L’America si ferma: domenica c’e’ Wrestlemania

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30 Marzo 2017

La maggior parte dei trentenni, quando pensano alla loro infanzia, si ricordano di Hulk Hogan e Ultimate Warrior, idoli del wrestling di fine anni ’80, resi celebri in Italia dalla voce di Dan Peterson.

Molti ventenni si ricordano invece di John Cena e Eddie Guerrero, protagonisti della seconda, clamorosa ondata di successo del wrestling nel nostro Paese a meta’ degli anni 2000.

Per la stragrande maggioranza di loro, comunque, il wrestling e’ sparito dalle loro vite gia’ alle medie, o al più tardi al liceo, con sollievo delle madri e delle prime fidanzatine.  Ma c’e’ qualcuno che, come chi scrive, per una misteriosa ragione del wrestling non se ne libera mai e finisce per seguirlo a vita, appassionandosi allo “sport-spettacolo” come le persone normali si appassionano al calcio. Per qualcuno poi diventa addirittura un lavoro: e’ il caso di Luca Franchini, insieme a Michele Posa la voce ufficiale del wrestling su Sky.

 

La tentazione di snobbare il fenomeno come una cialtronata e’ forte, e la capiamo benissimo: ma nel momento in cui alla Casa Bianca siede un membro della “Hall of Fame” della WWE – ex WWF, l’unica federazione mainstream di wrestling rimasta – l’intera questione assume un aspetto terribilmente più’serio.

“Il wrestling WWE non e’ uno sport” – spiega Luca Franchini – “e’ uno sport-spettacolo. E’ una soap opera a tema sportivo: gli incontri sono il climax narrativo delle storie per cui i vari lottatori/personaggi, ognuno definito nel look e nella personalità, entrano in conflitto tra loro. A scrivere quelle storie ci sono degli sceneggiatori, gli stessi che hanno scritto o scriveranno le grandi serie TV americane note in tutto il mondo. Per questo il wrestling e’ un fenomeno mondiale, perché le storie si basano su temi semplici ma universali: vendetta, tradimento, invidia, rivincita, sono questi i motori narrativi che portano i wrestlers a scontrarsi tra loro. Solo che invece di risolvere i conti in un campo di battaglia con una spada, lo fanno su un ring”.

Se si e’ fan di wrestling, la domanda che ci sente ripetere qualche decina di volte al mese e’ sempre la stessa: ma non lo sai che e’ tutto finto?

“Eh eh. Il wrestling e’ uno spettacolo “scripted”, cioè sceneggiato, predeterminato, esattamente come un film o una serie TV. Anche quando guardo un film so che e’ finto, ma grazie alla sospensione di incredulità mi appassiono alle storie: il punto del wrestling e’ proprio questo, appassionarsi alle vicende dei protagonisti. Bisogna aggiungere, comunque, che le mosse hanno un elevato tasso di pericolosità, e quindi parte della fascinazione sta nell’osservare gesti atletici che rimangono straordinari”.

Per tutti quelli che il lunedì’ notte sono abituati ad andare a dormire alle 5 per seguirsi la diretta di “Raw”, il programma settimanale di wrestling in onda negli USA 52 settimane su 52, questa e’ come la settimana di Pasqua: domenica, a Orlando, c’e’ infatti Wrestlemania, l’evento di wrestling più importante dell’anno.

“Agli italiani sembrerà incredibile, ma Wrestlemania e’ l’evento live piu’ grosso al mondo dopo il Superbowl. Parlo di impressioni sui social media (che si calcolano nell’ordine delle centinaia di milioni), di Paesi collegati in diretta TV (svariate decine) e soprattutto di spettatori paganti dal vivo: l’anno scorso a Dallas, in un’edizione che ho avuto la fortuna di commentare da bordo-ring, c’erano 101.763 mila persone per un incasso al botteghino di 17 milioni di dollari – un record.

 

Wrestlemania, da sempre, non e’ un evento di solo wrestling: per tutta la settimana la città che ospita l’evento e’ animata da feste e concerti che non hanno a che fare con  l’ambito del wrestling in senso stretto. A Wrestlemania 1, nel 1985, l’arbitro speciale del main event era Muhammad Ali (grandissimo fan di wrestling, tra l’altro, combatte’ anche contro il giapponese Antonio Inoki); l’anno scorso hanno interagito con i wrestlers Snoop Dogg e Shaquille O’ Neal, quest’anno ci sara’ Pitbull”.

La stessa WWE, un tempo piccola compagnia a gestione familiare, e’ diventata negli anni un colosso che nel 2016 ha fatturato 729 milioni di dollari di ricavi, e i personaggi creati nel mondo del wrestling hanno tracimato, negli USA, in molti altri campi dello show-business: John Cena e’ stato piu’ volte lo “special-host”, il conduttore speciale del mitico Saturday Night Live. L’attore piu’ pagato di Hollywood nel corso del 2016 e’ stato Dwayne Johnson, al secolo The Rock, ex wrestler e figlio d’arte.

“In America il confine tra sport e spettacolo e’ molto piu’ labile che nel resto del mondo: al Superbowl una grande fetta del pubblico e’ piu’ interessata allo spettacolo di fine primo tempo che alla partita di per se’. I wrestlers sono parte del costume e della società dello spettacolo, vengono ospitati nei talk show sportivi e non, sono ingaggiati in altri contesti: Stone Cold Steve Austin, probabilmente il wrestler piu’ popolare di tutti i tempi, ha recitato con Stallone; Dave Bautista, che in Italia lo si ricorda in una puntata di Paperissima Sprint, e’ protagonista nel colossal Marvel Guardian Of The Galaxy; Brock Lesnar e’ stato campione mondiale UFC, la promotion di MMA dove ci si mena sul serio, e così via.

Certo, quello che succede in America e’ un caso unico, ma in Italia si esagera in senso contrario: il wrestling fa numeri pazzeschi ancora oggi, nonostante l’unica finestra “in chiaro”, visibile a tutti, sia la domenica mattina (dove sul canale Cielo fa ascolti compresi tra il 2% e il 3%, il doppio e passa della media di rete n.d.r.). Io lavoro a Sky, molte volte con il mio collega Michele Posa incrocio nei corridoi questo o quel personaggio famoso, e spesso mi avvicinano insospettabili confidandomi che non si perdono una puntata di Raw.   Eppure la presenza del wrestling nel mondo dei media in quanto tale e’, alla meglio, tollerata. A volte mi pare venga trattato come il porno: molti lo guardano ma se ne vergognano e cosi’ nessuno ne parla”.

Cos’hai pensato quando Donald Trump e’ stato eletto Presidente?

“Il rapporto tra Trump e il wrestling e’ molto profondo. Trump ha ospitato nelle sue strutture l’edizione numero 4 e 5 di Wrestlemania, ha avuto un ruolo di primo piano a Wrestlemania 23 e solo tre anni fa,  nella storica edizione numero 30 di New Orleans, e’ entrato a far parte dell’Hall of Fame della disciplina.

 

Sicuramente, la vittoria di Trump ha dato molta visibilità al wrestling ma bisogna stare attenti a non fare un errore”.

Quale?

“Quello di considerare il wrestling una cosa per redneck, i buzzurri repubblicani del Sud degli Stati Uniti. Il wrestling e’ un fenomeno che attraversa l’America orizzontalmente, altrimenti Raw non sarebbe – quasi ogni settimana – il programma piu’ visto sulla TV via cavo americana”.

Franchini ha ragione: a Summerslam 2015, una sorta di Wrestlemania estiva, il protagonista assoluto e’ stato  il comico John Stewart, che con una sediata a John Cena ha regalato il titolo di campione al giovane Seth Rollins. Stewart, per i democratici americani, e’ molto piu’ di un conduttore televisivo: mattatore del “The Daily Show” per oltre 15 anni, e’ quello che ha scoperto Stephen Colbert, poi diventato il successore di David Letterman, o John Olivier, il comico piu’ condiviso su Youtube – nemico giurato di Donald Trump.

 

Si tratta insomma di una figura di primissimo piano nel panorama dell’intellighenzia liberal americana ultrafighetta, che nel 2015 non riusciva a capacitarsi di come Stewart potesse avere a che fare con uno spettacolo simile. “Wrestling is awesome, period“. Il wrestling e’ eccezionale, punto – la sua risposta a chi gliene chiedeva conto, aggiungendo di essere, da sempre, un fan sfegatato del prodotto WWE.

Del resto, il rapporto dei fan con la WWE e’ un rapporto speciale.

“C’e’ una dinamica particolare tra il fan di wrestling e l’oggetto della sua passione. La federazione decide su chi puntare, e quindi a chi far vincere gli incontri e poi il titolo mondiale, dando al singolo wrestler “il push” – la spinta. Ma a volte i preferiti della federazione non sono gli stessi del pubblico, e viceversa. Come quando i fan di una serie TV si lamentano se un determinato personaggio viene trascurato o, peggio, fatto morire, i fan di wrestling organizzano proteste online o fischiano agli show se a vincere non e’ il loro preferito. Tutto questo mostra quanta passione ci sia nel pubblico, quanto la gente si identifichi con i personaggi e tifi per loro. Del resto, un’ottima parte del pubblico live di Wrestlemania e’ gente che viene dall’Europa, dall’Australia, dall’Asia: e non parliamo di ragazzini, parliamo di gente che ha abbondantemente passato i 30 anni e che prende ferie apposta”.

Ma come si diventa commentatori di wrestling?

“Io sono un fan da sempre. Quando Italia 1 fini’ di trasmetterlo, all’inizio degli anni ’90, non riuscivo a rassegnarmi. Cosi’, l’11 aprile 1997 – quasi vent’anni fa – aprii un sito internet, Tuttowrestling.com: all’epoca, e per molto tempo, facevo 50 utenti unici al giorno”.

Il sito Tuttowrestling c’e’ ancora. Franchini non lo gestisce piu’, ma il direttore Carlo Di Bella ci ha mostrato i dati d’accesso: 16 mila utenti unici ogni giorno (quasi i lettori de “Il Foglio”) per centinaia di migliaia di visite ogni mese, e soprattutto una community tra le piu’ attive del web italiano, ovviamente in fibrillazione per l’evento di domenica (che con ogni probabilità sara’ anche il canto del cigno per The Undertaker, il becchino – si, lo stesso di tanti anni fa – che a 52 anni prova a respingere l’assalto di Roman Reigns, detestato dai fan di wrestling di mezzo mondo eppure nel cuore dei piani alti della federazione forse per la sua parentela con The Rock).

“Mi ricordo” – continua Franchini – “che dopo molte difficolta’ riuscii a incontrare il giornalista sportivo Guido Bagatta, che sapevo essere appassionato di sport e costume Americano. Quando gli parlai del wrestling, per poco non mi rise in faccia, dicendomi che non sarebbe mai piu’ tornato in Italia. Fu una grande soddisfazione quando pochi anni piu’ tardi il wrestling non solo torno’ in TV facendo registrare gli ascolti piu’ alti di sempre, ma il telecronista ero io – che prima facevo tutt’altro lavoro”.

Franchini, negli anni, ha acquisito una discreta notorietà: e’, per esempio, il co-conduttore, sempre su Sky, di Goal Deejay insieme a Diletta Leotta (in una riedizione della coppia Lady Elizabeth-George “The Animal” Steele di Wrestlemania 2, secondo i puristi WWE) . C’e’ da chiedersi se in questa società’ liquida dove un membro dell’Hall of Fame WWE e’ diventato Presidente degli Stati Uniti anche lui non covi ambizioni dello stesso tipo.

“Io e il mio collega Posa ci pensiamo da tempo. Siamo pronti a fondare il Movimento Cinque Litri. I sondaggi  tra i fan di wrestling italiani sono ottimi”.

TAG: Donald Trump, luca franchini, wrestling, www
CAT: Altri sport

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