Hussain Al-Nowais: il medievalismo arabo alla prova del terzo millennio

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22 Dicembre 2020

Dubai: Hussain Al-Nowais è talmente potente che, quando lo colgono con le mani nel sacco – ovvero: quando ha corrotto qualcuno per fare affari – lui ammette tutto, e sostiene di avere avuto ragione a farlo. Fino al 2017 era intoccabile. Poi, l’economia medievalista araba è entrata in una nuova fase, e lui è scappato a Cipro.

Ancora fino a pochi anni fa, i criminali nascondevano i propri traffici illeciti ed i conseguenti guadagni nei paradisi fiscali vicini a casa – quelli in cui gli avvocati ed i banchieri parlavano la loro stessa lingua: Zurigo, Amsterdam, Vaduz, Montecarlo, Lussemburgo, Gibilterra, Lugano, Panama[1]. Poi è nato l’Egmont Group[2], e con esso tutta una serie di organizzazioni internazionali che lottano contro la corruzione (FATF[3]), e i governi sono stati costretti (contro voglia) a combattere le giurisdizioni offshore – ovvero quei luoghi in cui si fanno affari nel totale segreto, persino di fronte alle richieste della magistratura e del Fondo Monetario Internazionale[4].

Ogni paradiso fiscale ha creato un secondo paradiso fiscale, nel quale proteggere la parte più invereconda del suo business: Cipro, Malta, Macao, Montevideo, Andorra, le Isole Cayman, le Isole Vergini, la Liberia, et cetera[5]. Finché anche queste aree sono state aggredite dalla giustizia, e ci si è dovuti allontanare di più. È in quel momento che Abu Dhabi e Dubai, i principali tra i sette Emirati Arabi Uniti, sono divenuti la punta dell’iceberg del malaffare internazionale[6] – il luogo in cui il potere politico, finanziario, industriale, commerciale e militare, concentrato nelle mani di un’unica famiglia, se ne infischia di liste nere internazionali, di embarghi, di sanzioni, di minacce, perché tiene tutti sotto scacco con il petrolio e le sue alleanze militari nello scacchiere più delicato del mondo: il Golfo Persico.

Hussain Jasim Al Nowais è, da oltre trenta anni, uno degli uomini più ricchi e potenti degli Emirati Arabi Uniti, precursore e “primus inter pares” di una nuova élite della corruzione mondiale, fatta non più di nascosto da oscuri avvocati specializzati nelle clausole legali, ma uomini politici che agiscono in piena luce[7]. Husaain Al Nowais è un amico personale dello sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan, di suo fratello Mohammed (che, per la grave malattia di Khalifa, attualmente detiene il potere) e dello sceicco di Abu Dhabi, Mohammed bin Rasheed Al Maktoum[8]. È il centro del potere degli Emirati, ed uno degli uomini più influenti del pianeta.

È il fondatore, presidente e maggiore azionista di Al Nowais Investments LLC e di AMEA Power (la più grande azienda industriale per lo sviluppo di energia termica e rinnovabile in Africa, Medio Oriente e Asia); è direttore della catena turistica internazionale Rotana Hotel Management Corporation ed è stato a lungo il Vicepresidente della ADCB Abu Dhabi Commercial Bank. In precedenza, Al Nowais è stato presidente di Waha Capital (2006 al 2018, di cui comunque è proprietario[9]. È un uomo famoso per la sua influenza politica, per il suo patrimonio, il suo ruolo nella politica e nell’economia degli Emirati, per le sue iniziative filantropiche[10], ma anche per le frodi, gli scandali e i sotterfugi di cui è stato protagonista dall’Italia alla Russia, dall’Estremo Oriente agli USA, dall’Australia al Golfo Persico[11].

Negli anni in cui la sua carriera ha raggiunto il suo apice, gli Emirati Arabi Uniti sono divenuti il sipario dietro il quale lavorano indisturbati “i signori della guerra afghani, i mafiosi russi, i cleptocrati nigeriani, i riciclatori di denaro europei, gli autori delle sanzioni iraniane e i contrabbandieri d’oro dell’Africa orientale” [12]; “il mercato immobiliare di Dubai è una calamita per denaro contaminato, costruito per attirare acquirenti stranieri, l’emirato è dominato da torri di appartamenti di lusso e isole artificiali costellate di ville di lusso”, e nessuno controlla o rende pubblico chi compra e perché[13]; Dubai è il luogo in cui viene nascosto “e riciclato l’oro estratto artigianalmente, specialmente dalle parti soggette a conflitti dell’Est e Africa centrale” [14]; il luogo in cui viene praticata la Kafala[15], una versione moderna della tratta degli schiavi[16].

Alstom e Union Railway, alleati delle moderne ferrovie globali

La parte orientale del faraonico progetto di Etihad Rail – 1200 km di ferrovia attraverso i Paesi del Golfo Persico: il più grande progetto comune di Alstom ed Al-Nowais[17]

Il gruppo Alstom[18] è una delle colonne del sistema industriale francese. Ha quasi duecento anni di storia (è stata fondata dall’ingegner André Koechlin nel 1836 a Mulhouse[19]) ed è l’azienda che, dopo il 1928, ha elettrificato le ferrovie francesi e costruito le moderne locomotive elettriche[20]. Alle spalle ha una lunga storia di successi industriali, ma anche di scandali[21], a partire da quello che è costato una condanna, nel 2006, perché alcune sue infrastrutture non avevano sostituito l’amianto (come promesso nel 1986), e ciò ha causato, secondo il tribunale di Lille, almeno 10 morti e poco meno di un centinaio di malati gravi[22] – una decisione seguita da condanne simili in altri siti industriali che Alstom non aveva bonificato[23].

La maggior parte degli scandali riguarda la costituzione di cartelli contro il libero mercato (per cui Alstom è stata condannata dall’Unione Europea a pagare una penale di 750 milioni di euro[24]), oppure a dei fatti di corruzione, spesso legati a progetti delicati, come la costruzione e l’installazione di una linea tramviaria, gestita dallo Stato d’Israele, che avrebbe dovuto attraversare i territori palestinesi ed avrebbe costituito (come poi stabilito dal Tribunale di Nanterre, che ha condannato il management di Alstom a rinunciare al contratto[25] e ad una pena pecuniaria, poi annullata in appello[26]) un’azione paragonabile ad un’invasione militare[27].

I casi di corruzione sono legati ad appalti per contratti miliardari in diversi paesi del mondo: Alstom, secondo le inchieste della magistratura della Tunisia, della Malaysia, della Lettonia[28], dello Zambia, dell’Indonesia, dell’Egitto, dell’Arabia Saudita, di Bahamas, di Taiwan[29] e del Brasile[30] – tutti illeciti condannati in primo luogo da un Tribunale Federale degli Stati Uniti, che nel 2015 ha condannato Alstom a pagare 770 milioni di dollari di multa[31]. A questa condanna, nel 2019, si è aggiunta un’altra multa di 16,4 milioni di sterline (circa 17,5 milioni di euro), comminata da un Tribunale britannico per la corruzione di funzionari tunisini[32]. La Svizzera, nel 2011, ha inserito il gruppo Alstom nella lista nera delle aziende che sviluppano la corruzione come “sistema di prassi commerciale”, ed ha multato l’azienda per 38,9 milioni di franchi svizzeri (circa 31,5 milioni di euro)[33].

Hussain Al-Nowais ha partecipato a queste operazioni non per amicizia, ma perché Presidente del Consiglio d’Amministrazione di URC Union Railway Company – la compagnia ferroviaria statale degli Emirati Arabi Uniti, da anni in crisi, poiché le commesse ottenute ad Abu Dhabi e Dubai non sono mai state sufficienti a mantenerne la redditività economica[34].

Pagando lui stesso tangenti, Hussain Al-Nowais ha ripetutamente ottenuto degli appalti miliardari in coalizione con Alstom[35] – come, ad esempio, il contratto da 3 miliardi di euro per l’ammodernamento delle linee ferroviarie del Marocco[36], nel quale, tra i partner istituzionali, c’è anche ADFD Abu Dhabi Fund for Development (il Fondo dello Stato degli Emirati che investe in oltre 50 nazioni in via di sviluppo[37]), che nel progetto ha investito 1 miliardo di dollari[38].

Nel caso del gigantesco progetto di 1200 km di ferrovia che collegheranno tutti i paesi del Golfo Persico, fino ai confini con l’Oman (la Etihad Rail, azienda controllata dallo Stato UAE[39]), è Al-Nowais a coinvolgere i suoi amici di Alstom in un appalto multimiliardario, i cui costi non sono ancora stati definitivamente stabiliti, ma certamente supereranno i 60 miliardi di dollari[40].

Del resto, il progetto di Etihad Rail, che avrebbe dovuto essere completato nel 2021, è in grave ritardo, è già costato 60 miliardi di Dirham (16,3 miliardi di dollari), ed il suo ammortizzamento non è previsto prima del 2040[41]. La prima fase del progetto si è chiusa nel 2014 con la realizzazione delle stazioni di Shah, Shaban e Al Rowais[42], e la liquidità è stata garantita dalla partecipazione all’investimento da parte di ADNOC Abu Dhabi National Oil Company[43] in cambio del quale Al Nowais ha svolto un ruolo attivo nell’acquisizione di commesse ADNOC all’estero[44].

Esplode l’Alstomgate

Lo schema della vendita di un ramo d’azienda di Alstom a General Electric, il più grande scandalo finanziario della storia industriale francese dell’ultimo quarto di secolo, fonte delle somme nascoste dal bilancio che sono poi state usate, in concorso con Hussain Al-Nowais, per successive operazioni di corruzione[45]

Lo schema della vendita di un ramo d’azienda di Alstom a General Electric, il più grande scandalo finanziario della storia industriale francese dell’ultimo quarto di secolo, fonte delle somme nascoste dal bilancio che sono poi state usate, in concorso con Hussain Al-Nowais, per successive operazioni di corruzione[45]

Il caso più famoso, noto oggi come Alstomgate, è nato da una Relazione pubblicata nel 2008 dalla ONG Transparency International, e che riguardava casi di corruzione relativi a diverse multinazionali legate all’industria militare e dei trasporti[46]. Lo scandalo ha travolto molti paesi, come l’Italia, dato che, attraverso la mediazione di Hussain Al-Nowais, l’azienda elettrica di Stato (ENEL), attraverso quattro dirigenti, responsabili per le trattative sulle commesse estere, ha favorito la Alstom USA Inc. per diversi appalti in Lombardia ed in Sardegna[47].

Hussain Al Nowais è colui che parla a nome di Alstom con i dirigenti dell’ENEL, come confermato da lui stesso in sede di giudizio, in qualità di coimputato e di testimone a carico dell’ex Amministratore Delegato di ENEL Power Luigi Giuffrida[48], in quel periodo sotto inchiesta anche per altri tangenti per la compagnia Ansaldo[49], e successivamente condannato per entrambi i casi[50].

Davanti al giudice, Al-Nowais ammette tutto, convinto di essere nel giusto[51]: è stato condannato dal tribunale di Milano a rimborsare allo Stato italiano l’importo della tangente (597’220 euro), a passare tre giorni in carcere ed a pagare una multa di 240’000 euro[52] – peraltro pagata dall’azienda nel nome della quale aveva agito, sicché a pagare è stata la famiglia dello sceicco Al-Nahyan.

Lo stesso processo è andato in scena, nello stesso periodo, anche in Germania, perché la Siemens partecipava al sistema di corruttele creato da ENEL, Alstom ed Hussain Al-Nowais: l’uomo d’affari arabo trattava con la multinazionale tedesca per conto di una sua società d’intermediazione finanziaria, la MEEISCO (Middle East Energy & industrial Service) Llc Abu Dhabi[53], che aveva un conto bancario offshore nel Principato di Monaco (il conto Zaghy 12[54]), sul quale transitavano i soldi delle aziende degli Emirati, della Daimler Chrysler[55], dell’ENEL[56] e della Alstom[57].

Anche in questo caso Al-Nowais ha pubblicamente ammesso tutti gli addebiti, e ciò ha portato alla condanna di tutti i manager tedeschi coinvolti[58]. Una ramificazione dello scandalo colpisce la Polonia: alla fine degli anni 90, Bohdan Zun, Direttore Generale di MetroProjekt[59], l’azienda di Stato incaricata di realizzare e gestire la metropolitana di Varsavia[60], ha assegnato un contratto da 105 milioni di euro ad Alstom per la fornitura di vagoni – con un appalto truccato ed in cambio di una tangente[61]. Lo stesso accade nel 2010 a Barcellona, dove un consulente di Alstom, Tadeusz Nowak, viene arrestato a Barcellona per le stesse accuse[62].

Dubai, crocevia del malaffare mondiale

L’impressionante vista dello skyline del DMCC Dubai Multi Commodities Center, il più grande e ricco paradiso fiscale del mondo, epicentro del malaffare internazionale, ostinatamente protetto dal governo degli Emirati Arabi Uniti[63]

Le vicissitudini di Al-Nowais sullo scacchiere globale della corruzione non solo non spaventano il governo degli Emirati Arabi Uniti, ma aprono a questo uomo d’affari, proprio per i suoi legami con i leaders industriali dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, le porte delle stanze più segrete ed influenti del potere degli sceicchi di Dubai ed Abu Dhabi: nel 2006, addirittura, nel pieno della battaglia legale che vede Al-Nowais inquisito in Svizzera, in Italia, in Germania e negli USA, il Reggente dell’UAE, Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan, lo nomina a capo del Khalifa Fund – il fondo d’investimento della famiglia reale per il supporto alle piccole e medie imprese che porta il nome del padre del reggente[64].

Non solo. Il governo degli Emirati lo nomina nel consiglio d’amministrazione dell’Abu Dhabi Council for Economic Development, che è l’organismo detentore del potere assoluto sulle scelte di politica finanziaria, industriale, commerciale e militare egli Emirati[65], ed il cui consiglio d’amministrazione, a parte Hussain Al-Nowais, comprende solo membri della famiglia reale[66]. In seno a questa organizzazione, Al-Nowais è responsabile per le scelte sui grandi investitori internazionali che vengono invitati a fare affari negli Emirati o con gli Emirati[67], e quando Mohammed Bin Zayed Al Nahyan incontra i capi di Stato amici, come il presidente pakistano Pervez Musharraf ed il Primo Ministro del governo di Islamabad, Shawkat Aziz, Hussain Al Nowais fa parte della delegazione di rappresentanza dello Stato[68].

La lista dei suoi incarichi governativi sembra infinita: Family Business Council Gulf, Asia Business Council, Arab Business Council of the World Economic Forum, Wilson Center Global Advisory Council (GAC), MENA Infrastructure Fund, ZonesCorp, Etihad Rail, Abu Dhabi Ports Company, KIZAD Khalifa Industrial Zone Abu Dhabi, Abu Dhabi Securities Exchange, Al Dhafra Insurance Company, InvestBank, Abu Dhabi Chamber of Commerce & Industry, US-Arab Chamber of Commerce, Khalifa University of Science, Technology and Research[69]: quasi tutte nomine decise da Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan, che lo considera uno dei suoi uomini più fidati[70].

La posizione di questi due uomini sulla questione della corruzione è chiarissima, Al Nowais la spiega al panel del World Economic Forum di Davos[71] sulla corruzione[72], una sessione chiamata PACI Vanguard[73]. Al Nowais vi partecipa come Presidente del Consiglio d’Amministrazione della sua Al Nowais Investment[74], e sostiene che la corruzione aziendale sia un business vero e proprio alla stregua di quello lecito, che sia soggetto anch’esso a leggi e regole di domanda/offerta, che sia imprescindibile e che non ci sia nulla di male nell’usarlo come metodo di concorrenza capitalista[75].

Lo scandalo Abraaj ed i legami con il Pakistan

Una vignetta che simboleggia il collasso dell’Abraaj Group, un fondo d’investimento pakistano con sede a Dubai, di cui Al Nowais è socio e membro del consiglio d’ amministrazione, che tra il 2009 ed il 2018 hanno bruciato 385 milioni di dollari dei clienti, fino a divenire il più grande scandalo di una equity company della storia[76]

L’incontro del 19 gennaio 2020 tra il presidente ed il premier pakistano, Mohammed Bin Zayed Al Nahyan ed Hussain Al Nowais non è una coincidenza[77]: a partire dal maggio 2006, il governo del Pakistan e quello degli Emirati Arabi Uniti avevano deciso di investire una cifra miliardaria mai resa nota in una società di Karachi, la ENSHAANLC Developments (Pvt.) Limited, che è controllata dalla Abraaj Capital Dubai[78] di cui Al Nowais è Vicepresidente[79], ed ha investito in un fondo di equity su prodotti sanitari 1 miliardo di dollari all’anno[80].

Il gruppo è stato fondato nel 2002 da Al Nowais insieme all’uomo d’affari pakistano (con il passaporto del paradiso fiscale di St. Kitts) Ariq Naqvi[81], che, grazie ai legami del suo partner di Dubai, convince un esteso gruppo di personaggi facoltosi ad investire nei suoi fondi – tra cui la Fondazione di Melinda e Bill Gates[82]. Nei primi anni, uno dei motivi di tranquillità del mercato relativamente alle attività di Abraaj, è il suo fortissimo legame con KPMG – forte al punto che il figlio di un dirigente di KPMG Global diventa anch’egli socio di Abraaj Capital[83].

Il gruppo Abraaj investe cifre mai viste prima nel sistema assicurativo, pensionistico e sanitario africano: 375 milioni di dollari per il Nord Africa[84] e 990 milioni di dollari per l’Africa subsahariana[85]. Nel 2018, le agenzie di rating internazionale ed alcuni clienti iniziano a sospettare che le cifre fornite dal management non siano veritieri, e che in realtà ci siano delle perdite speculative ed anche delle truffe da parte dei capi del gruppo[86].

In breve, arriva l’amaro epilogo[87]: nell’aprile del 2019 le autorità inglesi, su ordine dell’FBI, arrestano Sev Vettivetpillai[88]. A luglio le autorità di Dubai infliggono una multa di 315 milioni di dollari ad Ariq Naqvi ed al suo manager Mustafa Abdel-Wadood[89], perché hanno scoperto che hanno intascato milioni di dollari dei clienti[90]. Naqvi, prima di soccombere, tenta una mossa disperata, e cerca di convincere Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan di comprare l’intero gruppo Abraaj tramite la sua industria privata, il Mudabala Group[91] – ma a Dubai nessuno ha più voglia di pagare per salvare il socio pakistano[92].

Nella primavera del 2019, Ariq Naqvi viene arrestato su ordine delle autorità giudiziarie americane[93]; in agosto, un Tribunale di Dubai lo condanna in contumacia a tre anni di prigione[94]; l’intero gruppo Abraaj, nel frattempo, è stato messo in liquidazione, ed il governo degli Emirati compie i passi necessari per evitare che si conosca la cifra che i moltissimi investitori istituzionali del Paese hanno perso nella bancarotta del colosso pakistano[95].

Per Al-Nowais non si tratta del primo disastro in Asia centrale. Nel 2010 il mercante d’arte Neville Tuli [96], vista la crisi del suo gruppo Osian[97] (che si era rivelato essere una truffa[98] ed era quindi fallito[99]), lancia un nuovo progetto, chiamato India Asian Arab Art Fund, con il nobile intento di riunire e rilanciare il panorama artistico (nella pittura, nella scultura e nel cinema) dell’area che va dall’india al Golfo Persico – e di ottenere denaro dai miliardari patriottici del Golfo Persico[100].

Ariq Naqvi e Hussain Al Nowais decidono di credere in lui, e nel 2013 Abraaj Capital entra nel capitale di Osian con un’imponente iniezione finanziaria di 20 milioni di dollari, che equivalgono al 9,4% del capitale azionario di Osian[101]. I due gruppi si truffano l’un l’altro: Abraaj Investment Management Ltd. Dubai, la società che opera l’acquisizione ed aveva garantito, per contratto, ulteriori aiuti per implementare l’archivio del fondo di Tuli, non paga[102]. Dall’altra parte, i soldi versati a Tuli non finiscono nel fondo, ma sui conti bancari della Bregawn Jersey Limited, e da lì scompaiono, sicché Al Nowais denuncia Tuli in un Tribunale di Mumbai[103]. Poco dopo, l’azione legale viene portata a Londra, dove Abraaj Capital lotta (finora invano) per farsi restituire da Tuli 23 milioni di dollari[104].

Capitalismo globale e medievalismo arabo

Hussain Al Nowais annuncia le sue dimissioni da presidente del consiglio di amministrazione di Waha Capital ed il suo trasloco a Cipro[105]

Tutto questo è stato inutile nel momento in cui il protettore di Hussain Al Nowais, Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan, è stato costretto a fare una scelta pragmatica ed opportunista[106]. Il 23 gennaio del 2015, il Re Abdullah Al-Sa’ud, malato grave da ormai diversi anni[107], si ammala di polmonite e muore[108]. Si apre una lotta senza pietà per la conquista del potere in Arabia Saudita, perché colui che è al primo posto in linea di successione, il Principe Sultan, ha già 82 anni ed è anch’egli malato[109].

La famiglia Al-Sa’ud sceglie quindi il secondo in linea di successione, il fratello Salman, che di anni, in quel momento, ne ha 79, ma è in buona salute[110]. Il figlio di Salman, il Principe Mohammed Bin Salman, che è appena stato eletto ministro della difesa e segretario generale della Royal Court[111], diventa quindi il principe ereditario – ma con un avversario temibile: Mohammed Bin Nayef, ministro degli interni, che gode dell’appoggio dei più anziani nella famiglia Al-Sa’ud[112], mentre Mohammed Bin Salman, che in quel momento ha 31 anni, è considerato un ragazzino impreparato ai compiti di governo[113].

Gli anziani si sbagliano. Mohammed Bin Salman, in soli due anni, organizza un colpo di Stato in seno alla propria famiglia, ed allontana Bin Nayef e tutti coloro che gli sono fedeli[114], asserendo di voler combattere la corruzione – ed ordina l’arresto di oltre 200 persone importanti, influenti e ricchissime – tra cui il Principe Al Waleed Bin Talal, l’uomo più ricco d’Arabia, e diversi capi militari[115].

Contraddicendo la politica economica fin qui seguita dai Paesi del Golfo Persico, Mohammed Bin Salman dichiara chiusa per sempre l’era in cui si pagavano e percepivano tangenti per assicurarsi favori o appalti, e procede al congelamento di una cifra stimata tra i 400 e gli 800 miliardi di dollari[116]. Due anni dopo, i processi, svoltisi di fronte a 110 nuovi giudici nominati appositamente dal Re Salman[117], si concludono con il sequestro di 108 miliardi di dollari e nessuna pena detentiva[118] – ma con Mohammed Bin Salman capo autocrate ed incontrastato dell’Arabia Saudita[119].

Il Principe ha delle idee, e non tarda a metterle in pratica. Non appena insediato produce un progetto (chiamato Vision 2030) di riforme profonde che vanno dall’industria alla finanza, dal militare al sociale, e diventa quindi, “de facto”, a soli 33 anni, il vero capo dell’Arabia Saudita[120]. Nonostante alcune di queste riforme siano considerate “progressiste” (dal 2017 le donne saudite possono praticare sport ed andare allo stadio, guidare l’auto e studiare materie scientifiche all’università[121]), l’obiettivo evidente del Principe è di tarpare le ali a chiunque, nelle stanze del potere, grazie al proprio patrimonio, avesse la forza di mettere in discussione il suo potere autocratico, ma al contempo di aprire agli investimenti esteri, a trasformare l’Arabia Saudita in un crocevia internazionale di cultura, ed a riforme finanziarie in direzione di maggiore trasparenza[122].

Mohammed Bin Salman incontra Donald Trump[123]

Poche settimane dopo, infatti, Hussain Al Nowais ha lasciato la carica di presidente del suo gruppo finanziario, Waha Capital[124], e si è trasferito a Nicosia, prendendo la cittadinanza cipriota[125]. Una delle aziende dall’attività più delicata tra quelle da lui amministrate per conto della famiglia reale degli Emirati, la ZonesCorp, è stata fusa con l’agenzia che controlla il Porto di Dubai, e tutta la sua storia amministrativa è stata cancellata[126]. La holding che controlla le azioni del gruppo Waha è stata spostata in Olanda, ed è diventata una società cooperativa, la Waha AC Coöperatief UA Amsterdam, che dal marzo 2018 in poi, una alla volta, sta acquistando tutte le società offshore delle varie attività di Al Nowais e dei suoi soci arabi[127]. Solo nel 2020, a riorganizzazione terminata, Mohammed Al Nowais, figlio di Hussain, è tornato alla guida di Waha Capital[128].

Al Nowais si è anche dimesso dalla presidenza della ADCB Abu Dhabi Commercial Bank, dopo che la filiale di Jersey della ADCB è stata condannata da un tribunale londinese a pagare una multa di 475’000 sterline per aver trascurato le regole sulla due diligence ed aver quindi permesso, a dei clienti, di usare quella filiale per riciclare denaro di provenienza illecita[129]. La sua posizione in seno alla banca è divenuta ancora più insostenibile quando è stato costretto a rendere noto di aver perso 1 miliardo di dollari in una delle più grandi truffe del nostro secolo – quella organizzata dall’imprenditore indiano B. R. Shetty ed il suo gruppo NMC[130].  Infine, per amore di trasparenza, tutte le società collegate ad Al Nowais hanno dichiarato pubblicamente la natura dei loro legami con Abraaj Capital e l’entità delle somme perdute in quel disastro finanziario[131].

Tutto questo mostra le profonde contraddizioni del sistema economico degli Stati del Golfo Persico, cresciuto velocemente grazie ai proventi del petrolio ed ora, nel momento in cui l’era del combustibile si avvicina (altrettanto velocemente) alla fine, ingabbiato in una realtà in cui i monarchi del paese ed i loro vassalli devono trovare soluzioni alternative, devono investire in tecnologia, ma anche in cultura, apertura culturale e finanziaria, in immagine e (alla in ine) in trasparenza e democraticità – ma non sanno come farlo, non vogliono farlo, cercano in tutti i modi possibili di evitare di farlo.

Se con una mano sembrano offrire moderazione, tolleranza ed un controllo più credibile dell’economia, dall’altro investono in violenza, in repressione, in guerre di potere che sono sempre al limite di una escalation militare – come il contenzioso voluto da Mohammed Bin Salman e da Mohammed Bin Zayed Al-Nahyan tra Arabia Saudita, Emirati, Israele ed Egitto da un lato, Qatar, Turchia ed Iran dall’altro. La cosa più preoccupante, vista dal punto di vista occidentale, è che l’economia di alcuni Stati del Golfo Persico, Abu Dhabi e Dubai su tutti, si regge sulla condiscendenza e la complicità con il crimine organizzato di tutto il mondo ed il rifiuto di adeguarsi a regole di controllo internazionali. Una miscela ancora più esplosiva, che presto o tardi porterà anche ad una deflagrazione tra quegli Stati, l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America.

 

 

[1] http://www.worldoffshorebanks.com/history-of-offshore-banking-does-it-really-have-a-future.php ; http://www.historyandpolicy.org/policy-papers/papers/history-of-tax-havens ; https://www.bloomberg.com/news/articles/2013-05-03/offshore-tax-havens-in-spotlight-after-200-year-history
[2] https://egmontgroup.org/en ; https://egmontgroup.org/en/membership/list ; https://egmontgroup.org/en/fiu
[3] https://www.fatf-gafi.org/
[4] https://www.imf.org/external/np/mae/oshore/2000/eng/back.htm
[5] https://escholarship.org/content/qt74t975kk/qt74t975kk_noSplash_9260f61c475e4ac6dfd6bf1f4e511b5c.pdf ; https://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2007/wp0787.pdf ; https://www.imf.org/external/pubs/ft/fandd/2018/06/inside-the-world-of-global-tax-havens-and-offshore-banking/damgaard.htm
[6] Matthew T. Page, Jodi Vittori, Shawn Blore, Marcena Hunter, “Dubai’s role in facilitating corruption and global illicit financial flows”, Carnegie Endowment for International Peace, Washington DC 2020, pages XI-XII – see also https://carnegieendowment.org/files/PageVittori_DubaiCorruption_final.pdf ; https://www.dmcc.ae/ ; http://businessdxb.com/dubai-multi-commodities-centre-dmcc-freezone/
[7] https://www.ameapower.com/board-management/
[8] https://hussainalnowais.net/blog/
[9] https://peoplepill.com/people/hussain-al-nowais/
[10] https://hussainalnowais.net/info-about-career/
[11] https://www.nytimes.com/2017/10/21/world/europe/russia-bribery-vladimir-putin-igor-sechin.html
[12] Matthew T. Page, Jodi Vittori, Shawn Blore, Marcena Hunter, “Dubai’s role in facilitating corruption and global illicit financial flows”, Carnegie Endowment for International Peace, Washington DC 2020 – see also https://carnegieendowment.org/files/PageVittori_DubaiCorruption_final.pdf, page XI
[13] Matthew T. Page, Jodi Vittori, Shawn Blore, Marcena Hunter, “Dubai’s role in facilitating corruption and global illicit financial flows”, Carnegie Endowment for International Peace, Washington DC 2020 – see also https://carnegieendowment.org/files/PageVittori_DubaiCorruption_final.pdf, page XI, pages  59-66
[14] Matthew T. Page, Jodi Vittori, Shawn Blore, Marcena Hunter, “Dubai’s role in facilitating corruption and global illicit financial flows”, Carnegie Endowment for International Peace, Washington DC 2020 – see also https://carnegieendowment.org/files/PageVittori_DubaiCorruption_final.pdf, page XI, pages 35-48
[15] Originariamente, la Kafala era la legge coranica che regolava l’affidamento dei minori in caso di perdita dei genitori. Nei Paesi del Golfo, nel nuovo secolo, il suo significato è stato esteso alla regolamentazione del diritto del lavoro e delle relazioni d’affari – il termine viene utilizzato anche in relazione alla limitazione degli investimenti diretti esteri e delle attività commerciali. L’applicazione della Kafala affida al datore di lavoro la patria potestà e l’esercizio dei diritti umani dei suoi dipendenti stranieri: questo crea rapporti di dipendenza, abusi e gravi violazioni dei diritti umani – see also https://www.spiegel.de/politik/ausland/libanon-wie-auslaendische-arbeitskraefte-unter-dem-kafala-system-leiden-a-a808eae2-66e2-401a-a11f-359b85c23a55 ; https://trace.tennessee.edu/pursuit/vol6/iss1/10/ ; https://www.amnesty.org/en/latest/campaigns/2019/04/lebanon-migrant-domestic-workers-their-house-is-our-prison/ ; https://www.spiegel.de/panorama/katar-unmenschliche-bedingungen-fuer-hausangestellte-laut-amnesty-bericht-a-3d3be42f-ca35-426d-87ff-d1d436b63be7 ; https://www.arabnews.com/news/445349
[16] Matthew T. Page, Jodi Vittori, Shawn Blore, Marcena Hunter, “Dubai’s role in facilitating corruption and global illicit financial flows”, Carnegie Endowment for International Peace, Washington DC 2020 – see also https://carnegieendowment.org/files/PageVittori_DubaiCorruption_final.pdf, page XI, pages 79-84
[17] https://www.efgconsulting.it/news/2015/etihad-rail-iniziera-i-lavori-del-progetto-ferroviario-in-oman-arabia-saudita/
[18] https://www.alstom.com
[19] http://www.archivesnationales.culture.gouv.fr/camt/fr/egf/donnees_efg/1997_018/1997_018_INV.pdf
[20] http://archive.wikiwix.com/cache/index2.php?url=http%3A%2F%2Fwww.alstom.com%2Ffrance%2Ffr%2FDecouvrez-nous%2Fhistorique-fr%2F
[21] https://www.nytimes.com/2010/03/30/business/global/30alstom.html
[22] https://www.lefigaro.fr/actualite/2006/09/04/01001-20060904ARTWWW90502-amiante_alstom_condamne_a_la_peine_maximale.php
[23] https://www.lexpress.fr/actualite/societe/salaries-exposes-a-l-amiante-alstom-condamne_470832.html ; https://www.lemonde.fr/societe/article/2015/07/28/amiante-alstom-condamne-a-verser-5-000-euros-a-54-ex-salaries_4702303_3224.html ; https://www.lesechos.fr/2015/07/amiante-alstom-condamne-pour-lexposition-danciens-salaries-268604
[24] https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_07_80
[25] https://www.france-palestine.org/Communique-de-l-AFPS-sur-l-etat-de
[26] http://www.crif.org/fr/actualites/tramway-de-j%C3%A9rusalem/36858
[27] https://www.business-humanrights.org/en/latest-news/plainte-de-lolp-contre-les-entreprises-fran%C3%A7aises-du-projet-de-tramway-%C3%A0-j%C3%A9rusalem/ ; https://www.lemonde.fr/international/article/2007/10/22/plainte-de-l-olp-contre-les-entreprises-francaises-du-projet-de-tramway-a-jerusalem_969668_3210.html
[28] https://www.latribune.fr/actualites/economie/international/20120223trib000684517/la-banque-mondiale-place-une-filiale-suisse-d-alstom-sur-liste-noire.html
[29] https://www.lemonde.fr/economie/article/2014/12/22/alstom-condamne-aux-etats-unis-a-une-amende-de-630-millions-d-euros_4545069_3234.html
[30] https://www.lemonde.fr/ameriques/article/2016/03/30/cinq-cadres-d-alstom-poursuivis-au-bresil-pour-attribution-irreguliere-de-marches_4892053_3222.html
[31] https://www.justice.gov/opa/pr/alstom-sentenced-pay-772-million-criminal-fine-resolve-foreign-bribery-charges
[32] https://www.sfo.gov.uk/2019/11/25/sfos-alstom-case-concludes-with-sentencing-of-alstom-network-uk-ltd/ ; https://www.lefigaro.fr/flash-eco/alstom-grande-bretagne-condamne-a-une-amende-de-17-5-millions-d-euros-pour-corruption-en-tunisie-20191125
[33] https://www.admin.ch/gov/fr/start/dokumentation/medienmitteilungen.msg-id-42300.html ; https://www.lesechos.fr/2011/11/alstom-condamne-dans-trois-affaires-de-corruption-403697
[34] https://www.emirates247.com/eb247/companies-markets/aviation/funding-fully-available-for-union-railway-2009-10-13-1.25608
[35] https://www.nytimes.com/2010/03/30/business/global/30alstom.html
[36] https://www.srm-med.com/p/morocco-a-large-scale-railway-project-with-african-countries-has-been-launched-investments-for-3-billion-euros/
[37] https://www.adfd.ae/english/ABOUTADFD/OurHistory/Pages/history.aspx
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[39] https://www.etihadrail.ae/the-etihad-rail-network/
[40] https://gulfnews.com/business/gulf-rail-projects-could-exceed-60b-1.513890 ;  https://www.skyscrapercity.com/threads/project-etihad-railway-1-200-km.541672/page-4
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[42] https://www.railjournal.com/in_depth/tremendous-potential-for-middle-east-rail
[43] https://www.adnoc.ae
[44] https://www.reuters.com/article/petrofac-contract/petrofac-says-abu-dhabi-national-oil-co-ends-1-65-bln-dalma-gas-contracts-idUSL3N2C41W7
[45] Olivier Cousset, Nicolas Moinet, “Extension du domaine de la prédation. La vente d’Alstom à Général Electric”, in “Revue Française de Gestion” No. 285, volume 8, Paris 2019, pages 211-227 – see also https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-02498820/document, page 14
[46] https://www.transparency.org/en/press/20080623-mixed-messages-on-fighting-foreign-bribery-says-ti-report
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[48] Sabine Fütterer, „Logik und Problematik der Antikorruption: Deutschland und Italien im Vergleich“, Springer Verlag, Düsseldorf 2018, Seiten 358-360
[49] https://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/20/confiscati-98-milioni-ad-ansaldo-presunte-tangenti-per-la-controllata-di-finmeccanica/158665/
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[52] http://www.astrid-online.it/static/upload/protected/CdC_/CdC_114-2006-enel-power-s.p.a..pdf ; https://sentenze.laleggepertutti.it/sentenza/cassazione-civile-n-11552-del-02-05-2019
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[54] http://www.assonime.it/sezioni/Documents/75%20Trib._Milano_28_ottobre_2004.pdf
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[63] Matthew T. Page, Jodi Vittori, Shawn Blore, Marcena Hunter, “Dubai’s role in facilitating corruption and global illicit financial flows”, Carnegie Endowment for International Peace, Washington DC 2020, pages 35-47 – see also https://carnegieendowment.org/files/PageVittori_DubaiCorruption_final.pdf ; https://www.dmcc.ae/ ; http://businessdxb.com/dubai-multi-commodities-centre-dmcc-freezone/
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[110] https://www.reuters.com/article/us-saudi-succession/saudi-king-abdullah-dies-new-ruler-is-salman-idUSKBN0KV2RQ20150122
[111] https://www.britannica.com/biography/Mohammed-bin-Salman
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[117] https://www.arabnews.com/node/1371521/saudi-arabia
[118] https://www.reuters.com/article/us-saudi-arrests-idUSKCN1PO2O1
[119] Theodor Winkler, “The Dark Side of Globalization”. LIT Verlag Münster 2018, page 192; https://www.newsweek.com/jamal-khashoggi-secret-interview-saudi-murder-prince-mbs-islam-america-1178489
[120] https://web.archive.org/web/20190401034619/https://vision2030.gov.sa/sites/default/files/NTP_En.pdf
[121] https://www.hrw.org/news/2017/07/13/saudi-arabia-state-schools-allow-girls-sports ; https://www.nytimes.com/2017/09/26/world/middleeast/saudi-arabia-women-drive.html ; https://www.theguardian.com/world/2017/oct/30/saudi-arabia-to-allow-women-into-sports-stadiums-as-reform-push-intensifies
[122] https://www.mirror.co.uk/news/world-news/saudi-arabia-return-moderate-open-11400298 ; https://www.economist.com/middle-east-and-africa/2016/01/07/saudi-arabia-is-considering-an-ipo-of-aramco-probably-the-worlds-most-valuable-company ; https://www.wwe.com/worldwide/article/saudi-arabia-to-host-greatest-royal-rumble-april-2018 ; https://www.thenationalnews.com/arts-culture/music/i-don-t-have-to-leave-saudi-for-fun-anymore-mdl-beast-represents-a-paradigm-shift-in-the-kingdom-1.954878 ; https://edition.cnn.com/2018/10/15/opinions/how-the-saudis-played-trump-bergen/index.html
[123] https://www.zdf.de/dokumentation/zdfinfo-doku/mohammed-bin-salman–kronprinz-mit-zwei-gesichtern-100.html
[124] https://www.entrepreneur.com/article/304587
[125] https://www.aljazeera.com/news/2020/8/26/cyprus-cashes-in-as-haven-for-elites-fearful-of-home-countries ; https://exbulletin.com/politics/328876/
[126] https://www.gccbusinessnews.com/another-merger-in-uae-abu-dhabi-ports-absorbs-zonescorp/ ; https://www.zawya.com/mena/en/legal/story/UAE_dissolves_ZonesCorp_transfers_assets_to_Abu_Dhabi_Ports_Company-TR20200716nD5N2DS011X2/ ;
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[128] https://www.arabnews.com/node/1509586/business-economy ; https://www.wahacapital.com/media-centre/news-insights/press-releases/details/waha-capital-appoints-mohamed-hussain-al-nowais-as-managing-director
[129] https://international-adviser.com/uae-bank-fined-600k-over-money-laundering-risk/
[130] https://m.marketscreener.com/quote/stock/ABU-DHABI-COMMERCIAL-BANK-9059322/news/Abu-Dhabi-Commercial-Bank-NMC-Scandal-And-Its-Corporate-Governance-30782956/ ; https://www.arabianbusiness.com/banking-finance/444150-abu-dhabi-commercial-bank-said-to-have-more-than-1bn-exposure-to-nmc ; https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-04-15/adcb-starts-criminal-process-against-some-people-linked-to-nmc
[131] https://www.thenationalnews.com/business/markets/gulf-listed-companies-declare-their-exposure-to-the-abraaj-liquidation-latest-updates-1.748781

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CAT: Grandi imprese, Medio Oriente

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