“Accendi l’intelligenza”, la ricerca in campo contro l’analfabetismo funzionale
Nel nostro paese una persona su tre non riesce a comprendere compiutamente un testo mentre sta leggendo. Un fenomeno trasversale che attraversa tutte le fasce anagrafiche.
La ricerca lo definisce analfabetismo funzionale e genera come effetto un alto tasso di abbandono scolastico tra le fasce più giovani.
Gli effetti peggiori però si registrano all’interno delle classi dirigenti e delle istituzioni. Non saper comprendere significa non saper leggere compiutamente una cartella medica, un bilancio, un documento redatto da un giudice della indagini preliminari, o quello di una commissione parlamentare oppure quello di un ingegnere che valuti la stabilità di un ponte.
Secondo l’Ing. Massimo Arattano, primo ricercatore del CNR di Torino, che sulla materia ha prodotto una lunga ricerca scientifica, l’incapacità di un neolaureato di spiegare in modo chiaro un concetto di cui, una volta informato, debba rendere conto a terzi, espone anche le categorie più preparate al rischio di poter porre in essere dei potenziali danni in un consesso sociale.
“Siamo riusciti ad isolare quei gesti cognitivi che sono implicati nei processi di apprendimento, da cui abbiamo individuato i fondamentali; ovvero quei gesti cognitivi implicati nell’apprendimento che possono essere spiegati ad un ragazzo e quindi allenati. Come nel tennis insegniamo i fondamentali, a partire da come si tiene una racchetta, al saper colpire di dritto o di rovescio, allo stesso modo facciamo con i gesti cognitivi dell’apprendimento. Insegniamo infatti quali gesti cognitivi uno studente deve saper compiere” dice il Prof. Arattano
“Sviluppare il tema dell’intelligenza significa – aggiunge Massimo De Donno Ceo di Genio Net e partner del CNR nella promozione di questa ricerca – promuovere degli addestramenti pratici in aula ma soprattutto insegnare attraverso il gioco.
Il gioco infatti ci permette di poter imparare in modo profondo e quindi introiettare le capacità e le competenze perché quando giochiamo, non essendo lo scopo fondamentale vincere, ma godersi il gioco, si possono accedere a delle capacità e delle risorse che di solito non utilizziamo”.
Insomma le competenze trasversali richiamano da vicino le tematiche relative all’analfabetismo funzionale. Tra le qualità di cui spesso non dispongono i più giovani quando entrano nel mercato del lavoro, c’è infatti l’incapacità di saper usare l’intelligenza in forma emotiva, oppure in forma logico matematica, naturalistica o interpretativa. Ecco perchè “accendere l’intelligenza”. Allenare la nostra intelligenza significa rendere viva la nostra cretività, saper affrontare i momenti di crisi, saper gestire i momenti di stress.
Soprattutto significa recuperare la consapevolezza che la nostra intelligenza ha la sua modalità di essere attivata. E una mente attivata diventa una risorsa per migliorare la società, evitare il conflitto, generare il benessere personale o collettivo.
Una mente lasciata andare, allontanata dalla scuola, rischia di diventare un centro di costo e, soprattutto, una persona infelice.
Ecco cosa ci hanno detto Massimo Arattano e Massimo De Donno.
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