Lettera a un partito nato vecchio

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1 Ottobre 2022

Caro PD,

Nelle analisi della sconfitta, i tuoi dirigenti dovrebbero chiedersi perché tu non sappia più rappresentare buona parte della sinistra. Io stesso mi chiedo perché non ti voto più dal 2016. Io avrei tutte le caratteristiche per essere un tuo elettore: famiglia comunista, militanza nella Sinistra Giovanile, entusiasta fondatore, da sempre schierato con i diritti civili e ora dipendente pubblico che abita una zona semi centrale di una grande città.

 

  • Le nostre origini

Resto un simpatizzante del centrosinistra e credo fermamente che una sinistra di governo non potrà fare a meno di te, come diceva il compianto Emanuele Macaluso. Ma proprio non riesco a votarti finché i tuoi dirigenti non acquisteranno quella consapevolezza che manca a partire dalla tua fondazione. Come ha detto bene il tuo esponente più lucido, Peppe Provenzano, tu non sei nato male, ma sei nato vecchio. Aggiungo che non sei ringiovanito come Benjamin Button.

L’assenza di consapevolezza non è colpa della fusione a freddo tra DS e Margherita o della deriva correntizia. La fusione tra DS e Margherita ha infatti amalgamato perfettamente due ex partiti statalisti trasformati in liberali. La segreteria di Matteo Renzi ha solo certificato la svolta liberista, avvenuta ormai fuori tempo massimo.

Ho dei ricordi bellissimi dei miei anni nella Sinistra Giovanile. E’ stata una comunità forte, una splendida esperienza che ci ha fatto crescere e ci ha reso migliori essere umani. Ma politicamente, erano già erano presenti gli errori odierni. Da una parte, credevamo che il liberismo economico fosse la strada giusta da seguire. Dall’altra, avevamo troppa fiducia in noi stessi. Eravamo bravi ragazzi, sapevamo parlare e le persone anziane ci vedevano come dolci giovani impegnati.

 

  • Tra governismo e tecnocrazia

Siamo così diventati abili amministratori della cosa pubblica e pessimi politici. Malgrado i nostri caratteri umili, pensavamo di aver ragione perché applicavamo ciò che studiavamo. Chi ci criticava era un disonesto o un populista. Non abbiamo compreso la distinzione tra fare politica (che riguarda il rapporto con le masse) e fare amministrazione (che riguarda il governo cittadino).

Nella Sinistra Giovanile si imparava a prendere le decisioni corrette, anche se non erano giuste. Alcune decisioni potevano infatti avere effetti positivi sui bilanci pubblici, ma effettivi negativi sulla popolazione. Inconsciamente, si studiava una sorta di tecnocrazia, atteggiamento tanto sbagliato quanto il populismo. Ad aggravare la situazione si è inserita una caratteristica ereditata dal PCI, ovvero non criticare mai la linea del partito.

Ritornando a noi, caro PD, quasi nessun dirigente ha contestato riforme impopolari come la Buona Scuola, il Rosatellum o il Jobs Act. Eppure in tanti osteggiavano dietro le quinte il primo ministro Matteo Renzi. Peccato che le spaccature più gravi siano avvenute sulle procedure congressuali e non su questioni politiche.

Questo è un grave vulnus, che fa percepire il centrosinistra come un grande amalgama indistinto, anche se non lo è. Ad esempio, Matteo Renzi e gli altri alfieri del liberismo economico si rivolgono ai giovani spronandoli ad eccellere, andare in Erasmus e costruirsi una startup. Al contrario, Andrea Orlando ripete da anni che non ci si può concentrare solo sull’uno su mille che ce la fa. Citando Checco Zalone, Orlando ricorda che devi occuparti anche degli altri 999 stronzi. Aggiungo che dire a un giovane disoccupato di farsi una startup è forse ancora più frustrante che chiedergli di sposare un uomo ricco o diventare calciatore e velina.

 

  • Gli attacchi indiscriminati

Sebbene abbia le qualità politiche per comprendere la realtà, Andrea Orlando è stato ministro per quasi sette anni, incidendo poco sulla vita politica del paese. Tra i suoi provvedimenti, ricordo solo la sacrosanta lotta al caporalato. Ciò significa che anche le migliori menti, se si appiattiscono sul governismo, non riescono a emergere.

Non incidendo, ricevi attacchi indiscriminati che ti dipingono come il partito delle élite, incapace di fare gli interessi degli umili e votato solo da una massa di spocchiosi benpensanti che ricevono favori. Giorgia Meloni si è spinta a dire che sogna un paese dove non serva una tessera di partito o sindacato per lavorare nella scuola. Come se per insegnare o diventare un dipendente pubblico non si dovesse passare un rigoroso esame, sicuramente problematico ma assolutamente ingestibile dalla classe politica.

Nessuno però si indigna più per questi attacchi puerili. Io continuo ad arrabbiarmi perché conosco i tuoi militanti e i tuoi elettori, in genere persone oneste e disinteressate ai favori, che si impegnano nel sociale e nelle feste del partito. Senza di loro tu non potresti esistere. Sebbene siano costretti a mandare giù le peggiori decisioni dei tuoi dirigenti, i militanti rimangono convinti di poter essere più felici solo se non rimane indietro chi sta peggio di loro. Hanno il solo difetto di credere troppo nella propaganda delle élite e dei giornali di riferimento.

In definitiva, caro PD non puoi semplicemente tornare tra la gente o nelle periferie. Devi ripensare l’approccio alla società e alla politica. Devi superare l’incapacità di fare qualsiasi cosa che possa accontentare le masse. Al tempo stesso, non puoi abbracciare il populismo.

 

  • Perché sei vecchio

L’alleanza con il M5S era e resta necessaria. Dire che non è il momento di pensare alle alleanze, significa mettere sullo stesso piano Giuseppe Conte con Carlo Calenda e Matteo Renzi. Peccato che Conte ha difeso i ceti popolari mentre il progetto centrista ha espresso un puro disprezzo per i poveri, rivelandosi su alcuni dossier più a destra del governo che si sta insediando.

Inoltre, non è più possibile contenere un’anima socialdemocratica e una liberale, che interagiscono tramite rapporti di forza ondivaghi che privilegiano il liberismo economico. Qui si vede tutta la tua vecchiaia. Quando Walter Veltroni ti fondò al Lingotto di Torino, si poteva credere a teorie come il buon governo, il libero mercato e il mondo unipolare a guida Statunitense.

Già pochi mesi dopo, la crisi economica rese inattuale questa visione. Dopo quindici anni, una pandemia e una guerra, le parole di Veltroni appaiono grottesche e irreali. Oggi, la socialdemocrazia non può che rappresentare uno stato interventista tramite investimenti pubblici e la tutela delle fasce più deboli della popolazione. Provvedimenti molto simili a quelli del governo Conte 2, di cui tu facevi parte. Tutto ciò non può coesistere con chi crede nella mano invisibile del libero mercato.

Caro PD, hai ancora l’opportunità di sopravvivere se farai un congresso che chiarisca la direzione da prendere, che metta la parola fine alla stagione renziana e che lasci il centro liberale alla strana coppia del Terzo Polo. Fare l’ennesimo congresso dove si elegge un leader per non chiarire la posizione politica, rappresenterebbe solo il suicidio finale.

TAG: Alleanza, Congresso Elezioni 2022, ds, elezioni 2022, liberismo, margherita, partito, Pd, Peppe Provenzano, Sinistra Giovanile, socialdemocrazia
CAT: Governo, Partiti e politici

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