Matteo Righetto, “La terra promessa”

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27 Marzo 2019

“La speranza non è la certezza che qualcosa andrà bene, ma la consapevolezza che quel qualcosa debba essere fatto, comunque vada”.

Matteo Righetto, “La terra promessa”.

Basterebbero queste poche righe, con questa limpida definizione di cosa sia la speranza – in un tempo che si barcamena tra disperazioni e illusorie consolazioni – per comprare e leggere il libro di Matteo Righetto, “La terra promessa”, che completa la trilogia della patria che vede al centro la figura di Jole De Boer, donna di coraggio e di frontiera.

Ne “La terra promessa” Jole, sul finire dell’800, lascia la sua terra – il Veneto fatto di fatica, montagne e tabacco – per imbarcarsi con il  fratello, il piccolo Sergio verso l’America. Da Nevada nella Val Brenta, eccoli prendere i mezzi del progresso – prima treno e poi nave – per raggiungere il mondo nuovo, dove ricominciare da capo, lasciandosi alle spalle un destino che promette miseria.

Il viaggio di Jole e Sergio è il viaggio dei migranti: odori, violenze, sopraffazioni, morti e vite. In mezzo al mare. E poi, arrivando nella terra promessa, coercizione, corruzione, pregiudizio. Insomma, tutto quel che oggi leggiamo nella cronaca quotidiana e che ci sembra così lontano, straniero e minaccioso. Ma Righetto, con questa avventura, ci dimostra che non c’è nulla di strano, nè di straniero, in quanto accade con i migranti. È la storia che implacabile si ripete.

Sulla trama non serve dire altro; i libri vale la pena leggerli. Anche perché qui la scrittura è semplice, scorrevole, fresca. Matteo Righetto resta fedele al suo stile semplice ma non scarno, ricco ma non artificiale, capace di andare diretto al centro delle cose, siano essi sentimenti o abiezioni, odio o compassione.

Ammetto che all’inizio ero un poco distaccato, poiché mi pareva che queste caratteristiche che da sempre apprezzo nell’autore, si perdessero un poco in un certo sentimentalismo. Mi sbagliavo. Andando avanti il romanzo è entrato in quello spirito della frontiera che è la cifra di Righetto. Non si tratta di un libro melenso o – peggio ancora – ombelicale; si tratta di un’avventura piena, che risente degli echi polverosi e avventurosi di certa letteratura americana, che narra di viaggi, cavalli, fucili, polvere e amori. Ma questo libro, con delicatezza, narra anche della storia di un popolo – quello veneto – e della sua identità, pervicacemente impregnata di una religiosità popolare che corrobora la speranza, che non si abbandona al fatalismo ma cammina sulla strada di una determinata ostinazione.

“La terra promessa” è un romanzo che, senza fare alcun moralismo, è profondamente “morale”. Dove la patria “non riguarda solo gli aspetti incantevoli e sublimi – la natura, i boschi, i torrenti, le montagne – ma qualcosa di più profondo e importante: la nostra condizione di uomini, la nostra dignità, la nostra libertà!“.

Insomma, se credete “nelle donne forti e nel valore delle loro sfide [..] nella dignità degli ultimi e nella luce nei loro occhi [..] nei ricordi che ci fanno sopravvivere [..] nei sentimenti veri e rivelati”, se credete “nella parola data e nel riscatto definitivo dei vinti”, la pensate come Jole De Boer. E la terra promessa, qualunque essa sia, vi aspetta.

Autore: Matteo Righetto
Editore: Mondadori
Pagine: 219
Prezzo: € 18,00  (cartaceo)
Data di pubblicazione:  2019

@Alemagion

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TAG: La terra promessa, libro, Matteo Righetto, migranti, mondadori, Veneto
CAT: Letteratura

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