanto fatto da ‘Libero’ il giorno dopo gli attacchi non è puramente casuale), per finire con gli “approfondimenti” in tv (si fa per dire) che spesso si concludono con duelli senza vincitori. E senza che lo spettatore abbia acquisito nuovi elementi per completare una consapevolezza personale.

Gli attentati di Parigi hanno messo a dura prova il sistema informativo con la macchina delle bufale che è entrata in funzione a pieno regime, alimentata anche dal carburante fornito dai social network. Molte false notizie sono state già denunciate da Francesca Mandelli, ma altre continuano a circolare. A dire il vero esistono due livelli del problema: le notizie fake propagate su Facebook e suoi fratelli; e il rumore dei mezzi di informazione tradizionale (categoria che include anche i giornali online). Entrambi i livelli producono il medesimo risultato: seminano una pericolosa disinformazione.

Una delle ‘patacche’ condivise su Facebook è stata quella del presunto attentato in Kenya a poche ore dagli attacchi nella capitale francese. Il fatto è reale, ma è riferito al passato, precisamente ad aprile quando i jihadisti del gruppo somalo Shabaab presero d’assalto il campus universitario di Garissa. La strage degli studenti c’è stata con un bilancio drammatico di 147 morti. Ma è accaduta alcuni mesi fa, più di sette per l’esattezza. E seppure l’orrore resti immutato, con la giusta narrazione temporale degli eventi viene smontata quel senso di escalation diffusa dalla condivisione della news.

L’elenco delle bufale prosegue con la presunta dichiarazione del presidente russo, Vladimir Putin, sull’uso del nucleare contro l’Isis. Il numero uno del Cremlino ha effettivamente parlato di nucleare qualche settimana fa: ma si riferiva alla minaccia degli islamisti, che potrebbero avere a disposizione “armi sporche” con cui realizzare attacchi terroristici contro la Russia. Dello stesso tenore la foto ‘fake’ dei missili francesi che avrebbero la scritta “From Paris With Love” per sottolineare l’ipotetica vendetta (vedi la foto copertina). La lista è purtroppo destinata ad allungarsi per la foga di sapere i fatti relativi al terrorismo.

La colpa, come dicevo in precedenza, non è solo dei social. Il chiasso mediatico delle ultime ore ha creato fazioni, sostenitori da curva, che campeggiano su giornali e nei salotti dei programmi televisivi. La spettacolarizzazione dell’informazione è un pericolo troppo grande in un contesto così complesso e quindi delicato. Perciò sarebbe il caso di attenersi sempre ai fatti o dedicarsi ad approfondimenti mirati.

In tale quadro, quale consiglio è possibile dare ai lettori, giustamente a caccia di notizie? Ovviamente non esistono ricette magiche. Ma il suggerimento principale è quello di prestare qualche minuto di attenzione in meno a link di dubbia provenienza oppure ai rumorosi dibattiti televisivi, concedendosi qualche articolo di approfondimento capace di andare oltre la contrapposizione tipica dei confronti in tv. Forse sarà meno avvincente e più noioso, ma di sicuro avrà un esito di arricchimento generale.

Poi, per chi proprio volesse “esagerare”, mi spingo a consigliare la lettura di un libro che possa farci capire l’Islam e come si sia arrivati a questo punto. Così avremmo in mano un’arma in più contro i terroristi: la conoscenza.

TAG: disinformazione, giornalismo, terrorismo, terrorismo islamico
CAT: Parigi, Terrorismo

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