Flavio Tosi: da simpatizzante di estrema destra ad aspirante democristiano
Com’è cambiato Flavio Tosi. Ai tempo delle comunali di Verona del 2012 si parlava soprattutto della sua vicinanza con l’estrema destra. Una situazione certo non unica nella Lega Nord (Mario Borghezio e Giancarlo Gentilini non hanno mai nascosto le loro simpatie, per dirne solo due), ma che lo aveva portato anche ad avere qualche attrito con Umberto Bossi, infastidito dalle troppe bandiere tricolori che spuntavano nei simboli delle liste civiche che apoggiavano la sua candidatura a sindaco.
Non è una novità che Tosi sia stato vicino all’estrema destra veronese, e d’altra parte nel suo curriculum vanta una condanna per “propaganda di idee razziste” e la proposta di piazzare un nostalgico del Duce a capo dell’Istituto storico della Resistenza di Verona, tale Andrea Miglioranzi. E proprio questo Miglioranzi è stato capofila di quella squadretta di squadristi di cui il sindaco si era circondando – sfruttando le liste civiche – in vista delle elezioni comunali di Verona, come aveva spiegato a suo tempo l’Espresso.
Sono passati tre anni, nel mondo della Lega Nord è cambiato tutto, e oggi troviamo Flavio Tosi “aspirante democristiano”. Dall’estrema destra, all’estremo centro. Dal circondarsi di personaggi organici al mondo del neofascismo, al corteggiamento di Alfano, con l’obiettivo di creare una Lega che sappia guardare all’imprenditoria e all’elettorato moderato per diventare una forza di governo e non di pura opposizione, come sembra stia facendo Salvini.
E però, oggi il leader della Lega Nord è proprio Salvini, che sta riportando il Carroccio a livelli quasi dimenticati e lo sta facendo puntando tutto sugli aspetti più di destra e populisti che si possano immaginare, facendosi aiutare nella sua discesa nel resto d’Italia anche da CasaPound. In questo senso, di spazio a destra per Flavio Tosi non ce n’è: è stato interamente riempito dal nuovo segretario federale.
Lasciando stare per un attimo le polemiche che riguardano strettamente le prossime elezioni in Veneto, è chiaro che la strategia “tutta a destra” di Salvini costringe Tosi a un ricollocamento, stante il fatto che il sindaco di Verona è parecchio che coltiva le sue personali ambizioni nazionali. Da quel che si capisce, a Tosi non piace proprio l’idea di una Lega di sola lotta, lui vorrebbe una Lega più simile nello spirito a quella di Bossi & Maroni, capace di dialogare con tutti, anche con i più moderati, per provare prima o poi a tornare al governo. Esattamente il contrario di quanto si sta facendo adesso.
Non solo: porsi in una posizione che sia diametralmente opposta a quella di Salvini è il modo migliore per emergere e non restare soffocato dalla figura del nuovo segretario-celebrità della tv. Insomma, un riposizionamento, che lo porti a essere il controcanto di Salvini e che lo porti al centro del panorama politico come colui il quale sarebbe in grado di ricreare il centrodestra e di portarlo su posizioni più moderate (Tosi è anche contrario all’uscita dall’euro). Un ricollocamento tattico, in pura salsa democristiana.
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