Finire il lavoro

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1 Aprile 2022

Quando la domenica si annunciava senza nubi,
Esibivamo i nostri bei paludamenti
E andavamo a vedere il Decervellaggio
In via de l’Echaudé per divertirci un po’.

CORO: Vedete, vedete la macchina girare
Vedete, vedete le cervella saltare,
Vedete, vedete i Benestanti tremare!
Urrà! Corna al culo! Viva il Padre Ubu!

Alfred Jarry, la chanson du décervelage

 

In uno degli innumerevoli programmi televisivi in cui si parla della guerra in Ucraina un milite ignoto – purtroppo non ne ho conservato la piastrina – fa questa affermazione, chiarificatrice ma non sorprendente: “Se alle donne o ai bambini ucraini chiediamo se vogliono il cessate il fuoco certamente risponderebbero che lo vogliono immediatamente. Ma non è questo il punto!”.

Il punto non è questo.

E qual è?

E’ quello precisato ieri dal Times parlando dell’intesa tra Johnson e Biden:

“L’Ucraina deve finire il lavoro e l’Occidente deve fornirle i mezzi per farlo”.

Finire il lavoro.

Questo gergo da scuoiatori svela qual è in realtà la posta in gioco e cosa si è disposti a rischiare per aggiudicarsela. E rivela anche in che considerazione L’OCCIDENTE tenga le vittime.

Le roboanti stronzate che pendono dai bargigli di Luttwak si alternano infatti alle tenui minchiate appese alle bretelle di Rampini ma il risultato non cambia: la guerra deve continuare.

Ogni giorno si aggiunge al computo qualche centinaio di morti, da una parte e dall’altra.

Ma, ci spiegano, questi sono danni collaterali perché in realtà più la guerra continua meglio è. Zelensky così potrà trattare da una posizione più vantaggiosa (per il famoso Occidente, così filantropico e umanitario).

Altri mille morti?

Ucraini, ancora uno sforzo!

Altri diecimila morti?

Resisti o popolo, stringiti intorno alla tua eroica guida!

Cinquantamila?

Respingiamo l’impero del male!

Centomila?

Meglio andare sul sicuro.

Duecentomila morti basteranno?

Mhmhmh…

Trecentomila?

Insomma, via smettetela di darci il tormento con questo pacifismo!

In fin dei conti chi è l’aggressore?

Chi è l’aggredito?

Siamo nell’epoca del post-pacifismo e il pacifismo è fuori moda (cit. Luttwak che di moda se ne intende, basta guardare le cravatte che porta…).

Bisogna essere pragmatici e pazienti, la guerra finirà quando finirà.

E poi, cosa sono questi piagnistei! L’occidente deve essere pur orgoglioso della sua storia (cit. Rampini). Non lo sapete che gli uomini amano la guerra e le donne amano i guerrieri (cit. Luttwak)?

Per cui boia chi molla: l’Ucraina deve finire il suo lavoro. Costi quel che costi.

Minchioni dalla penna alata derubricano una catastrofe in cui stanno morendo senza gloria e senza dignità migliaia di poveracci a letteratura epica, in modo che ogni coglione cui prude il culo possa sentirsi anche lui un Leonida e bearsi con la visione manichea dei trecento alle Termopili da un lato e del satrapo orientale dall’altro. Chi prova a dire che le cose potrebbero non stare così e che questa non è una lotta epica tra il bene e il male, ma una porca guerra d’interesse tra cattivi e pessimi viene precipitato all’inferno, tra i traditori.

Al contrario ci si sollazza quotidianamente con le zuccherose oscenità dei nostri Gramellini quotidiani che, siccome ci hanno il fazzolettino gialloceleste nel taschino, possono permettersi di spalmare i loro appiccicosi cliché perfino su un tagliagole nazista -che teorizza e pratica il crimine – dichiarando senza un briciolo di vergogna che “gli ebrei l’avrebbero definito un uomo giusto”.

E ancora non risulta che gli ebrei gli abbiano sputato in faccia (ma spero di sbagliare…).

Tuttavia, se anche lo facessero questo non basterebbe ancora.

Il problema in Ucraina infatti non è costituito, come in Italia, da un centinaio di minus habens che si riuniscono al buio, nelle sedi di Forza Nuova e Casa Pound, per palparsi la minchia a vicenda. I paramilitari nazisti in Ucraina, non sono maschere folkloristiche, grottesche ma fondamentalmente ridicole come da noi; da anni invece praticano genocidi e torture per conto dei governi e dello stato. Sono ufficialmente strutturati nell’esercito e ne costituiscono (come vediamo in questi giorni) la testa d’ariete – a meno che non si voglia davvero credere alle scemenze sulla lotta popolare condotta a colpi di molotov e di fionda.

Il battaglione Azov non è che la punta di un iceberg che sale dagli abissi.

Il problema vero è lo Stato Ucraino e i governi che si sono succeduti in questi anni, compreso quello dell’eroe Zelensky che ha continuato nel solco dei precedenti.

Governi in nulla migliori di quelli che hanno governato la Russia.

Che Zelensky sia stato eletto col 73 per cento dei voti è significativo solo per chi crede davvero che, in uno stato in cui già ben prima della guerra – secondo i dati dell’ONU – più dell’ottanta per cento della popolazione era sotto la soglia di povertà, contare i voti abbia ancora un qualche senso che non sia quello di mettersi in pace la coscienza.

Pure Putin è stato eletto…e con quasi il 77 per cento dei voti! Eh!

Perciò bisogna che dia qui una notizia sconvolgente: per la stragrande maggioranza degli Ucraini (che non sono Gramellini) non cambierebbe una virgola se la Russia li annettesse.

Anzi – questo certo apparirà scandaloso a chi si muove sulle cime dei SACRI VALORI DELL’OCCIDENTE osservando i cadaveri dall’alto con sguardo d’aquila – a giudicare dallo stipendio e dalle pensioni medie, starebbero perfino un poco meglio.

I problemi, per i poveri ucraini non derivano certo dall’essere vicini di Putin.

Derivano da uno Stato che li vessa e li impoverisce, permettendo che, mentre loro fanno la fame, vi siano milionari che se la spassano; derivano della loro cara Patria che fa sì che essi siano sfruttati ed oppressi.

E che per giunta ora li manda al macello nel nome di NULLA.

Perché a morire sono quelli che muoiono per niente (a parte le grandi astrazioni di staminchia che gentilmente Gramellini e i suoi simili gli forniscono d’ufficio: LA LIBERTA’, LA DEMOCRAZIA, I VALORI OCCIDENTALI ecc.)

Cambierebbe molto invece, ed è ciò che fa sdilinquire i nostri eroi mediatici, in termini di rapporti di forza geopolitici. Ed è per questo e solo per questo che “L’Ucraina deve finire il suo lavoro”. Crepi pure chi deve.

Perciò questa è una guerra miserabile – sempre che esistano guerre che non lo sono – condotta cinicamente da una parte e dall’altra sulla pelle dei poveracci e puntando forte sul decervellaggio della pubblica opinione.

Quella russa, quella ucraina e quella occidentale nel suo complesso.

TAG: crisi ucraina, Cultura, europa, giornalismo, italia, politica, terrorismo, Unione europea
CAT: costumi sociali, società

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