Il veganismo, sempre più stile di vita!

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21 Settembre 2022

“Through the black amnesias of heaven
Why am I given
These lamps, these planets
Falling like blessing, like flakes
Six-sided, white
On my eyes, my lips, my hair
Touching and melting nowhere”

Il veganismo è la pratica di mangiare solo il cibo che non è di derivazione animale, i vegani non mangiano carne, pesce, latticini, uova o miele, solitamente non comprano e non usano prodotti come scarpe fatte di cuoio e vestiti di lana o pelliccia. Un vegano non va allo zoo o al circo, è avverso alla sofferenza animale.
Il veganismo esiste dal 1940 ma è diventato popolare negli ultimi anni. Fu fondato in Gran Bretagna nel 1944, molte persone abbracciano il veganismo per motivi etici, salutari, e ragioni ambientali. Il numero di compagnie vegane e prodotti sul mercato si è espanso enormemente. Internet ha spinto la crescita del movimento vegano con sempre più persone che assumono consapevolezza sociale ed ambientale grazie ad un facile accesso alle informazioni. Puoi semplicemente andare su youtube o Google e vedere cosa sta accadendo nell’industria casearia, della carne e delle uova. La produzione di uova in Italia avviene per la maggior parte in allevamenti intensivi, un sistema che massimizza la produzione a discapito della vita degli animali, sfruttati come macchine. Dietro l’allevamento di galline per la produzione di uova, infatti, c’è un processo ottimizzato da centinaia di anni di selezioni genetiche e decenni di gestione imprenditoriale.
Nel Sud Pasadena a Los Angeles County, California, se sei fortunato, puoi incontrare un uomo, Ian Marshall e il suo maiale domestico panciuto di nome Ollie che ha sette anni, circa 120 libbre, e il cui cibo preferito è il cioccolato ricoperto di mandorle. Ian potrebbe presenterti Ollie e invitarti a fare una foto con lui, potrebbe, poi, parlarti delle cose di cui è più appassionato: il veganesimo.
Il veganesimo ha causato, da parte di alcuni, una reazione negativa: la tesi che sostengono è che poiché gli animali mangiano altri animali, anche l’uomo non dovrebbe farsi scrupolo nel cibarsi di carne animale.
Secondo Ian Marshall, noi non siamo naturalmente carnivori, alcuni animali come iene, tigri, cacceranno e uccideranno gli animali e mangeranno la loro carne cruda. L’essere umano, però, è progettato per essere erbivoro. Se guardiamo il nostro tratto intestinale, ad esempio, noteremo che è rigido e lungo perché predisposto a rompere le fibre vegetali mentre i carnivori hanno un tratto intestinale breve e liscio che non assorbe colesterolo come il nostro. Le unghie delle dita di un essere umano sono arrotondate non molto lunghe mentre quelle degli animali sono solitamente artigli progettate per lacerare.
Molti vegetariani scelgono di esserlo poiché la loro scelta alimentare, che è una scelta di vita, contribuisce a evitare la macellazione di animali. Vero è che le galline depongono le uova e le mucche ci danno latte, ma basta guardare qualche video su youtube, o leggere articoli per rendersi conto che c’è una rilevante quantità di sofferenza e animali morti all’interno dell’industria casearia e nei processi di produzione industriale delle uova.
Ad esempio, le mucche sono spesso inseminate artificialmente con un bastone d’acciaio, o tramite una mano chiusa a pugno. I piccolini vengono loro sottratti dopo 24 massimo 36 ore, un evento molto stressante per le madri, che verranno fecondate nuovamente due o tre mesi dopo il parto. Stressante è anche per i vitelli. Se i vitelli sono maschi, l’industria casearia li manderà all’industria della carne, se sono femmine, saranno allevate per essere inseminate. Una vacca da latte in allevamento intensivo vive sei, sette anni.
C’è chi sostiene che adottare un regime alimentare vegano non significa necessariamente essere in salute, se la dieta non è bilanciata può essere nutrizionalmente deficiente. Alcun vegani potrebbero essere carenti di alcuni nutrienti come la vitamina B12, il ferro o di alcune proteine. In realtà, bisogna fare qualche sforzo e possedere conoscenze per adottare una dieta bilanciata sia se sei un vegano sia se consumi carne.
Il vegano pensa che mangiare carne, latticini e uova stressi l’ambiente poiché allevare un animale richiede una notevole quantità di prodotti. Gli agricoltori devono coltivare fagioli di soia e mais geneticamente modificati per nutrire gli animali, ma la quantità di grani e cibi a base vegetale prodotti non sono sufficienti, senza parlare dell’enorme quantità di acqua necessaria a ripulire impianti e strutture. Un’altra ragione per cui l’agricoltura necessaria a sfamare gli animali è deleteria per l’ambiente è che sta causando l’estinzione di diverse specie, un esempio lampante è il Brasile dove si stanno abbattendo foreste pluviali per fare spazio al pascolo e alla coltivazione di mais e fagioli di soia modificati geneticamente.
Al di là della questione ambientale, se si considera l’aspetto puramente nutrizionale, è evidente che il nostro organismo non produce enzimi per digerire molte delle componenti che le industrie alimentari ci propinano. Il classico esempio è dato dal latte e tutti i prodotti caseari. L’uomo manca di lattasi, l’enzima responsabile della digestione del lattosio. Il calcio si trova in abbondanza nel cavolfiore. Allora perché dovremmo nuocere il nostro organismo per ingerire latte? (Conservazione della specie umana) e ancora, perché dovremmo costringere delle mucche ad una non-vita? (Protezione delle specie).
Per sopravvivenza, nell’uomo post moderno, non si intende esclusivamente la continuità della specie umana, il termine “sopravvivenza” abbraccia l’intero ecosistema Terra, nessuna specie esclusa, non solo perché il Diritto di vita non va negato a nessun essere vivente, ma anche perché il nostro organismo si configura meglio con un regime alimentare più sano.
Infine, ma non di minor importanza, è la presa di consapevolezza acquisita che oggi più che mai tenere gli animali in condizioni di cattività può sviluppare virus o malattie trasmissive. Il precursore virale di SARS-CoV-2 pare sia riconducibile a una colonia di pipistrelli presente circa a 1000 Km a sud di Wuhan. In realtà, l’ipotesi iniziale è stata che la compresenza di pannolini e pipistrelli nelle condizioni igieniche più che precarie caratteristiche di mercati e la contaminazione di venditori e clienti con sangue e organi interni di animali detenuti in modo malsano o macellati in situ, abbiano offerto al virus la possibilità di mutare ed effettuare il salto di specie. Il diffondersi di altre pandemie rende l’ipotesi sempre più accreditata.
Se smettiamo di sfruttare gli animali è più probabile che dovremmo affrontare meno pandemie. Un’equazione sicuramente più virtuosa.

TAG:
CAT: consumi, tutela del territorio

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