Tutti lo odiano, tutti lo votano. Perché Renzi può vincere per 20 anni

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12 Novembre 2014

Quando ero ragazzino sentivo dire sempre la stessa cosa: “Berlusconi è come la Democrazia Cristiana: se chiedi in giro non lo vota nessuno, ma poi stravince le elezioni”. Beh, adesso la stessa identica cosa si può dire anche di Matteo Renzi, rapidamente diventato, da speranza quale sembrava fosse, il nuovo uomo nero nelle chiacchiere da marciapiede. Provate a chiedere in giro: quasi nessuno ammette di votare Renzi, perché chi lo fa – soprattutto se proviene da sinistra – un po’ si vergogna. Ed è questa la vera somiglianza tra l’ex rottamatore e l’ex Cavaliere, nonché uno degli aspetti che maggiormente può far pensare che anche il Leopoldo possa andare avanti a governare per 20 anni.

Che Renzi sia il nuovo Berlusconi è diventato una sorta di luogo comune che solo parzialmente ha senso: è un comunicatore, è spregiudicato, è sempre in tv, fa solo annunci, ecc. ecc. E magari è tutto vero, solo che non è questa la ragione per cui Berlusconi ha vinto nel passato, e non è nemmeno questa la ragione per cui il Partito Democratico ha preso quasi il 41% alle Europee.

Sui testi di comunicazione politica si dibatteva qualche anno fa (e probabilmente lo si fa ancora) su quale fosse stato il ruolo della televisione nel successo di Berlusconi. Secondo alcuni un ruolo decisivo, secondo altri un ruolo secondario se non inesistente. Una sorta di riedizione berlusconiana degli apocalittici e degli integrati. Il dilemma non si è mai sciolto, le posizioni non sono cambiate: chi la pensava in un modo la pensa ancora così.

Ciò su cui invece tutti quelli che si occupano di comunicazione, marketing e strategia politica sono d’accordo è che vince chi tiene in mano il pallino del gioco, un po’ come nel calcio. Non è importante che di Renzi e Berlusconi si parli bene o male, che si denuncino le malefatte dell’uno o i disastri dell’altro. Quello che conta è che al centro della scena c’è un uomo solo, in questo momento Renzi. E l’uomo solo di cui tutti parlano, che tutti insultano, che tutti inseguono, alla fine, vince.

Nel caso di Berlusconi, il Cavaliere non era solo colui che veicolava i messaggi: era proprio il messaggio a tutto tondo. Non si parlava tanto delle sue proposte, quanto di lui. Nel caso di Renzi, quanto meno, si parla dei suoi annunci e delle sue riforme politiche. Ma in ogni caso è sempre e solo lui al centro del palcoscenico. Gli altri personaggi che si affacciano dagli spalti lo fanno esclusivamente nel cono d’ombra del premier. Non c’è una valida alternativa a Renzi, non c’è un tema che non sia in mano a Renzi.

Landini, Civati, Fassina. Tutti il loro spazio mediatico viene conquistato solo in contrapposizione a Renzi. Come insegna l’esperienza berlusconiana, non c’è niente come una situazione del genere che può garantire una lunga e duratura vittoria al segretario del Partito Democratico. Come ha fatto Beppe Grillo a sottrarre un po’ di spazio mediatico a Berlusconi? Portando avanti un progetto nuovo che fosse altro rispetto a Berlusconi. Come ha fatto Renzi a far parlare più di sé che di Berlusconi (che, ricordiamo, era resuscitato nella campagna elettorale 2013)? Veicolando un’idea di Italia, di rinnovamento, che non fosse in contrapposizione a Berlusconi, ma che addirittura rendesse il Cavaliere uguale a tutti gli altri. 

Che cosa gli interessa a Renzi di aver attorno a sé una schiera di nemici che si allarga ogni giorno di più? Finché si parlerà solo di lui, finché nessun presenterà un progetto che non sia “contro Renzi”, ma a favore di qualcosa di diverso da Renzi, per il premier non ci sono pericoli all’orizzonte.

 

@Signorelli82

TAG: Matteo Renzi
CAT: Partiti e politici

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