Quel delitto in Vaticano
Qualcuno si ricorda del Maggio 1998?
Sono passati venti anni, in effetti, ma i fatti che avvennero la notte del 4 maggio sono ancora fonte di domande, rimaste troppo a lungo senza risposta. All’interno delle mura vaticane si consumò un triplice delitto. Nella palazzina delle Guardie Svizzere, il piccolo esercito cui è affidata la difesa della Città del Vaticano, trovarono la morte il neo-comandante Aloys Estermann, 44 anni, sua moglie Gladys Meza Romero, funzionaria dell’ambasciata venezuelana, e il giovane vice-caporale Cédric Tornay. La versione ufficiale fornita dalla Santa Sede, poche ore dopo la strage e confermata con la chiusura di un’inchiesta che non vide il coinvolgimento della polizia italiana e degli avvocati dei familiari delle vittime, accusa il vice-caporale Cédric Tornay di omicidio-suicidio. Ma fu una indagine sbrigativa, che subito lasciò perplessi. La magistratura vaticana respinse il ricorso della famiglia di Tornay, basata sui risultati di una seconda autopsia effettuata sul corpo del vice-caporale presso l’Istituto di Medicina Legale di Losanna e di una perizia grafologica condotta sulla presunta lettera d’addio del giovane. Questi elementi portarono a credere a un complotto diretto ad eliminare il neoeletto comandante della Guardia Svizzera, con il Tornay utilizzato come capro espiatorio, colpevole solo di essersi trovato a portata di mano degli assassini. Tra l’altro, nelle varie ipotesi che seguirono i fatti, emerge la posizione del giornalista Viktor Guitard secondo cui Estermann sarebbe stato un collaboratore della Stasi, il potente servizio segreto della ex Germania Est. L’ipotesi circolò anche a suo tempo, e fu categoricamente smentita dalle autorità vaticane. Ma la carriera del comandante aveva altri aspetti curiosi: era a San Pietro quando ci fu l’attentato a Giovanni Paolo II da parte di Ali Agca, come pure sembra fosse implicato nei finanziamenti occulti a Solidarnosc. Questioni rimaste inevase: così come non si approfondì troppo il possibile legame omosessuale tra Estermann e il giovane Tornay.
Di fatto, però, le incongruenze sulla ricostruzione dell’omicidio-suicidio sono molte, e la memoria, a distanza di venti anni comincia a vacillare. Ben venga dunque uno spettacolo come 4-05-98: strage in Vaticano, scritto con cura e passione da Fabio Croce, con la regia di Paolo Orlandelli. Nell’affascinante spazio del Teatro dei Documenti di Roma, fino a domenica, riecheggiano ancora le domande senza risposta di un fatto di cronaca nera troppo complesso per essere liquidato così frettolosamente.
Interpretato da Giuseppe Alagna, Antonietta D’Angelo, Emanuele Linfatti lo spettacolo è anche l’occasione per chiedere a Papa Francesco, tramite una petizione su Change.org, la riapertura del caso e la dichiarazione d’innocenza di Cédric Tornay. Questo il link della petizione:
https://www.change.org/p/papa-francesco-verit%C3%A0-sulla-strage-in-vaticano
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