AMM e la Tempesta. O come abbiamo smesso di imparare

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27 Marzo 2021

Di ciò di cui non si può parlare, si deve raccontare.

Diceva così una pubblicità di una scuola di scrittura creativa. La scuola di scrittura creativa era un bidone, ma il motto è vero.

Questa è dunque la storia di un professore di invenzione, cui daremo un nome che speriamo non esista. Anzi, useremo la sigla in cotone blu oltremare che il nostro personaggio usa per ricamare le sue camicie bianche, tutte uguali. AMM, all’altezza del petto, come una medaglia.

AMM insegna Storia dell’arte in un liceo turistico-sportivo che, di monumentale, ha un parcheggio e un supermercato. L’edificio scolastico è un labirinto di corridoi post-funzionalista, con soffitti bassi, pilotis inondati di ombra e di umidità, forati da chiostrine popolate di piccioni e alberelli stenti. AMM porta gli occhiali cerchiati di corno, scarpe da ginnastica nere da tennis in finta pelle, un chiodo in fior di vitello che puzza di sudore e deodorante, è un po’ stempiato e qualche birra in più gli ha regalato una pancetta che lo fa sembrare adulto. Sembra un Varoufakis convertito alla religione del monopattino. Ama arrivare a scuola in bicicletta, anche se qualche volta cade, non essendo più tanto allenato. CoViD 19 lo ha sorpreso mentre già sentiva che i suoi riferimenti erano sfumati nella nebbia delle buone intenzioni giovanili, sempre più lontane e sempre più schiacciate dall’evidenza della mancata produttività delle sue azioni. Scrivere saggi che leggono in tre, capiscono in due e di cui non parla nessuno, pagandone la pubblicazione, è uno sport estremo che non riesce a praticare oltre i trentacinque anni. Il suo saggio migliore, sul colore giallo nella storia dell’arte, è finito copiato su Wikipedia in inglese e poi in un catalogo di una mostra di un curatore famoso danese, con l’avallo dei suoi sponsor accademici che gli hanno detto di considerarlo un complimento. A una revisione approfondita della sua produzione, si è accorto che le sue fatiche sono state relegate dagli editor suoi colleghi in disposizioni tipografiche molto dense, doppia colonna, interlinea uno, niente margine superiore né inferiore, contro quelle dei curatori dei libri fatte di enormi titoli, pagine bianche, decine di fotografie alternate a didascalie sempre di carattere bold arial diciotto, margine destro, margine sinistro, e alto e basso, interlinea due. Morale, le sue venticinquemila battute occupavano cinque pagine, le ottomila degli editor quindici. Facile capire gli esiti delle valutazioni. Sentendosi tradito nelle sue aspirazioni più alte, ha deciso di dedicarsi a una missione nobile. Capire cosa succede nella testa di chi impara, mentre cresce.

AMM decide che il futuro vince sempre, se gli dai spazio di fiorire. Pensa alle poesie che traduceva al liceo. Noi siamo come le foglie che germogliano nell’ora dei pollini, nel fogliame che cresce si perdono le foglie che cadono, eppure anche noi siamo quella foglia appassita. Quindi alle ortiche la carriera accademica, viva la Buona Scuola. Si ritrova così a insegnare in una strana scuola, lontana anni luce dal liceo popolato da Platone e Aristotele, Fedro e Metafisica, Democrito e Eraclito, Logos e Apeiron, Kant e Cartesio, Critica della Ragion pura e Tabula Rasa, Shakespeare e Blake, Amleto e Poemi d’innocenza, Omero ed Esiodo, Odissea e Opere e Giorni, Sofocle ed Euripide, Antigone e Medea. Se resistere non serve a niente, studiare ancora a meno, pensa, entrando nella scuola dove gli eroi sono gli organizzatori del tifo calcistico e le promesse di emancipazione femminile sono le Cheer Leader della locale squadra di basket. Poi per promuovere lo spirito di squadra ci sono molte attività, ciaspolate in montagna, cammini all’alpeggio, vela e sci. Il liceo turistico-sportivo dove insegna storia dell’arte gli fa capire subito che l’arte è ancora meno utile dello studio e della resistenza. Ma non si arrende, studia psicologia dell’apprendimento, teorie dei grafi, ha imparato un metodo per studiare qualsiasi cosa. Sa raccontare qualunque storia a qualsiasi auditorio. Almeno così si sente. Sente che in qualche modo vuole salvare una parte di sé. Sente che può riuscirci solo se, in questo empireo del sapere di cui sente la presenza, ci porta qualcun altro. Armato di queste belle speranze, mentre cerca di essere gentile con tutti, diventa anche un po’ ridicolo. Non ha capito di essere in un luogo dove l’economia del massimo rendimento deve riguardare le fotocopie fronte retro, i fogli riciclati, i moduli che soddisfano tutta la normativa, e dove la valutazione è una combinazione lineare di un punteggio assegnato alle griglie, secondo la normativa vigente, considerando le infinite certificazioni con cui si medicalizza la fatica di imparare. In questa selva di pilastri bassi al piano terra e di norme codificate, le sue buone intenzioni diventano facilmente l’occasione di rimproveri futili a studenti che non ne vogliono sapere nulla di Homo Ludens opposto a Homo Sapiens, di Spirito apollineo e dionisiaco, di Giorgione e Veronese, del ciclo di Ester e della meraviglia carnevalesca delle apparenze, rotta dal baluginare di un fulmine. Gli studenti notano e approvano solo le sue camicie di Prada e i suoi airpods personalizzati. Il libro di testo dei suoi studenti finisce nuovo al mercato dell’usato tutti gli anni.

Al suo terzo anno di insegnamento, dopo essere partito da infinite ore di supplenza e sostegno, e dopo avere insegnato molte materie fra quelle permesse dai suoi titoli, finalmente AMM distingue il montare leggero e lieve di un vento di libertà. Dura il tempo di pagare l’affitto in una città non sua, le bollette e fare il primo acquisto in gadget tecno-musicali del mese, ma è già tanto in tempi di recessione. Si sente fortunato, scrive ancora, studia, apprende. Ma qualcuno lo capirà? Pensa così mentre durante la pandemia, finalmente due eventi importanti si profilano al suo orizzonte, e si materializzano nella sua App del Google Calendar, Concorso Straordinario, 18 febbraio 2021. Vaccino, 14 marzo 2021. Il concorso è stato spostato il giorno prima del secondo lockdown. La sua concentrazione, – dopo una estate passata a inserire domande su una piattaforma che cambiava i moduli mentre le compilava, – la sua concentrazione è volatile più dei titoli delle compagnie aeree del Coronacene. Si sente felice, sta facendo la storia, sta resistendo, ce la fa. Pensa così, mentre prenota una stanza d’albergo, con la sua App di prenotazione di sempre. La ricerca georeferenziata lo pilota a tre metri dalla sede di concorso, a un marciapiede dallo stallo delle biciclette pubbliche, con cui sa che arriverà dalla stazione al costo di due euro. Prenota il treno regionale veloce, si accerta di avere scaricato prenotazioni in pdf, le stampa. Stampa le ricevute dei pagamenti, i consensi informati, i permessi di spostamento. Si sente a metà fra James Bond e don Chisciotte. Nonostante i divieti, le chiusure, i confinamenti, può sentirsi uno che viaggia per affari, anche se in realtà sta viaggiando per cercarselo, un lavoro, ma questo è il suo vero lavoro da anni, da quando ha finito il liceo. Dunque con un cambio di intimo e finalmente in giacca, maglione e mocassini di cuoio, la sera del 17 febbraio AMM prende un treno regionale, Mestre – Verona, con una mascherina FFP2 nuova, sotto la quale ha indossato una chirurgica che sostituirà. Pensa alla fatica che ha fatto per evitare gli studi medici, evitando di fumare, di bere troppo, di fare tardi la sera, e si ritrova con disinfettanti, rotoli di carta da disporre sui sedili del treno, nemmeno fosse un chirurgo impegnato a igienizzare la sua propria esistenza. Arriva puntuale il regionale veloce, AMM felice inforca la bici, e si ritrova finalmente di fronte al liceo veronese, dove farà il suo concorso. Hotel Montecchi, perfetto. Mentre sistema la bici nello stallo e controlla sul telefono che il tempo di consumo del servizio si sia fermato, apre la pagina di conferma dell’albergo. Inserisce il navigatore, il suo assistente lo pilota davanti a un magnifico albergo tre stelle di una famosa catena americana, dove ha prenotato una stanza business confort, con una hall deserta, le luci a mezza intensità, sull’argine solitario e buio dell’Adige. Inizia a sentire un disagio sottile, la nebbia diventa sempre più fitta, la città è popolata da gruppi di studenti che parlano seduti in circoli tribali con al centro pizze, Vodka e Coca Cola. Gli viene quasi da avvicinarsi e fare lezione, per fortuna si ferma e si ricorda che se non è collegato a Teams, non deve farlo. Arrivando ha ragionato sulla persistenza delle forme in architettura, come negli anni trenta la forma dell’Arena sia stata ripetuta in tanti edifici, osserva con stupore la quantità di marmo rosso, di pietra calcarea con cui la città è fatta. Pensa ai Monti Lessini, alla Valpolicella, alla conca felice esposta a sud fra le anse del fiume dove sorge Verona. Comunque, l’albergo è chiuso. A quanto pare dal 2020. Si sente a disagio, legge il foglio che penzola sulla porta a vetri, sembra un film di Quentin Tarantino dopo una sparatoria, invece è la sua vita di sempre, peggiorata dal panico della pandemia in un contesto storico turistico deserto. L’indirizzo, il telefono, il luogo sono giusti. Ma ad aprire non c’è nessuno.

Questo paesaggio rispecchia così esattamente il suo stato d’animo, che vorrebbe averlo inventato e scritto, ma invece gli sta succedendo proprio così, gli apparati tecnologici che lo sovrastano, la precisione della app, i dispositivi di protezione, l’albergo che ha preso la prenotazione ma che lo lascia fuori, senza possibilità di ritorno, sull’argine dell’Adige. Lasciamolo qui, a capire cosa fare, perché non sa ancora che quando arriverà il suo turno per il vaccino, troverà un medico che lo rimanderà a casa perché il suo lotto è stato ritirato, in seguito al panico scatenato da alcune reazioni avverse simili in tutto il pianeta, poche ma identiche. E non sa ancora che La Tempesta di Giorgione sarà il tema del suo elaborato di concorso, dove non è richiesta una interpretazione critica ma solo una esposizione ordinata di obiettivi didattici e metodi di valutazione degli apprendimenti. Ancora non sa che invece si metterà a raccontare del tifo, del calcio, delle Cheer Leader e a dire che in fondo, Giorgione con il fulmine, voleva proprio dire questo, che la potenza della natura libererà dai simboli l’umanità, esponendola alla nuda vita e al libero gioco delle passioni. Secondo voi, diventerà di ruolo?

TAG: arte, Giorgione, scuola, venezia, verona
CAT: Precari, scuola

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