Olanda: se Wilders avesse già vinto?
Mercoledì 15 marzo l’Olanda sarà il primo paese europeo ad andare alle urne nel corso del 2017. Tutti gli osservatori guardano alle elezioni olandesi come una grande prova dell’ordine politico dal dopoguerra in Europa. Mettiamo in chiaro anche questo: è il primo paese europeo che affronterà le urne dopo l’insediamento di Donald Trump negli Stati Uniti e dopo il referendum anglosassone che ha decretato la Brexit. In Olanda, le posizioni euro-scettiche sono portate avanti da Geert Wilders che nel 2006 ha fondato il Partito della Libertà (PVV), un’organizzazione politica che nell’ultimo anno è rimasta sempre in testa nei sondaggi. L’avversario principale di Geert Wilders è Mark Rutte, premier uscente e leader del partito liberale (VVD). Rutte ha escluso qualsiasi possibilità di alleanza con il PVV. Dopo quattro anni e mezzo di legislatura, il premier uscente vede un calo di consenso che non gli permetterà di riconquistare i 41 seggi ottenuti alle elezioni del 2012. Complessivamente sono ventotto i partiti e le liste che saranno presenti sulla scheda. Secondo gli ultimi sondaggi, nessuna formazione dovrebbe ottenere più del 20% dei voti. Lo scenario che si prospetta è frammentario.
SONDAGGI. A due giorni dal voto, gli ultimi sondaggi segnano un piccolo colpo di scena: Geert Wilders con il suo PVV non sarebbe più il partito di maggioranza relativa. I liberali di Rutte hanno sorpassato l’estrema destra. Il distacco potrebbe essere di 2 seggi secondo le rilevazioni di TNS Nipo e Peil. Mentre per I&O Research il sorpasso potrebbe essere di 4 seggi. Secondo il quadro presentato dal LISS panel condotto dall’istituto di ricerca CentERdata, i liberali sono al 16,3% (25 seggi) mentre gli euro-scettici raccoglierebbero il 14,2% (22 seggi). Si prevede che saranno almeno 14 i partiti che riusciranno a conquistarsi almeno un posto al Parlamento, di cui solo otto avranno più di 10 deputati. Una frammentazione che permetterebbe al partito di estrema destra PVV di diventare il partito più grande del paese (non si potrebbe ancora parlare di un effettivo supporto reale), ma che limiterebbe le aspirazioni di Geert Wilders, anche qualora il suo partito risultasse primo, nel formare un esecutivo per la conventio ad excludendum che sarà adoperata dagli altri principali partiti.
SISTEMA PROPORZIONALE. Negli ultimi anni il panorama politico olandese è cambiato: i tre principali partiti di Governo – i liberali del VVD, i laburisti della PvdA e i cristiano-democratici della CDA – sono passati dall’avere più del 80% dei voti negli anni Ottanta a circa il 40% delle intenzioni di voto. Il sistema olandese viene definito come un sistema proporzionale puro. Tutti i sistemi proporzionali includono una soglia elettorale che stabilisce la percentuale minima di voti che un partito deve ottenere per essere rappresentato, in Olanda la soglia è dello 0,67%, detta soglia naturale (100 diviso i 150 seggi). I seggi vengono distribuiti in modo proporzionale seguendo unicamente le percentuali di voto ottenuti in un’unica circoscrizione a livello nazionale. Per ottenere la maggioranza assoluta del Parlamento bisogna conquistare 76 seggi: sin dal 1918, nessuno tra i partiti è riuscito ad ottenerla. Necessariamente il sistema olandese prevede la formazioni di coalizioni. Un ostacolo che il PVV non riuscirà ad oltrepassare data l’intransigenza e l’indisponibilità mostrate sinora dagli altri partiti. La portata politica del fenomeno Wilders sarà limitata, almeno in Olanda. In Europa, un voto deciso e forte a Wilders decreterà il dibattito sulla concretizzazione dell’euro-scetticismo.
IL VOTO ANTI-UE. Dopo il voto referendario di giugno nel Regno Unito che ha decretato la Brexit, si è ridimensionato il consenso a favore dell’uscita dall’Unione Europea (Nexit) da parte dell’elettorato olandese. Durante la campagna elettorale, infatti, si è vista anche un’attenuazione della retorica anti-europeista da parte di Wilders per concentrarsi su temi legati all’immigrazione e alla cultura. Gli slogan del PVV, infatti, giocano molto sul concetto di identità: «l’Olanda deve rimanere Olanda». L’anti-europeismo è stato destinato più ai media e ai giornali europei. Inoltre, è importante osservare anche la crescita di partiti con una retorica alter-europeista come i Verdi che potrebbero essere la vera e grande novità di questa tornata elettorale in Olanda: i sondaggi parlano di una possibile affermazione e un passaggio dai 4 ai 18 seggi. Il dibattito sulla Nexit è placato, ma potrebbe nel prossimo futuro ripresentarsi.
L’ANGELO BIONDO. Geert Wilders è un politico di lungo corso. La sua capacità politica sta nell’essersi imposto nel panorama mediatico internazionale pur non avendo ancora vinto un’elezione. Soprannominato l’angelo biondo, per via della sua altezza e della sua tinta ossigenata, è uno spregiudicato genio capace di influenzare l’agenda politica e dei media. La campagna elettorale è stata incentrata proprio sull’immigrazione, la criminalità e la sicurezza. Il suo programma conta appena una pagina e riguarda solo l’Islam: dalla tassa sul velo, al divieto di costruzione di nuove moschee fino alla messa al bando del corano, all’imprigionamento preventivo dei musulmani radicali e al totale divieto di ingresso nei confronti dei cittadini provenienti da Paesi musulmani. Il leader del Pvv era un vecchio membro dello stesso Vvd di Mark Rutte: fu isolato politicamente dopo aver fallito nel suo tentativo di far virare a destra il partito. Ironia della storia: oggi Wilders ha spinto a destra la politica olandese, ad esempio ha costretto Rutte ad inseguirlo imitando la sua retorica sull’immigrazione.
CONCLUSIONE. Secondo tutte le indagini demoscopiche, non si registrerà uno sconvolgimento e un ribaltamento politico. Il fenomeno Wilders è attenuato da un sistema proporzionale che non gli permetterà di creare un esecutivo. A prescindere da tutto, Wilders ha vinto. È lui che guida il dibattito politico olandese ed è irrilevante se il il PVV acceda al governo o no. Fino a poco tempo fa in Olanda non si parlava di chiudere le frontiere, non si parlava di uscire dall’Unione Europea. L’angelo biondo ha immesso le sue idee politiche non solo nel dibattito politico, ma anche nelle altre forze politiche che formeranno il prossimo esecutivo. È una vittoria che si inserisce in quel bellissimo concetto gramsciano chiamato egemonia culturale. Wilders sarà sconfitto alle urne? Sì, ma ha vinto: chiusa questa campagna elettorale ci sarà un paese diviso. Tutte le forze politiche saranno responsabili di aver replicato come vecchi dischi graffiati le parole d’ordine di un subdolo genio della comunicazione politica. Chiusa la campagna elettorale, rimarrà una coscienza sporca di un paese incancrenito dall’odio. Geert Wilders non si vince nelle urne, si vince imponendo nuovi codici politici. Tra due o tre anni ci sarà ancora lo stesso paese: secondo voi, alla fine, questo popolo a chi si rivolgerà? Quale nome verrà urlato nelle piazze?
Un commento
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“si vince imponendo nuovi codici politici”. La stessa cosa del voler imporre il sogno europeo. Non funziona, la gente chiede nuovi riferementi e vota chi glieli offre, è per questo che Wilders ha questo seguito. Dopo la catastrofe europea lo spazio per le imposizioni politico-educative è quasi inesitente, l’Europa è retta solo dalla paura. Speriamo che questo pasticcio finisca nel migliore dei modi.