Sanatoria, razzismo di Stato: ecco perché

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12 Aprile 2021

“La sanatoria voluta dallo Stato, l’ultima era stata nel 2012, disvela un altro più grave problema, oltre a quello di un’immigrazione gestita male: ovvero lo smantellamento del vostro sistema di Welfare.”
Lei si chiama Edda Pando, fa parte dell’associazione “Non possiamo più aspettare” e c’è anche lei in Prefettura a Milano, lunedi 12 Aprile, in attesa di sapere quando le istituzioni intendono intervenire per regolarizzare i molti immigrati che nel capoluogo lombardo chiedono di uscire dalla clandestinità.

È peruviana, abita in Italia da 30 anni, e non ha remore ad usare le parole con cui s’identifica oggi un immigrato. “Siamo schiavi, siamo a tutti gli effetti dei servi, utili a mettere una pezza al vostro welfare. Non avete investito sul personale sanitario e sulle Residenze per anziani. Per questo fa comodo avere delle badanti che lavorino e rimangano 24 h a disposizione di chi ha bisogno. Questo si chiama schiavitù: 3 Euro l’ora per un salario da 800 Euro al mese, significa fare delle badanti delle vere e proprie serve. Vi accorgerete di quello di cui vi hanno privato quando non ci saremo più a sorreggere la domanda di assistenza. A quel punto capirete. Queste politiche le abbiamo vissute 30 anni fa noi, in sudamerica, oggi cominciate a pagarle voi in Europa. Allora comprenderete cosa sta programmando il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.”

Ad accompagnarmi sotto la pioggia da Edda è stata Raja Ibnou della Cub immigrazione. “Delle regolarizzazioni si occupa la Prefettura che però dice di non avere personale. Adesso sono state assunte 400 persone, ma tutte a tempo determinato: per una città come Milano una cosa incredibile. Qui le necessità sono continue soprattutto per chi opera in questo settore. Senza dimenticare che ad occuparsi di immigrati precari, sono italiani precari assunti con contratto a tempo limitato”

Anche Raja resta sotto l’acqua. Dalla Prefettura la promessa al termine di un incontro avuto con i manifestanti, che le richieste verranno assolte entro Agosto. “Senza lavoro non si ha diritto alla cittadinanza, siamo qui anche per questo”.

Un lavoro regolare, trasparente e dignitosamente retribuito. Condizione che non si addice per quanti vengono acquisiti come manodopera a basso costo. La parola diritti e la parola lavoro, se sei uno straniero immigrato dall’africa o dal sudamerica non ti si addice. Siamo ancora all’Alabama degli anni 60. Gli permettiamo di prendere l’autobus insieme ai bianchi, purché a nero vengano a lavorare nelle nostre case. Ma quant’è bella la nostra democrazia.

Ecco il video della manifestazione con l’intervista a Raja ed Edda

TAG:
CAT: immigrazione, Milano

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