Diario di una quasi quarantenne irrequieta…Ops…Perbene

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27 Novembre 2021

Come mi chiami non importa.
Una ragazza di buona famiglia.
Una secchiona. Una ragazza cattolica praticante.
Pratico anche le buone maniere, quelle che mi hanno opportunamente, dettagliatamente, moderatamente e virtuosamente insegnato nell’ordine: mamma, papà(un po’ meno forse), nonni, zii, insegnanti, catechisti, preti…
E dunque una ragazza perbene che sa suonare il pianoforte, il violino, tradurre il latino, il greco classico, conosce la musica sinfonica, nuota, legge, va a teatro, aspetto gradevole e un sacco di altre qualità da promuovere in un reality “Sono una ragazza perbene, qualcuno mi sposi, possibilmente con laurea, posto fisso redditizio, bella presenza, conto in banca che mi assicuri due vacanze almeno all’anno, il solitario, il trilogy, la Kelly in pitone di Hermès, lavastoviglie con musica jazz mentre insapona i piatti, il parquet, la piscina, la casa al mare e un eventuale divorzio che mi renda ereditiera a vita”. Una ragazza così,  che fai non te la sposi?
Si, questa ragazza è decisamente da sposare. Questa però. Io anche no.
Quasi 40 anni e l’irrequietezza di una nomade nell’anima.
Ho conosciuto la noia, la gran parte degli uomini che ho incontrato e che mi ha corteggiata, mi ha annoiata subito. La noia è il mio anti-tutto. Anti-sesso, anti-amore, anti-vita.
Mi annoio e non conosco cura a questa pecca caratteriale, se non nel sorprendermi con una bella botta di adrenalina. La mia adrenalina è il sorriso, la vita, nel suo saliscendi senza tregua.
La mia adrenalina non è un vestito bianco e due fedi al dito.
Io sono fedele a me stessa e questo mi fa essere fedele all’uomo che amo e mi ama così come sono, irrequietamente da non sposare, non per dovere, ma per piacere.
Sono cazzate, probabilmente, si…La gelosia è connaturata all’amore, il possesso è umano, ti amo e ti voglio per me, solo per me, tutta per me. E poi quando mi hai avuta tutta per te, tu, tutto per me, tutti per noi…poi dopo che succede? Ti dimentichi che mi hai accanto, se esco dalla gabbia, ti scatta la rivincita… Ti ricordo che ci siamo voluti tutti per noi…
Ecco, siccome questa prigione equivale alla noia e alla privazione della vita, che ci ha donato Nostro Signore, il quale perdonerà le cadute, le scappatelle e tutte le debolezze se non premeditatamente poste in essere per ammazzare la nostra dolce metà, allora se permettete mammina, papino, compagine familiare, conoscenti e non…chi amo me lo tengo per me…come lo amo pure, quanto lo amo poi…non ne parliamo.
…E quindi dove eravamo rimasti?…
Ah si, testa vuota e che gira… Salgo le scale a velocità supersonica.
Entro. Tutto buio, solo un lume in ferro battuto con luce calda sul suo tavolo da lavoro, alla sua destra…una finestra con una tenda sottile bianca ed una tapparella un po’ abbassata. Anche se è sera, è un luglio torrido. Ha da poco spento l’aria condizionata, sento il fresco che mi accoglie in stanza. Lui è di schiena, non mi ha sentita nemmeno entrare, è stanco, si massaggia il collo.
Poso la borsa delicatamente sulla sedia, è pensieroso, non si volta. Gli vado vicina, lo abbraccio cingendogli la schiena ed il petto. Lo bacio dietro al collo,  proprio dove finiscono i capelli, perennemente scompigliati,  profumati di estate, di lui.
Non si gira, ride, e mi bacia i polsi …se li conduce alle labbra e li bacia.
-Sei stanco?
-Tanto, avrò dormito cinque ore in due giorni.
Le sue occhiaie da lavoro, i suoi ritmi lenti fuori e forsennati dentro.
Gli sbaciucchio il lobo dell’orecchio sinistro, la guancia che mi solletica.
Ha la barba brizzolata. Sotto il sole mentre eravamo al mare, gli ho notato i riflessi ambrati, miele ,tra i capelli, lungo le braccia e le gambe.
Gli bacio le tempie, ha una vena che sporge intorno all’occhio destro…è stato un particolare che gli ho notato da subito…quando è incazzato o eccitato lo vedi da quella vena.
Quando impazzisce io mi dimentico chi sono.
Squilla il telefono…
-Ma non rispondi?
-No a quest’ora voglio staccare…anzi viaggiare…con te.
-Ah ah ah ah ah ah e dove mi porti?
-Nel mondo del piacere di stare con te. Chiudo tutto e andiamo a casa tua.
-Ok.
Saliamo in macchina e ride.
-Ma casa mia è ad un isolato da qui, dove mi porti??
-Boh che cavolo te ne frega…andiamo a respirare,cos’ è non ti fidi? Zero domande.
-Zero domande.
Prendiamo la litoranea, il mare… mi porta al mare, lo sapevo.
-Marco,ma sono due ore che guidi, stiamo per prendere l’autostrada, casa mia è in un altro mondo ormai, sei impazzito?
-Ah ah ah ah,ti avevo detto boh ,zero domande, stiamo andando non lo so dove, dove ci viene ci fermiamo.
-Ah allora se la metti così,mi tolgo i tacchi e stendo le gambe.
Alzo la musica, passano Altamarea di Venditti…la cantiamo a squarciagola, lui stona,io no.
Cambio stazione, ora passano gli U2 …Love is a temple,love is higher law.

Guardo fuori, sono le 3 del mattino,la segnaletica indica Roma.
-Ci fermiamo ?
-Eh direi, guidi da ieri sera.
-Chi se ne importa,sto con te .
Troviamo lungo il raccordo anulare deserto,l’insegna “DreamGarden”.
Prendiamo un villino per una notte. Tanta sete e anche fame.
-Scusi,si potrebbe ordinare due birre ghiacciate e qualcosa di commestibile?
-Si,signori, portiamo dei tramezzini speck,rucola e grana e per le birre potete servirvi al frigobar accanto al letto.Porta 122.
Entriamo e mi tuffo sul letto. Apre il frigo.Stappa la birra e che fa? Me la versa addosso, ovviamente ghiacciata. Rido senza fiato,-Ma io volevo berla.
-La bevi dopo.
-Che cretino che sei.
Lo annodo con le gambe nude, mi mette una mano sul cuore che ormai non ha più un ritmo umano.
Bussano.
-Signori, la vostra ordinazione.Nemmeno ci alziamo per aprire.
-Chiedo scusa, saldo domattina, abbiamo sonno.Ridiamo come due delinquenti …senza vergona.
E riprendiamo da dove?…Dal richiamo che ci sta attraversando.
Facciamo l’amore senza staccare per un secondo gli occhi dagli occhi.
Il cuore tocca un punto quasi di non ritorno,e poi si calma insieme al suo.
La stanchezza ci assale, ci addormentiamo di colpo l’uno addosso all’altra.Nudi, sudati,con la testa vuota,il corpo arreso. Il sole filtra dalla persiana e mi spara in viso.
Riprendo i sensi con i miei ricci ribelli ad incorniciargli il costato e mi sposto sull’altro lato del letto in cerca di un pezzo di lenzuolo per coprirmi. Mi blocca per un fianco e mi saluta a suo modo.
-Niente Buongiorno?
-Buongiorno, pazzo, siamo da arresto.
-Lo credo anche io, allora chiederemo le attenuanti generiche al momento giusto, ora baciami. Chiamasi dipendenza da odore di mare, cronica. Appena ci sfioriamo o annusiamo,è impossibile non toccarci. Un caso da studio.
-Ti ho mai detto che sei il pazzo più bello e sincero che abbia mai conosciuto?
-Si.
-Che sei così bello per me che, quando ti osservo intensamente, ti guardo nel fondo degli occhi, a volte mi viene persino da piangere per una profondità che quasi non reggo, non resisto, non decifro?
-No, questo mi mancava.
-Cazzo ma sono le 11, torniamo o ci ammazzeranno.

-Mi raccomando, non dirmi mai niente di sconvolgente, mi regali la tua pazzia con il contagocce.
So di infastidirlo così, ed infatti si riveste senza nessuna reazione.
-Ti aspetto in macchina. Pago e andiamo. Viaggio di ritorno. Giornata con il Solleone.
Corre in autostrada: è matto, appunto. In radio passano Albachiara di Vasco.
La canto a memoria, ma poi mi addormento. Non abbiamo parlato molto…magari si è pentito… Boh,che mi importa, a me è piaciuto comunque. Il rumore dell’autostrada diviene così rilassante che prendo un sonno profondo da non sentirlo più… All’improvviso mi sento sfiorare il viso…apro gli occhi e mi ritrovo la sua mano e le sue parole sussurrate.
-Si propria bedda. Quandu turmi,si ancora chiù bedda.

A chi lo posso raccontare? Solo ad un diario.

Quasi 40 anni, irrequieta, pazza, disarcionatrice delle costrizioni. Richiudo gli occhi e accenno un sorriso. Dentro di me gli ho risposto il ti amo più semplice e strafottente del mondo.
Pensa, caro Diario, ti scrivo come fossi un amico in grado di rispondermi. Amo un corpo,un cuore grande, una mente fine, folle, amo la vita che me lo ha fatto incontrare e non me ne frega nulla di averlo tutto per me…e io per lui.

                                                                             *****

Milano,settembre 2017

Giovedì pomeriggio,via della Spiga.
Percorro velocemente la carrellata di negozi di lusso allineati come un plotone di esecuzione per il portafogli di chi ne cade vittima,più o meno colpevolmente.
Distrattamente getto un’occhiata alla vetrine di uno dei più grandi marchi di biancheria intima. Noto per i suoi preziosi e raffinati pizzi e merletti di ispirazione francese.
Mi tornano in mente le sue parole mentre gli lascio la mano per salutarlo. Tornata a Milano. Ma non con lui.
-Se non trovi più le tue culottes di pizzo bordeaux,è perché te le ho rubate. Volevo portarmi appresso il tuo sapore, mi scrive nel messaggio di buongiorno.

Entro e la commessa altissima, in uniforme grigia e coda che raccoglie i capelli biondi,mi accoglie come in una seduta dallo psicanalista.
-Allora signora,se posso permettermi,le consiglierei la nostra ultima collezione di corsetti con stringhe in raso color cipria,suppongo sia una giovane sposa?
-Grazie,purtroppo mi spiace deluderla, ma oltre a non essere più tanto giovane, non sono manco sposa. E vorrei vedere solo abbinamenti in pizzo nero con vestaglie corte. Sono di corsa, tra mezz’ora devo riprendere a lavorare. Grazie.
Entro nel camerino, svesto il mio mega cappotto in alpaca blu notte; appoggio la mia tracolla a forma di ciambella e tolgo con la punta del piede prima uno stivale e poi l’altro. Sfilo il maxi pull bianco con i mega treccioni e rimango in collant super coprenti e canotta con bretelline. In rapida sequenza la commessa,di nome Viola, mi porge due completi: il primo più da ‘sciura’in prepensionamento forse. Slip vita alta in pizzo, reggiseno semi balconcino raso e vestaglia sotto il ginocchio; il secondo: sottoveste interamente di pizzo macramè con corsetto stretto sulla schiena da preziosissime stringhe in seta. Vestaglia aderente alle mie curve, trasparente,con manica a farfalla, annodata da un nastrino in pura seta, nero,con due zirconi ai margini esterni. Chiusura gioiello. Autoreggenti in microrete con fiocchi in seta applicati sul retro giarrettiera e fascia in seta per raccogliere i capelli, con inserto in pizzo per richiamare il tutto.
Non provo nemmeno la prima soluzione e, con la mano fuori dalla tenda,la riporgo a Viola.Indosso immediatamente la seconda composizione.
Mi basta specchiarmi per scoppiare a ridere e immaginare l’effetto che farà quando l’indosserò.
Mi contemplo per qualche minuto e poi mi rivesto dei miei abiti autunnali.Mi avvio verso la cassa e Viola mi informa che il totale è di 250 euro.
Pago in contanti e la saluto. Contravvengo alla mia proverbiale refrattarietà a sperperare fortune per cose assolutamente frivole. Ma non resisto a ciò che rafforza la femminilità.Colleziono lingerie di ogni tipo,purché,sia elegante e particolare. La sfoggio solo nelle grandi occasioni…o meglio…quando voglio regalare e prendermi un mix di ironia e leggerezza.
Finito di lavorare, ospito a cena a casa Federica,la mia migliore amica. Siamo entrambe da sole e con la tipica stanchezza di un giovedì sera tra lavoro e faccende domestiche. Decidiamo di metterci comode e ci fiondiamo sul divano a penisola color tortora, rigorosamente,a fagocitare un secchiello di gelato a testa, gusto cassata siciliana.In sottofondo’The Great Gig in the Sky’dei Pink Floyd. Dopo aver chiacchierato per tutta la sera,portato in giro Paul (pastore maremmano bianco neve noto per i suoi occhioni da furbastro mandrillone) per la sua passeggiatina prima della nanna, ritorno a casa ad aspettare che Marco torni dal suo turno di lavoro. Mi soffermo dietro le grandi vetrate delle finestre,site al sesto piano di un attico da cui si vede tutta piazza Duomo.Comincia a piovere, le gocce scivolano lungo i vetri, offuscando le luci che fanno apparire Milano ancora più opaca e suggestiva nelle sue vette piene di vita frenetica, pronta ad andare a dormire, stanca e produttiva, in attesa  dell’alba di un nuovo giorno. L’autunno è appena principiato. La mente corre alla mia Terra.

                                                                                       *****                                                                                    

Puglia,Agosto 2017

Al sud,la terra è rifugio dell’anima, odore indimenticabile di erba bagnata e amarezza, lacrime e sorrisi, sangue e dolcezza.Se il silenzio fosse un colore, sarebbe il blu del Mare. Un mare dove nuotano tanti sentimenti contrapposti, proprio come ora, che guardo questo tramonto e non riesco a parlare durante il mio saluto al Sole. Eppure sono rapita dalla sua bellezza.Ogni tramonto è diverso, ma soprattutto, guardandolo, ogni volta capisco perfettamente di non essere più la stessa anche io. Aspettare il momento giusto per parlare. Questo dovrei imparare. Stare più in silenzio. Perdermi seguendo la strada che costeggia il Mare. Qui ho messo radici.
La riserva d’ossigeno che mi riscalderà quando il gelo tornerà a bussare nel mio casino di tutti i giorni. Vivo di Cielo e di Mare e solo per questo mi sento felice. Arrivata a casa. Piedi nudi. Il sangue che circola nuovamente scaldato dal Sole, pieno di nostalgia. La nostalgia che sazio sognandoti, Libertà.
Oggi sei ancora più Selvaggio di quando chi ti ama e ti popola d’estate,cerca di afferrarti come può.
Venirti a trovare in solitaria significa riappropriarsi del Cuore,anche per poco tempo.Torno a respirare.Aspettando di poterti toccare ancora, calpestando distese di grano bruciato dal Sole infuocato e, cullata dal vento, trattenere il fiato.Chiudere gli occhi e tuffarsi nel blu profondo che solo tu hai in quel punto lontano.

                                                                                      *****

Salgo le scale in fretta e furia…Fuori impostata,attenta a non far trapelare nulla del mio tumultuo interiore.Mi solleticano gli occhi che vogliono ridere o impazzire,non lo so bene. Già, e non lo so tutte le volte che mi capita di sentirmi così, così come? Così,con i rumori del mondo lontani,con la mente ed il corpo che guidano veloce,con l’odore che inebria,ansima,e infine si placa.
Mi siedo affannata,appoggio la mia inseparabile e pienissima borsa e rovisto per lanciargli un cioccolatino. Ogni volta che lo vedo ci mangio il cioccolato fondente( eh si, siamo amarissimi perché lo zucchero ci si appiccica al palato poi).
Mi fermo un attimo ad incrociargli gli occhi e poi inizio a lavorare, scrivo al pc. Lui detta, io scrivo. Le parole filano e la scia di buono comincia a stordirmi. Un rigo dopo l’altro e lui è dietro di me. Detta sussurrandomi, ad un millimetro dal collo. Le mie dita riproducono automaticamente le sillabe sulla tastiera,mentre il mio udito si ipnotizza con il tono della sua voce.
-Basta, pausa. Ho voglia di baciarti ora. Così dopo lavoreremo meglio.
Per mezz’ora andiamo in modalità off.
I pazzi non ricordano,dopo,come si sono scambiati fuoco e fiamme.Imprimono però l’odore e la forza che quei corpi rilassati hanno sprigionato,l’energia che hanno espulso.Silenzio.Respiro adesso rallentato. Lo guardo riabbottonarsi la camicia e sedersi di fronte a me. Mi sistemo il vestito e mi raccolgo i capelli con una matita.
Riprendiamo a lavorare.
Lui detta, io scrivo.
-Mi hai fatto un paio di scenate di gelosia negli ultimi tempi…
-Allora credo sia il momento di parlare di quello che tu senti come gelosia e che io esprimo evidentemente in modo schematico.
Gelosia: sentimento dettato dal timore inconscio di perdere l’oggetto del proprio desiderio.
Mai affermazione atterrisce di più.
Mentre lui parla,io lo osservo e provo a sentire dove i miei sensi percepiscono le sue parole,nella testa? Nella pancia? Nel cuore?
Mi rimprovera di essere gelosa.
Mai io l’ho mai provata la gelosia?
L’ho capito quando mi sono fatta una domanda semplicissima a cui mi sono dovuta rispondere come migliore amica di me stessa.
Mi sono chiesta: -Credi di essere la donna più affascinante sulla faccia della terra?
No,per niente. Allora il rischio concreto del gioco dell’amore,dei sentimenti tra uomo e donna non può escludere la poligamia della mente e del corpo.
Ecco,sento dove la pelle gli brucia ancora,dove non avrebbe voluto, come tutti,provare e far provare quella paura di dipendenza, di protezione di un corpo,di una mente,il timore inconscio di perdere la partita,l’aria.
Bastano queste sue parole,e il mio riflesso mi muove a sincerità. Non credevo di poter incontrare una mente in grado di analizzarsi in questo modo. Lucida,consapevole della sua istintività,della irrazionalità che travolge. E gli spiego ciò che lo rassicura.
Uno scambio vero, che non mi doma. L’esclusività che non cerco,che non pretendo.Che non pratico. La pazzia della mente e del corpo che mi cattura quando è il momento. Non bisogna dirsi tutto tra uomo e donna, quando si incastrano in un letto,in un bar, nella mente,nella vita.
Ci si dice tutto quando è il momento. Finisce lì.
-Ho bisogno di essere ascoltata quando ti va,non ho bisogno che tu sia solo mio.
Mi rende felice che mi tenga nella tua vita,non che io diventi la tua vita.
Mi rende libera riuscire a parlare con te di ciò che ci potrebbe schematizzare, di quando non ci capiamo,di quando ci chiudiamo e sfanculiamo, di quando ci ritroviamo.
Io so cosa mi fa star bene.So di te cosa mi piace, cosa mi tiene viva,cosa mi riempie il cuore.
Conosco la tua bontà,la tua mente aperta,la tua virilità e non potrei, né vorrei certo ingabbiarla. Mi prendo la magia,le lacrime,il tempo, il sorriso, le fughe, gli abbracci, il corpo che mi regali, quando il tuo istinto decide di fermarsi a vivermi. Lo stesso fai tu con me.Non mi sono mai chiesta come tu possa essere con le altre donne, se ne hai, se ne cerchi,se ne ami. Mi importa di come sia con me.Te stesso, bestiale e delicatissimo.Amico,amante, fratello .
Il labirinto dentro cui mi ospiti, dentro cui ti ospito.La luce che non spegni,il buio che ci concediamo.
Io so chi sono con te.Non mi costruisco prima un ruolo. Divento amica, amante, sorella.
Provo tutto,ma l’unica cosa che mi spinge verso di te è il bene che sento. Il tuo bene,lo stesso che tu cerchi per me.
Legame:rapporto o vincolo affettivo che comporta la limitazione della libertà individuale.Così lo definisce il vocabolario della lingua italiana.
Ci si lega per scelta forse, ci si congiunge per piacere,ma non ci si chiude in un anello.
La fedeltà non ci si addice come obbligo di responsabilità verso qualcuno.
Meglio la lealtà di sederci di fronte dopo aver fatto l’amore e, con disarmante schiettezza,dirci che ci siamo sbagliati,ridiamoci su.
Io e te non apparteniamo a nessuno. Prima di tutto,solo a noi stessi.
Non difenderti da me,respira. Farò altrettanto.Ti ho riconosciuto, animale impaurito,diverso.Solitario.Che si concede agli altri nella sua essenza purissima,quando ne riconosce la fame di vita,che non ha mai ammazzato nessuno. Non un suo simile.
La gelosia,lascia il posto alla libertà di incontrarci in un territorio franco.
L’inquietudine del mare e la sua ostinazione di sommergere e far riemergere.
Lavare i pensieri,avvicinarci all’orizzonte,sapendo di non poterlo attraversare,ma godersi la traversata che è la vita stessa.

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CAT: relazioni

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